L'acqua è pace e futuro condiviso

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L'acqua è pace e futuro condiviso

Rosario Lembo*, 21 marzo 2007





Laddove la gestione dell'acqua in Italia è stata privatizzata si assiste a continui aumenti della tariffa, diminuzione e precarizzazione del lavoro, riduzione della qualità del servizio, espropriazione dei saperi e del controllo democratico da parte sia degli enti locali che degli stessi cittadini






Riappropriamoci, come cittadini della Giornata Mondiale, attraverso l'assunzione di precisi impegni di responsabilità che consentano di garantire, nel più breve tempo possibile, il diritto ad una vita umana e dignitosa ai più di due miliardi di persone, in maggioranza donne e bambini che ancor oggi, nel 2007, non hanno accesso all'acqua potabile.

Promuovere la partecipazione responsabile e la più diffusa possibile di ogni cittadino al governo dell'acqua e regolamentare un uso ragionevole e sostenibile delle risorse disponibili, costituiscono le modalità con cui concretamente è possibile che l'acqua sia uno strumento di pace e di garanzia di un futuro condiviso e partecipato.

Questa assunzione di responsabilità da parte dei cittadini italiani è alla base delle oltre 100.000 firme finora raccolte a sostegno della Legge di iniziativa popolare sull'acqua, una legge che chiede il riconoscimento dell'acqua come un diritto umano e la ripubblicizzazione dei servizi idrici.
Dal 17 al 25 marzo, il Forum dei Movimenti per l'Acqua, promotore di questa Campagna, ha lanciato una settimana di mobilitazione straordinaria in tutto il Paese.
L'obiettivo è ambizioso: aggiungere altre 100.000 firme a quelle già raccolte nei primi due mesi.

Oggi, mentre le varie Agenzie e gli stessi Governi celebrano la giornata Mondiale, sotto lo slogan "cooping with scarcity" (confrontarsi con la scarsità), l'acqua è considerata un bisogno, una merce da comprare, non un diritto da garantire. Il servizio idrico è diventato così un ramo del business finanziario, e non un servizio pubblico di interesse generale sostenuto da finanziamenti pubblici, né tantomeno l'accesso all'acqua è visto come un diritto da garantire attraverso la fiscalità generale.
Ed ancora, nonostante il programma del Governo Prodi abbia accolto il principio che proprietà e gestione dell'acqua devono restare pubblici, nessun disegno di legge viene avviato per definire il concetto di gestione pubblica e contrastare la normativa vigente in Italia. Normativa - che vale la pena ricordare - considera l'acqua come un bene economico e fa sì che la gestione del servizio idrico possa avvenire attraverso un'unica forma societaria, la società di capitali, che possono essere privati, misti o interamente pubblici.

E' così che la gestione dell'acqua in Italia continua ad essere privatizzata e, laddove è stato fatto, si assiste a continui aumenti della tariffa, diminuzione e precarizzazione del lavoro, riduzione della qualità del servizio, espropriazione dei saperi e del controllo democratico da parte sia degli enti locali che degli stessi cittadini.

E' in questa cultura dominate della mercificazione che risiedono le responsabilità del mancato accesso all'acqua di oltre un miliardo di persone nel mondo e due miliardi e mezzo non hanno adeguati servizi igienico sanitari.

Di questo si sono fatti interpreti dal 18 al 20 marzo, al Parlamento Europeo di Bruxelles si svolta l'Assemblea Mondiale dei Cittadini e degli Eletti per l'Acqua, che ha visto oltre 650 parlamentari, sindaci, amministratori e rappresentanti di imprese pubbliche dell'acqua, esponenti sindacali della funzione pubblica dei tre continenti, sostenere l'obiettivo di dichiarare l'acqua bene comune e diritto umano universale, indirizzando ai capi di Stato e di Governo del mondo, tutti i Presidenti dei Parlamenti ed i membri del Consiglio di sicurezza delle nazioni Unite, una " Lettera sull'Acqua che contiene una serie di concrete proposte di impegni,

Nella lettera - di cui riportiamo alcuni stralci - fra l'altro si legge: "Siamo convinti che non c'è nessuna inevitabilità all'attuale crisi dell'acqua nel mondo e al fatto che 1,5 miliardi di persone non hanno accesso all'acqua potabile e 2,6 miliardi non beneficiano di nessun servizio igienico-sanitario.

Di fronte a questa situazione sono stati assunti i seguenti impegni prioritari:
• far riconoscere l'accesso all'acqua come diritto umano universale, in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo (il 10 dicembre 2008) da parte del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Questo impegno è stato assunto dai Ministri presenti all'assemblea rappresentanti del governo italiano e boliviano;
• contrastare le decisioni dei governi che perseguono l'inserimento dei servizi idrici fra quelli oggetto di negoziati per la loro liberalizzazione nell'ambito dell'Organizzazione Mondiale del Commercio.
• rinforzare il ruolo delle imprese pubbliche dell'acqua favorendo la creazione di consorzi e la cooperazione fra loro a livello dei bacini naturali;
• realizzare una grande mobilitazione in favore di programmi di partenariato Pubblico-Pubblico fra le collettività locali Nord/Sud, Sud/Sud e Nord/Nord;
• opporsi all'operato dei poteri pubblici che tendono a far dipendere sempre di più il finanziamento degli investimenti in infrastrutture e servizi pubblici da capitali privati in una logica strettamente finanziaria e speculativa. Ci siamo pertanto impegnati a richiedere la creazione di una Commissione d'inchiesta sui Fondi d'Investimento internazionale specializzati nell'acqua (...);
• rafforzare tutti gli impegni dei "Portatori d'acqua" a livello delle scuole, delle comunità e degli Enti locali, dei singoli cittadini.

In particolare i partecipanti all'AMECE richiedono ai tutti i Capi di Stato e di Governo del mondo, tutti i Presidenti dei Parlamenti nazionali, del Parlamento Europeo, del Parlamento Panafricano, del Parlatino (America latina) di:
• aderire all'iniziativa per il riconoscimento dell'acqua come diritto umano introducendo questo principio nelle Carte Costituzionali dei singoli paesi ai diversi livelli territoriali, e contemporaneamente formalizzare lo Statuto dell'acqua come bene comune pubblico;
• prendere le disposizioni necessarie affinchè le istituzioni pubbliche non debbano più far ricorso ai mercati di capitale privato per il finanziamento degli investimenti pubblici;
• istituire come Nazioni Unite un'Agenzia Mondiale dell'Acqua a tutela delle capacità autonome delle comunità locali di governare le risorse idriche nell'interesse delle popolazioni, delle generazioni future e degli ecosistemi naturali;
• assumere, di conseguenza, la diretta responsabilità dei Forum Mondiali dell'Acqua, oggi esercitata in modo non legittimo e ingiustificato da un'organizzazione privata sotto il controllo e l'influenza delle imprese multinazionale dell'acqua che è il Consiglio Mondiale dell'acqua.

Noi non abbiamo nessun diritto di impedire a più di due miliardi di persone, in maggioranza donne e bambini, il diritto a una vita umana e dignitosa. L'acqua è pace, e deve essere fonte di futuro condiviso e partecipato.

*Segretario generale del Comitato italiano per il contratto Mondiale sull'acqua