ACQUA: GARIGLIO, PRIVATIZZARLA AFFRONTO AL MONITO DEL PAPA

Fonte
24ora


ACQUA: GARIGLIO, PRIVATIZZARLA
AFFRONTO AL MONITO DEL PAPA

19 novembre 2009

Privatizzare l'acqua "e' un aperto affronto al monito del Papa". E' quanto sostiene il presidente del Consiglio regionale del PIemonte, Davide Gariglio (Pd). "Il Decreto Ronchi e' un incredibile punto di non ritorno - sottolinea Gariglio - Un precedente gravissimo, un salto nel vuoto con cui l'Italia di Berlusconi si pone in assurda controtendenza col mondo intero". Gariglio ricorda che "Proprio mentre tutti i Paesi - compresi gli Stati Uniti del presidente Obama - stanno finalmente prendendo coscienza globale dei beni inalienabili per la sopravvivenza del pianeta, delle fonti prime di sussistenza che vanno sottratte alle logiche economiche del profitto e dello sfruttamento, l'Italia apre le porte alla privatizzazione dell'acqua". Il Presidente del Consiglio della Regione Piemonte definisce il decreto "un aperto affronto al monito che il Santo Padre Benedetto XVI ha affidato alla Caritas in veritate: 'L'accesso all'acqua' e' diritto universale di tutti gli esseri umani senza distinzioni e discriminazioni'. Chiaramente - aggiunge - nessuno e' contrario in linea di principio ad affidare ai privati la gestione dei servizi, se questo e' davvero in grado di razionalizzare l'offerta e rendere piu' competitivi i costi per il cittadino. Ma che credibilita' ha questa ennesima speculazione in un Paese che in questi anni non e' riuscito a fare bene una sola privatizzazione? Un Paese in cui le logiche del profitto hanno sempre finito per prevalere sull'interesse della collettivita'?" Per Gariglio "prima di regalare nuove opportunita' di guadagno a pochi, qualunque intervento legislativo deve mettere a punto ferrei meccanismi di tutela del cittadino, di garanzie nella qualita' dei servizi e di assoluto controllo dell'effettiva competitivita' economica del servizio. Meccanismi che, in questo Paese inceppato, inevitabilmente si ridurranno a generare l'ennesima authority burocratica con le sue impotenti grida manzoniane". Vai 191837 NOV 09

Ci hanno rubato l'acqua - C.R

Fonte




Ci hanno rubato l'acqua
C.R.

19 novembre 2009

- Con 302 sì, 263 no e nessun astenuto, l'aula della Camera approva, in via definitiva, il decreto Ronchi "salva- infrazioni". La privatizzazione dell'acqua è legge. La protesta del Forum italiano dei movimenti per l'acqua: mani blu e catene davanti a Montecitorio. Regioni e Comuni scendono in campo. 20 marzo manifestazione nazionale -

302 deputati hanno rubato agli italiani l'acqua. Mentre dal 2007 giace in Parlamento una legge di proposta popolare firmata da 400mila cittadini che chiedono che l'acqua resti pubblica. Così, al megafono, rappresentanti del coordinamento romano dell'acqua pubblica del Forum italiano dei movimenti dell'acqua, con striscioni contestano la riforma dei servizi idrici locali contenuta nel Dl Salva-infrazioni su cui il governo ha ottenuto la fiducia e che oggi è stato convertito in legge.

L'Articolo 15 del provvedimento licenziato dal parlamento da un lato ribadisce come la proprietà dell'acqua sia pubblica; dall'altra però manda in soffitta tutte le gestioni in house entro il 31 dicembre 2011 a meno che entro questa data la società che gestisce il servizio non sia per il 40% affidata a privati.
La norma, in particolare, prevede due modalità per la gestione dell'acqua in via ordinaria ed un'altra in via straordinaria. Si stabilisce così che la gestione del servizio idrico debba essere affidato ad un soggetto privato scelto tramite gara ad evidenza pubblica oppure ad una società mista (pubblico-privato) nella quale il privato sia stato scelto con gara. Oppure, ed è il caso straordinario, la gestione del servizio idrico può essere affidata ("in casi eccezionali") in via diretta, vale a dire senza gara, ad una società privata o pubblica. In tal caso, però, si deve in primo luogo trattare di una società in house, ossia una società su cui l'ente locale esercita un controllo molto stretto; in secondo luogo, l'ente locale deve presentare una relazione all'Antitrust in cui motiva la ragione dell'affidamento senza gara. In terzo luogo, l'Antitrust deve dare il proprio parere. Poiché, come noto, ad oggi sono già moltissimi i casi di affidamento in house, il decreto mette nero su bianco il da farsi nella fase transitoria. Il provvedimento, infatti, prevede nel dettaglio che le gestioni in house debbano tutte decadere entro il 2011, a meno che entro questa data la società che gestisce il servizio non sia per il 40% affidata a privati. Resta comunque possibile per la società spiegare all'Antitrust i motivi per cui ricorra il caso straordinario che permette l'affidamento diretto.

Nella sostanza, però, si stabilisce che cesseranno tutti gli affidamenti in house al 31 dicembre 2011 visto che potranno proseguire fino alla naturale estinzione del contratto solo quelle società in house che si trasformeranno in una società mista con un 40% in mano ai privati. Di fatto, insomma, con l'attuale formulazione dell'articolo 15 si obbligano gli enti locali a mettere sul mercato l'acqua.

Mani blu e catene per dire che "questo furto non passerà". Esponenti del Forum per l'acqua si sono incatenati alle inferriate adiacenti a Montecitorio e hanno aperto gli striscioni. Le forze dell'ordine hanno tagliato le catene con dei tronchesini, ma la manifestazione non si è fermata.
In cantiere ci sono una serie di iniziative che sfoceranno in una "grande manifestazione nazionale a Roma il 20 marzo". Il Forum chiederà "a tutte le Regioni di impugnare la legge perché è incostituzionale e già alcune Regioni come Puglia, Emilia Romagna e Piemonte" si stanno dirigendo su questa strada; "diremo a tutti i Comuni che possono sottrarsi, con modifiche ai loro Statuti, definendo il servizio idrico come "privo di rilevanza economica" come ha fatto al Puglia che ha trasformato l'acquedotto da Spa in ente di diritto pubblico".
Quanto all'Europa, "non ci impone niente". L'argomentazione utilizzata è un alibi per privatizzare la gestione dell'acqua. "Ogni Stato membro - spiegano i manifestanti - decide quali servizi mettere sul mercato e solo in questo caso l'Europa impone di fare le gare e permettere a tutti di partecipare.
Infatti in Olanda il servizio idrico è pubblico e in Francia a partire da Parigi si sta tornando in questa direzione e l'Europa non dice nulla". Anche perché, proseguono, il Trattato di Lisbona prevede il "principio di neutralità".

Il Forum valuterà "collettivamente" la raccolta di firme per il referendum e alla fine, fanno capire, ci dovrebbero essere, ma, polemizzano, "sono anni che ci occupiamo di questa tematica e un referendum non si improvvisa. E' necessaria una mobilitazione diffusa", dicono riferendosi ai partiti politici (IdV, Verdi e Prc) che hanno già annunciato la raccolta di firme per abrogare la legge. "Comunque abbiamo già inviato una lettera a chi ha annunciato che raccoglierà le firme. Noi avremo una riunione del coordinamento nazionale il 28 novembre".

Michele Mangano, presidente nazionale Auser, spiega che si tratta di un "provvedimento che non tiene conto né della tutela di una risorsa fondamentale e preziosa come l'acqua, né dell'interesse dei cittadini. L'acqua è un bene pubblico essenziale ed è inaccettabile che invece di migliorare un servizio alla fine si favoriscano solo interessi privati. Un provvedimento che in alcune regioni italiane costituisce un regalo alla criminalità organizzata".

Del resto questo Governo negli ultimi mesi non si è distinto nelle strategie sul piano della legalità. Pensiamo al condono fiscale, all'affido ai privati della gestione dei rifiuti solidi urbani, alla proposta di mettere in vendita i beni confiscati ai mafiosi. Una mappa di interventi inquietanti. Non si può più rimanere indifferenti, tutti questi provvedimenti incideranno profondamente nella vita di tutti i cittadini e affonderanno l'Italia nell'illegalità.
Intanto, a Montecitorio , con 302 sì, 263 no e nessun astenuto, l'aula della Camera ha approvato, in via definitiva, il decreto Ronchi "salva- infrazioni" . Diventa quindi legge il provvedimento che contiene la riforma dei servizi pubblici locali, tra cui la privatizzazione dell'acqua.
A votare a favore sono stati Pdl, Lega e Mpa. Hanno votato contro Pd, Idv, Udc, minoranze linguistiche. (Ieri, l'aula aveva accolto un ordine del giorno della Lega che impegna il governo a valutare deroghe alla liberalizzazione della gestione dell'acqua per i Comuni più virtuosi. Sulle votazioni agli ordini del giorno la maggioranza era andata 'sotto' ben quattro volte. Alla fine il ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi ha deciso di accogliere come raccomandazioni tutti gli odg, compresi quelli dell'opposizione).

"Noi dell'Italia dei valori parteciperemo tutti e da singoli alla manifestazione del 5 dicembre. Ci parteciperemo da cittadini, lasciando che sul palco salgano gli operai di Eutelia, i lavoratori precari della scuola, coloro che non hanno voce e a cui noi vogliamo dare voce. Quei cittadini, signor presidente del Consiglio a cui lei, oltre che la voce, toglie ora anche il diritto di bere e di respirare, attraverso la deriva delle privatizzazioni". Lo ha detto il leader Idv, Antonio Di Pietro, intervenendo oggi in aula alla Camera. Di Pietro ha parlato di "leggi schifezza" imposte dal governo anche a una maggioranza che non le voterebbe se non fosse per il "ricatto delle elezioni, poiché la legge elettorale prevede che tutti i parlamentari siano nominati dal sultano di turno e non dal popolo italiano".

Per i parlamentari del Pd, "quella della privatizzazione dell'acqua è una scelta sbagliata, un pasticcio che produrrà problemi agli amministratori locali, maggiori costi per i cittadini, vantaggi per pochi gruppi industriali e finanziari. Per coprire questo pasticcio il governo usa le bugie".
"Per motivare questa scelta sbagliata il governo fa ricorso ad una serie di bugie, raddoppiando l'errore- dice - prima bugia: non c'è nessun obbligo, come sostiene il governo, né nessuna infrazione comunitaria a cui il nostro paese debba corrispondere". Seconda bugia: "la sentenza della Corte di Giustizia Europea, citata dal governo per giustificare la privatizzazione, si occupa di società miste e non di società pubbliche". Terza bugia: il ministro dei Rapporti con le regioni Raffele Fitto "dichiara che, negli ultimi anni, 'avremmo assistito a vergognose politiche di pubblicizzazione nel settore dell'acqua'. Questa è proprio grossa- afferma Causi - negli ultimi 15 anni, su 114 Ato, 56 sono passati a gestioni miste e soltanto 58 hanno gestione pubblica. Inoltre, le gestioni pubbliche sono più diffuse al Centro Nord.Considerata la maggiore efficienza della gestione del servizio idrico, al Centro Nord, forse le gestioni pubbliche sono migliori".
"Infine, il governo sostiene che per i cittadini ci saranno 'solo vantaggi'- dice l'esponente democratico, basta leggere le dichiarazioni del presidente di Federutiliy, per capire come andranno le cose: "Se non si aumentano le tariffe non si riescono ad attrarre i privati". Questo è un provvedimento "che darà il via all'aumento delle tariffe: il governo- conclude il parlamentare Pd- metterà le mani nelle tasche dei cittadini attraverso le tariffe".


L’acqua privata è migliore?, Vantaggi e svantaggi della privatizzazione - di Sirio Valent

Fonte
Il Picco


L’acqua privata è migliore?,
Vantaggi e svantaggi della privatizzazione
di Sirio Valent



Il dl Ronchi (Scarica il testo del Dl) apre alla liberalizzazione del mercato dell’acqua: le società pubbliche dovranno trovarsi entro due anni dei partner privati con cui gestire il servizio pubblico. La bufera politica si sta concentrando sulle parole: acqua come bene pubblico, quasi-pubblico, o di mercato. Ma il vero nodo su cui riflettere è l’efficienza.

Il decreto legge prevede la nascita di enti a capitale misto, con un tetto del 30% per la partecipazione statale, oppure l’assegnazione dell’appalto tramite gara pubblica ai privati. L’assegnazione per gara dovrebbe essere la normalità: straordinaria invece la procedura che concede direttamente ad una società privata la gestione delle acque, previo parere vincolante dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Queste le misure in questione: ma sono un bene o un male per i consumatori?

La teoria delle privatizzazioni è convinta di sì. Affidare ai privati gli appalti pubblici consentirebbe di ridurre i costi per lo Stato, di generare un circolo virtuoso di concorrenza e di incrementare gli investimenti per migliorare il servizio. Tutto a vantaggio del bene collettivo. Ma tra teoria e pratica, mai come in questo caso, c’è di mezzo il mare. Di acqua.

Una società privata, infatti, deve sostenere massicci costi iniziali in termini di strutture, personale e tecnologia. Deve assicurare un servizio capillare e costante, affrontare la morosità cronica di alcune fasce di popolazione, difendersi dagli altri concorrenti in sede di gara d’appalto proponendo progetti ambiziosi di crescita. Per farlo, una società privata non può chiedere fondi allo Stato: deve aumentare le tariffe. La realtà lo dimostra già adesso. Nel Lazio, il gruppo privato Acqua Latina ha aumentato le tariffe del 300% rispetto al passato. Lo stesso è successo dove opera la multinazionale francese Veolia, che controlla il 47% della società calabrese per la distribuzione dell’acqua (la Sorical). È importante notare che anche società a capitale misto tendono ad aumentare il prezzo di vendita dell’acqua: il pareggio di bilancio è infatti priorità sia della componente privata che di quella statale degli amministratori, e lo Stato finirebbe per accettare tariffe più alte in cambio di progetti più altisonanti e ambiziosi.

Ma quanto durerebbero questi prezzi maggiorati? Secondo gli analisti “pro privato”, nel lungo periodo gli investimenti “naturali” del settore profit ripagano in termini di efficienza, e i prezzi tornano a scendere grazie alla concorrenza. Ma anche su questo, ci sono forti dubbi. Perché, infatti, una società privata, che ha costruito una rete propria o adattato quella esistente alle proprie strutture, dovrebbe abbassare le tariffe? Il consumo di acqua è uno dei meno flessibili nel tempo. I volumi acquistati non crescono al diminuire del prezzo, né viceversa. Quindi, mantenere alte le tariffe costituisce un guadagno netto. La concorrenza tra società diverse, poi, non avverrebbe sul campo del prezzo dell’acqua venduta, ma sul controllo societario dell’impresa già attiva: quel che vedremmo, quindi, non è Veolia che concorre con Acqua Latina abbassando i prezzi, ma Veolia che cerca di comprare Acqua Latina in borsa. Il vincitore della lotta in borsa, una volta in sella, è tentato di mantenere le stesse politiche tariffarie per sanare i costi della scalata. Per il consumatore, tutto resta come prima.

Esiste poi la possibilità, per niente remota, che le società private non investano in nuove reti, ma si limitino ad appoggiarsi alla rete pubblica esistente (e datata), preferendo concentrarsi sul marketing del proprio nome. È una storia già vista nella telefonia fissa: per tutte le località non raggiunte dalla fibra ottica, Fastweb sfrutta la vecchia rete Sip, mantenuta in vita dallo stesso canone che la società Fastweb non fa pagare.

È difficile dire se il Dl Ronchi aumenterà o ridurrà le inefficienze del sistema idrico italiano. Tutto dipenderà da quanto saranno trasparenti le gare di appalto, dalla serietà degli amministratori e dall’attenzione dell’Autority pubblica. Di sicuro, però, aumenteranno i costi per i consumatori e il potere delle società erogatrici: un potere che la nuova class action, indebolita e infiacchita dall’attuale governo, non può contrastare.