L'acqua del tuo rubinetto è sana? - di Helene Benedetti

acqua_di_rubinettoL'acqua del rubinetto è buona, sana, ecologica e ci fa risparmiare un sacco di soldi. Gli italiani che scelgono di bere l'acqua del rubinetto sono sempre più numerosi.

Nonostante tutto, in confronto al resto d'Europa, gli italiani sono i primi consumatori di acqua minerale in bottiglia, e i terzi al mondo. Le campagne pubblicitarie televisive non aiutano di certo a istruire i più diffidenti e fan di un sistema che si ostina a pubblicizzare l'acqua minerale in bottiglia facendo credere che sia più sana e controllata di quella del rubinetto.

Quindi subiamo concetti di "più plin plin", particelle di sodio che si sentono sole, acque altissime e purissime, bimbi nudi che svolazzano su schermi di purezza, calcoli dei tot bicchieri al giorno per l'idratazione quotidiana...
Il servizio pubblico "RAI" pubblicizza acqua minerale e non istruisce sul fatto che i pochi centesimi dell'acqua dei nostri rubinetti, vale oro!

L'acqua in bottiglia costa sicuramente di più,il trasporto, la plastica per le bottiglie, gli intermediari e l'iva, in confronto all'apertura del rubinetto è ovviamente un risparmio notevole.
Per i più diffidenti è nato "Immediatest", un kit monouso reperibile in tutti gli Eco Store al prezzo di euro 16,90 che analizza in pochi minuti l'acqua del vostro rubinetto. Consente di verificare il Ph dell'acqua, la quantità di calcare contenuta in essa e la presenza di elementi inquinanti.

Poi, per chi non fosse ancora convinto, ci sono le brocche o caraffe, che filtrano e purificano l'acqua e ci sono anche i depuratori di acqua domestica che la rendono persino frizzante.

Insomma, non ci sono più scuse, abbiamo a disposizione molti elementi per risparmiare e non inquinare; cosa aspettare a fidarvi dell'oro che esce dal vostro rubinetto?

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Manda anche tu un’e-mail agli Assessori della Regione Lombardia per dire NO alla privatizzazione dell’acqua inLombardia

Manda anche tu un’e-mail agli Assessori della Regione Lombardia per dire NO alla privatizzazione dell’acqua inLombardia


Vedasi aritcolo de La Repubblica Milano del 18 ottobre 2010: ''Lombardia - Acquedotti ai privati, la Regione ci riprova con una nuova legge''




INDIRIZZI:


p.c. roberto@circoloambiente.org


OGGETTO: NO alla privatizzazione dell'acqua inLombardia.

TESTO:

Agli Assessori della Giunta Regionale della Lombardia


Egregio Assessore,
ci riferiamo alle intenzioni della Giunta Regionale di approvare un Progettodi Legge inerente la gestione dei servizi idrici integrati (S.I.I.), in applicazione del cosiddetto Decreto Ronchi (art.23 bis della Legge 133/2008, così come modificato dall'art. 15 della Legge166/2009).
Le anticipazioni sui contenuti del PDL riguardo lemodalità di affidamento dei S.I.I. ci preoccupano, poichè obbligherebbero alla privatizzazione dellagestione dell'acqua.
Infatti con l'applicazione del Decreto Ronchi ,l'affidamento della gestione dei S.I.I. a soggetti privati - ovvero a imprese italiane ostraniere interessate solo a fare profitto - diventa la modalità ordinaria diassegnazione del servizio; in tal modo si porrebbe fine alle virtuose gestionipubbliche che, in alcune province della Lombardia, risultanoall'avanguardia a livello europeo.

Ricordiamo in questa occasione che a sostegno del Referendumper l'abrogazione del Decreto Ronchi e per la ripubblicizzazionedel servizio idrico, in Italia sono state raccolte 1 milione e 400 milafirme, delle quali ben 237 mila nella sola Lombardia (www.acquabenecomune.org).

Si rammenta inoltre che ben cinque Regioni hanno impugnato perincostituzionalità l'art. 23 bis (così come modificatodall'art. 15 del Decreto Ronchi), ritenendo la norma lesiva delle prerogativedelle Regioni stesse in materia di servizio idrico.

E' inopportuno che vengano adottati provvedimenti fintantoche la Corte Costituzionale non si esprima sui ricorsi delle Regioni esull'ammissibilità dei Referendum abrogativi sottoscritti da 1 milione e 400mila cittadini.

Inoltre è utile ricordare che negli scorsi anni in Lombardia si è attivatauna vasta mobilitazione popolare contro le precedenti Leggi Regionali inmateria di servizi idrici, in particolare contro le L.R. n. 21/1998 e n. 18/2006, per le parti cheimponevano la privatizzazione dell'erogazione dell'acqua. A sostegno di talimobilitazioni si sono attivati i Comuni; nel 2007 ben 144 Consigli Comunalidella Lombardia hanno deliberato contro la L.R. 18/2006; conla successiva L.R. 1/2009, "concordata" coi sindaci referendari, è stata reintrodotta la possibilitàdell'affidamento diretto ad aziende totalmente pubbliche.

A tale proposito, ci preoccupa l'eventuale attribuzione delle competenze delgoverno dei S.I.I. alleProvince, che di fatto esautorerebbe i Comuni (ovvero gli Enti piùvicini ai cittadini) dalle decisioni su un bene vitale e di interesse per tuttii cittadini qual è l'acqua, cancellando il federalismo rappresentato dai Comunistessi.

Alla luce di quanto sopra, si chiede di non approvare il suddetto Progettodi Legge per le parti in cui si applica il Decreto Ronchi (che di fatto consegnerà ai privati la gestione dell'acqua) e incui si esautorano i Comuni delle decisioni in materia di governo dei serviziidrici.
Certi che prenderete in considerazione le nostrerichieste, porgiamo distinti saluti.


NOME COGNOME

rif.: Coordinamento Regionale Lombardodei Comitati per l'Acqua Pubblica - email: roberto@circoloambiente.org


Fonte

Acquedotti ai privati, la Regione ci riprova con una nuova leggee

di ANDREA MONTANARI


In arrivo un provvedimento che mira a tagliare i contributi attualmente concessi ai Comuni. Ma c'è di più: il Pirellone intende introdurre la possibilità di affidare la gestione all’esterno



Al Pirellone arriva la nuova legge sulla privatizzazione dell’acqua. Ieri, il primo via libera dei capigruppo della maggioranza di centrodestra al nuovo testo della proposta di legge dell’assessore regionale all’Ambiente, Marcello Raimondi, sul sistema idrico integrato. Oggi il progetto sarà all’esame dell’ufficio legislativo. Sette articoli scritti in sei paginette che, pur raccogliendo in parte le osservazioni dei Comuni, aprono la strada di fatto alla privatizzazione della gestione degli acquedotti superando gli Ato (Ambito territoriale ottimale), e all’aumento delle tariffe.


L’articolo 50, infatti, ora stabilisce che «la Regione possa concedere (prima il testo diceva “concede”) incentivi e contributi sulla base degli obiettivi strategici fissati nel suo programma di sviluppo». E visto che le casse dei comuni sono notoriamente vuote e la manovra del governo ha già tagliato le risorse, l’unica prospettiva per i comuni sarà l’aumento delle tariffe.

Il progetto, inoltre, concede ai municipi da ora in poi trenta giorni per esprimere un parere sui nuovi Piani d’ambito. Poi le Province e il Comune, solo nel caso di Milano, avranno le mani libere. Stabilisce che la rete idrica resterà pubblica, ma che la gestione degli acquedotti potrà essere affidata anche ai privati. L’entrata in vigore è prevista per l’inizio del 2011, ma prima dovrà passare in giunta e in consiglio regionale.

Il secondo comma dell’articolo 49 prevede che gli enti locali «possano costituire una società patrimoniale (...) a condizione che vi partecipino, direttamente o indirettamente, mediante conferimento della proprietà delle reti, degli impianti dei comuni rappresentativi di almeno due terzi del numero dei comuni dell’ambito». Successivamente il nuovo testo precisa che «il comune nel caso di Milano e le province possono assegnare alla società patrimoniale il compito di espletare gare per l’affidamento del servizio, le attività di progettazione e le infrastrutture del servizio idrico».

Già sulle barricate l’opposizione di centrosinistra. «Se la Regione volterà le spalle ai comuni riducendo contributi e incentivi per gli investimenti e le manutenzioni — attacca Arianna Cavicchioli (Pd) — il risultato sarà un aumento delle tariffe. La Lombardia dovrebbe essere molto attenta a tutelare un servizio pubblico essenziale come quello idrico».

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L'oro di Cantello


di Paolo Bertossa e Marco Dalla Fiore

Un’autostrada che collega direttamente Varese a Como passando per il Ticino. È questa l’intenzione del presidente della Provincia di Varese, Dario Galli. L’idea, anche se può sembrare provocatoria, si inserisce nel grande progetto della Pedemontana lombarda. Un’opera che con la costruzione della ferrovia Arcisate-Stabio, completerà i grandi assi di comunicazione varesini verso la Svizzera. Ma gli interventi sono destinati a intaccare pesantemente l’ambiente sui due lati della frontiera. In particolare Cantello e tutta la Valle della Bevera, rischiano di dovere sacrificare i redditizi campi di asparago, importanti riserve acquifere e una parte del terreno coltivabile, per fare posto alle grandi opere, alle cave e agli interessi di politici e cavatori.