ACQUA: CADE L’OSTRUZIONISMO DELLA MAGGIORANZA

Fonte
www.marioagostinelli.it



ACQUA: CADE L’OSTRUZIONISMO DELLA MAGGIORANZA, AMMESSO IL REFERENDUM
UNA BELLA GIORNATA PER I MOVIMENTI, I CITTADINI DEMOCRATICI E - PERCHE’ NO…. - PER LA BATTAGLIA DEL GRUPPO PRC IN CONSIGLIO REGIONALE
di Mario Agostinelli

07/02/2008


In una seduta di Consiglio incredibilmente interrotta per la partecipazione del centrodestra - lo stesso che, nei giorni della loro scomparsa, non aveva sentito il bisogno di modificare l’ordine del giorno per un minuto di silenzio in onore di Enzo Biagi o di Arrigo Boldrini - alla messa commemorativa della mamma di Berlusconi, la maggioranza ha finalmente deciso di discutere e votare l’ammissibilità del referendum sull’acqua promosso da 132 consigli comunali.

Con 34 voti a favore - molti più dei consiglieri di minoranza - e solo 25 astensioni - molte meno di quelle chieste dalla Giunta in appoggio alle sue riserve politiche - è passata la posizione da noi sostenuta a fianco dei Sindaci e dei movimenti che martedì scorso hanno manifestato davanti al Pirellone.

E’ una vittoria democratica che pone fine a un rimpallo contro le regole e che riattiva il significato determinante della partecipazione dal basso. Una vittoria certo non regalata, ma strappata dall’unità e dalla caparbietà degli amministratori, sostenuti con forza da tutta l’Unione e in particolare da Rifondazione Comunista.

E così ora si apre una fase di discussione di merito: l’obiettivo è cambiare una legge che privatizza l’erogazione di un bene vitale e che sottopone la questione dell’acqua a una logica commerciale.

Il rapporto tra i movimenti sul territorio e le rappresentanze istituzionali a livello comunale e regionale ha ottenuto un risultato insperato. E’ una linea a cui ci vogliamo attenere per battere le destre anche nella fase elettorale che si sta avviando.

Nella abituale sottovalutazione dei media su una vicenda che ha impegnato duramente il Consiglio e coinvolto un gran numero di amministrazioni comunali e cittadini attivi, vogliamo segnalare il bell’articolo su Liberazione di Ivan Mazzacani, riportato qui di seguito



Lombardia, via libera al referendum
per impedire che l'acqua diventi una merce

di Ivan Mazzacani


Milano - La campagna e la mobilitazione a tutela dell'acqua pubblica ha registrato un nuovo successo. Il consiglio Regionale della Lombardia ha riconosciuto ieri la costituzionalità, e quindi l'ammissibilità, del referendum promosso da 132 comuni per abrogare parte della legge regionale 18/2006 che, caso unico in Italia, impone la gara per l'erogazione dei servizi idrici, aprendo di fatto ai privati. Dal punto di vista della prassi istituzionale può essere letto come un atto dovuto e scontato ma per la politica il fatto è rilevante e degno di cronaca. Prima di tutto perché è successo in Lombardia dove, in nome o a discapito dell'eccellenza, la giunta di centro destra promuove da tempo l'ingresso dei privati in diversi settori, un tempo prerogativa del pubblico, come sanità e istruzione. In secondo luogo tale processo rischia, ancora oggi, di coinvolgere un bene universale come l'acqua. La maggioranza di centro destra in consiglio regionale inoltre si è spaccata, offrendo al Referendum un risultato che può sorprendere: 34 voti a favore, ovvero più di quelli riconducibili ai consiglieri di opposizione, a fronte di 25 astensioni, molte meno di quelle chieste dalla giunta in appoggio alle sue riserve politiche, e nessun voto contrario.
Il successo registrato ieri è dovuto innanzitutto alla mobilitazione "dal basso" che l'anno scorso ha portato a raccogliere oltre 400mila firme per la legge di iniziativa popolare e che ha sollecitato il governo Prodi ad approvare la moratoria sui processi di privatizzazione dell'acqua; ma anche alla capacità di alcuni settori della politica di capitalizzare e fare proprie le richieste del movimento. I sindaci promotori del referendum e partiti come Rifondazione, in primis, che non nascondono la soddisfazione per il lavoro svolto fino ad oggi. «Il nostro ordine del giorno metteva in discussione l'operato della giunta anche dal punto di vista giuridico - dice il consigliere del Prc in Regione Mario Agostinelli - e li ha convinti a non esporsi a una campagna che li avrebbe travolti. Che ci sia una profonda riserva politica alla loro marcia indietro - aggiunge - lo dimostra il fatto che la Giunta ha invitato i suoi ad astenersi». A monte del risultato ottenuto Agostinelli vede un modello di condotta che la Sinistra dovrebbe replicare, perché vincente, e che sintetizza in pochi punti: il rapporto diretto coi movimenti, la forza di rompere criteri burocratici calati dall'alto, minare le pure alleanze di potere e sostenere, senza compromessi, una linea ferma capace di unire territorio e istituzioni. A giocare un ruolo non secondario è la capacità di attrarre consensi trasversali di un tema come quello dell'acqua: è successo alla manifestazione nazionale del 10 marzo scorso a Palermo, analogo il caso lombardo con settori della Lega Nord, qualcuno vocifera anche di Forza Italia, allineati sulle stesse rivendicazioni del centro sinistra. La partita sull'acqua in Lombardia è però tutt'altro che chiusa e non è detto che il referendum si svolga nel 2009 come da calendario. La giunta regionale sta cercando di correre ai ripari con un disegno di legge che avrebbe il fine, non dichiarato, di rompere il fronte finora compatto dei sindaci. In questo senso andrebbero anche le parole dell'assessore regionale ai servizi Massimo Buscemi che in apertura di consiglio ha parlato di un incontro con i sindaci, concluso, a detta sua, con «un'intesa totale sui contenuti».
A sentire i diretti interessati le cose non sono andate così: «Stiamo studiando il Ddl - dice l'assessore alle politiche ambientali di Cologno Monzese Giovanni Cocciro - non possiamo entrare ancora nel merito e non potremo farlo neppure domani (oggi per chi legge, n.d.r.) in commissione ambiente». Tra i sindaci c'è inoltre chi si spinge oltre al referendum e chiede un coinvolgimento dei singoli Comuni nella gestione dell'acqua maggiore rispetto a quanto previsto dalla legge Galli, che fa riferimento agli ambiti territoriali ottimali, grossomodo alle Province. «Il rischio è che anche i grandi consorzi, benché pubblici, seguano logiche del profitto» dice Alex Domenighini, uno dei 12 sindaci della Val Camonica promotori del Referendum. Dove porterà la partita sull'acqua è dunque ancora oggetto di dibattito. Da ieri è però lecito pensare che, almeno in Lombardia, la privatizzazione avrà vita più difficile.

Occorre ritrovarsi, unirsi, rompere gli indugi, rilanciare dal basso la speranza e il cambiamento.