Acqua - Turchia, la diga della discordia è anche italiana

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Turchia, la diga della discordia è anche italiana
Cara acqua

di Christian Elia

15/12/2008

Peacereporter

"Tutto è cominciato a Londra, quando ho incontrato gli avvocati del Kurdish Human Rights Project (Khrp), un'associazione che si occupa principalmente di tutela legale dei curdi, in primo luogo presso la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Ho offerto la mia collaborazione, ma loro mi hanno chiesto subito di mettere la mia professionalità a disposizione per la vicenda del coinvolgimento della Unicredit nel finanziamento del progetto per la diga di Ilisu''.

Una questione di diritti. Questo è il racconto di Luca Saltalamacchia, avvocato napoletano, e del suo incontro con la causa curda. "Mi hanno parlato dell'impegno di una serie di associazioni in Italia che si battevano contro la costruzione della diga di Ilisu", racconta Saltalamacchia. "Grazie al mio lavoro di avvocato mi chiedevano di studiare il caso per valutare la possibilità di citare in giudizio la Unicredit che finanzia un progetto che viola i diritti di migliaia di persone, almeno come ulteriore strumento di pressione sull'opinione pubblica". I media ne parlano poco, ma Ilisu è un dramma per migliaia di persone. Fin dai tempi di Ataturk, la Turchia ha in cantiere un mega progetto di dighe che sommergeranno villaggi curdi. Un enorme bacino idrico, che però sconvolgerà la vita delle comunità locali, dell'ecosistema e dei rapporti con i paesi confinanti, che finiranno coinvolti dalle scelte dell'esecutivo di Ankara. Dopo anni, il progetto della diga di Ilisu sembra pronto a essere realizzato, con il contributo di uno dei più noti istituti di credito italiano. Ma proprio in Italia i curdi hanno trovato chi li sostiene nella loro lotta. "Ho preso contatto con attivisti e associazioni che mi hanno fornito il materiale sul quale lavorare - continua l'avvocato napoletano - Dal punto di vista tecnico mi sono interfacciato con attivisti curdi che coordinano la campagna europea contro la diga, compreso un ingegnere. Messe in ordine le idee, a giugno di quest'anno, io e l'avvocato Laura Laureti abbiamo stilato il parere legale che secondo noi permette di fare causa, in Italia, all'Unicredit". Ma come? "E questo è un elemento interessante, perché non ci sono precendenti. E' possibile citare un grande gruppo finanziario che ha sede in Italia per violazione dei diritti umani commessi anche in una paese terzo da cittadini italiani ma nessuno fino ad ora l'ha mai fatto. Sul tema mi sono confrontato con docenti universitari che studiano questa materia. In pratica, il finanziamento è stato concesso dalla Bank of Austria Creditanstalt, austriaca, ma questo istituto è controllato da Unicredit". - Leggi tutto