Privatizzazione dell'acqua, il governo ottiene la fiducia. Protestano i consumatori

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IGN

Privatizzazione dell'acqua,
il governo ottiene la fiducia.
Protestano i consumatori


18 novembre 2009

Roma - Approvato con 320 sì e 270 no il decreto legge Ronchi che prevede una serie di liberalizzazioni nei servizi pubblici. Le associazioni dei consumatori lanciano l'allarme: "Le bollette aumenteranno di oltre il 40%, pronti al referendum. Privatizzazione dell'acqua, il Governo pone la fiducia. La piazza organizza la protesta. (FORUM)

Roma, 18 nov. (Adnkronos/Ign) - Con 320 voti a favore il governo ha ottenuto la fiducia alla Camera sul decreto legge Ronchi che prevede una serie di liberalizzazioni nel settore dei servizi pubblici, tra le quali l'erogazione dell'acqua. Contro il governo hanno votato 270 deputati.

Dalla maggioranza, il responsabile nazionale Enti locali del Pdl, Giovanni Collino, assicura che "non ci sara' alcuna privatizzazione selvaggia, tanto meno dell'acqua la cui proprieta' viene inderogabilmente garantita nelle mani pubbliche''. ''La riforma dei servizi pubblici locali che include anche la liberalizzazione del settore idrico e' un provvedimento che va incontro alle esigenze dei cittadini e degli operatori, all'interno di una cornice normativa certa e con precisi paletti". ''Adesso - aggiunge l'esponente del Pdl - e' necessario concentrarsi subito sulla previsione di un'Authority che regoli e controlli il settore idrico, con particolare riferimento alla determinazione delle tariffe".

Protesta l'opposizione mentre le associazioni dei consumatori annunciano l'intenzione di ricorrere al referendum. Dal Pd il senatore Roberto Della Seta, capogruppo nella Commissione Ambiente, pu nta il dito contro la Lega. "E' indecente il doppio gioco che fanno sull'acqua: con Calderoli firma il decreto che obbliga alla privatizzazione dei servizi idrici. In Parlamento pero' fa finta di non essere d'accordo, con l'aggravante della fiducia sul decreto". "Etica pubblica - prosegue - vuol dire anche non prendere in giro i cittadini. E oggi i cittadini devono sapere che la Lega e' uno dei principali artefici di una norma che consegnera' il business dell'acqua a quattro o cinque multinazionali, impedendo ogni efficace controllo pubblico sui criteri d'uso, sul prezzo, sulla tutela di un bene comune come le risorse idriche".

Duro il giudizio delle associazioni dei consumatori. ''Troviamo del tutto inaccettabile ed improponibile la norma sulla privatizzazione del servizio idrico". Federconsumatori ed Adusbef sono gia' pronte a raccogliere le firme per un referendum abrogativo. Le autorizzazioni per l'installazione dei gazebo destinati alla raccolta sono gia' state preparate. ''Avvieremo tutte le misure in nostro potere per far si' che questa norma, che e' un vero e proprio insulto ai cittadini, non entri in vigore'', affermano in una nota i presidenti delle due associazioni Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti. L'acqua, si sottolinea, ''e' un bene primario e vitale, che non puo' finire alla merce' di interessi privati''.

I consumatori temono in particolare per i rincari. Francesco Luongo, responsabile del del Movimento Difesa del Cittadino (Mdc) avverte: ''Ai costi dei vari carrozzoni pubblici e aziende municipalizzate si aggiungera' la necessita' dei profitti delle Spa con inevitabili conseguenze sulle tariffe e le bollette che aumenteranno di oltre il 40%, come già accaduto per la rete telefonica nazionale e per le autostrade".

Parigi: l’acqua ritorna pubblica

Fonte
Partito del Sud



Parigi: l’acqua ritorna pubblica

Dal 1° gennaio 2010 la gestione delle acque ritornerà pubblica al 100%, dopo 25 anni di disastrosa gestione privata.

Ancora poche settimane e l’intera gestione delle acque potabili parigine ritornerà nelle mani del Comune. Sin dallo scorso maggio il sindaco Bertrand Delanoë aveva annunciato alla cittadinanza la decisione di ritornare ad una gestione idrica pubblica e di non rinnovare i contratti di distribuzione e fatturazione delle acque parigine alle multinazionali francesi Veolia e Suez, in scadenza il prossimo 31 dicembre. Dal 1° gennaio 2010 l’intero servizio idrico passerà nelle mani di un Ente di diritto pubblico che si chiamerà EAU DE PARIS e che si occuperà di ogni singola fase: dalla captazione delle fonti alla fatturazione. E’ stato calcolato che, grazie alla ri-municipalizzazione, il Comune risparmierà 30 milioni di euro l’anno, che serviranno sia a migliorare la rete idrica, sia a stabilizzare il prezzo di 2,77 euro al metro cubo fino al 2014.

La decisione del Comune di Parigi si iscrive nel movimento di ri-municipalizzazione dell’acqua in Francia e nella più ampia battaglia mondiale per il riconoscimento dell’acqua come diritto umano e per la ri-pubblicizzazione dei servizi idrici. La Francia a suo tempo fu all’avanguardia nella corsa alla privatizzazione: il passaggio da una gestione idrica pubblica ad una privata delle acque parigine venne deciso sin dal 1984 da Jaques Chirac (all’epoca sindaco di Parigi-n.d.a.) e diventò effettivo a partire dal 1° gennaio 1985, per una durata di 25 anni. La captazione dell’acqua alle fonti fu affidata ad una società mista, la SAGEP (diventata poi SEM-Eau de Paris) di cui facevano parte il Comune di Parigi, con una quota del 72%, Veolia e Suez, ciascuna col 14%. Compiti principali della SAGEP erano sia di monitorare la qualità dell’acqua, sia di controllare i gestori privati incaricati della distribuzione. E a chi venne affidato il servizio di distribuzione delle acque (insieme alla conseguente rendicontazione, tariffazione e fatturazione)? Al GIE, una società privata costituita da Veolia e Suez, che si divisero equamente la capitale: Veolia-Compagnie des Eaux de Paris sulla rive droite e Suez-Eau et Force-Parisienne des Eaux sulla rive gauche. In pratica i privati “controllati” dalla SAGEP erano i “controllori” stessi.

Da studi recenti si evince come la gestione privata delle acque parigine abbia generato in questi 25 anni solo un aumento sistematico dei prezzi, non accompagnato da un conseguente miglioramento dei servizi, bensì da una lunga serie di abusi, prezzi gonfiati, casi di corruzione e servizi obsoleti, perché modernizzarli avrebbe richiesto investimenti e, dunque, meno profitti. Le indagini dell’”Ufficio Servizio Pubblico 2000” hanno dimostrato come la differenza del costo dell’acqua tra Parigi e il resto della Francia non sia dipesa da un maggior consumo di acqua, ma alla presenza stessa del GIE, che ha generato un’ingiustificabile espansione dei costi, consentendo alle multinazionali di realizzare profitti enormi. Inoltre, è stato evidenziato come dietro ai lunghi ritardi nella liquidazione delle somme non dovute da parte del GIE, si nascondesse una vera e propria rendita finanziaria a favore del GIE stesso.

Nemmeno la società mista SAGEP-SEM-Eau de Paris, però, è stata immune da critiche. La Camera dei Conti dell’Ile de France, infatti, ha documentato come anch’essa si sia caratterizzata per la totale mancanza di trasparenza contabile, soprattutto nel periodo 1998-2000. Secondo l’Associazione dei consumatori “FC-Que Choisir”, infine, la gestione privata delle acque di Parigi ha vinto (nel 2006 e 2007) il primo premio della sovra-fatturazione, con un tasso di margine del 58,7%, che testimonia gli incredibili profitti di Veolia e Suez.

Per tutte queste ragioni, e nonostante in Francia la gestione dell’acqua sia privatizzata, il Comune di Parigi ha preso la storica decisione di riappropriarsi dell’intero servizio idrico. Dopo Parigi, Grenoble (già ri-pubblicizzata dal 2001) e Cherbourg (dal 2005), altre importanti città ed aree urbane come Tolosa, Lione e l’Ile de France – insieme a più di 40 comunità – stanno obbligando le multinazionali a rinegoziare i contratti e stanno prendendo in seria considerazione l’opportunità di ritornare alla gestione pubblica. Una tendenza che si osserva anche a livello planetario e che dipende dalla consapevolezza sempre più diffusa che la privatizzazione dell’acqua non è conveniente, né per la rete idrica, né per gli utenti.

FONTE:http://www.ilpassatore.it/2009/11/11/acqua-privata-la-francia-torna-indietro/
Pubblicato da NON MI ARRENDO a 11/13/2009 12:33:00 PM
Etichette: politica

http://news.illecito.com

I servizi idrici e la partecipazione di operatori privati

I servizi idrici
e la partecipazione
di operatori privati


18-11-2009

Il governo ha posto e ottenuto la fiducia sul decreto salva-infrazioni comunitarie che contiene anche la riforma dei servizi pubblici locali, compresa l'acqua. Il testo, dopo la preventiva approvazione del Senato, è passato oggi alla Camera e contiene l'attuazione di una serie di obblighi già giunti in scadenza per il ritardo o il non corretto recepimento della normativa comunitaria nell'ordinamento italiano. Tra gli argomenti affrontati: l'obbligo di consegna ai centri di raccolta dei pezzi usati asportati al momento della riparazione solo in capo alle imprese di autoriparazione, il funzionamento dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, la gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, l'etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari, la promozione dell'ambientalizzazione delle imprese e delle innovazioni tecnologiche finalizzate alla protezione dell'ambiente e alla riduzione delle emissioni, l'individuazione di risorse per il Numero di emergenza unico europeo, i controlli in materia di sicurezza alimentare, i sistemi di misura installati nelle reti di trasporto del gas, l'adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica e le norme sul Made in Italy. II testo prevede in particolare che la quota di capitale in mano pubblica nelle società di gestione dei servizi scenda sotto il 40%, lasciando spazio ai privati e rendendo di fatto obbligatorie le gare per l'affidamento dei servizi da parte degli enti locali (18 novembre 2009). In particolare, l'art.15 DDL 25/9/2009 n.135 prescrive che l'Ente Pubblico ceda in appalto al Privato una serie di servizi, tra cui quello dell'ACQUA, per una quota almeno del 40%, esautorando di fatto le società a gestione mista che detengono una quota superiore al 40%, A.T.O.(= Ambito Territoriale Ottimale) che sono quindi destinate a decadere, anche a fronte di una comprovata efficienza. Il governo sceglie così la strada della privatizzazione, bypassando le competenze delle Regioni, anche a fronte di situazioni di efficienza da parte delle società a partecipazione mista, pubblica e privata, come le regioni Toscana ed Emilia Romagna che già da tempo avevano bandito gare d'appalto regolari per la gestione del servizio idrico integrato. Una dismissione di fatto dei servizi pubblici è stata attuata, per esempio, nel Regno Unito già nel 1989 (Water Act), con la creazione di dieci Water and sewerage companies regionali, operanti in Inghilterra e Galles. Il problema non sta tanto nella privatizzazione di per sè dei servizi pubblici, ma nell'efficienza dei servizi stessi, efficienza strettamente collegata all'efficacia della capacità di controllo dell'Ente Pubblico appaltante. Se l'entrata di una quota del privato superiore al 40% nelle Public Utilities può essere vista come un incentivo alla concorrenza nel mercato e un ampliamento della possibilità di scelta da parte degli utenti, il rischio è quello di comportamenti monopolistici legati all'assenza di una regolamentazione effettiva o di un controllo efficace del pubblico sul privato. Il caso di Trenitalia mi sembra un esempio lampante di fallimento dell'efficienza della gestione a quota privata di un servizio pubblico e dell'incapacità dello Stato di imporre efficacemente il rispetto di uno standard di qualità minimo dei servizi erogati all'utenza. Sarà anche il caso dell'acqua? Quanto saremo disposti a pagare per l'efficienza dei servizi, per il ripristino delle reti idriche obsolete ed inefficienti, per il controllo della gestione delle risorse?

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Fonte


La fonte è l'art. 15 del DDL approvato oggi alla Camera: Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica

1. All'articolo 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112,
convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono
apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, terzo periodo, dopo le parole: «in materia di distribuzione
del gas naturale», sono inserite le seguenti: «, le disposizioni del
decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, e della legge 23 agosto 2004, n.
239, in materia di distribuzione di energia elettrica, le disposizioni
della legge 2 aprile 1968, n. 475, relativamente alla gestione delle
farmacie comunali, nonchè quelle del decreto legislativo 19 novembre 1997,
n. 422, relativamente alla disciplina del trasporto ferroviario
regionale»;

a-bis) al comma 1, quarto periodo, dopo le parole: "sono determinati" sono
inserite le seguenti: ", entro il 31 dicembre 2012,";

b) i commi 2, 3 e 4 sono sostituiti dai seguenti:

«2. Il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in
via ordinaria:

a) a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite
individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel
rispetto dei principi del Trattato che istituisce la Comunità europea e
dei principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare,
dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza,
adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo
riconoscimento e proporzionalità;

b) a società a partecipazione mista pubblica e privata, a condizione che
la selezione del socio avvenga mediante procedure competitive ad evidenza
pubblica, nel rispetto dei principi di cui alla lettera a), le quali abbiano ad oggetto, al tempo stesso, la qualità di socio e l'attribuzione di specifici compiti operativi connessi alla gestione del servizio e che al socio sia attribuita una partecipazione non
inferiore al 40 per cento.

3. In deroga alle modalità di affidamento ordinario di cui al comma 2, per
situazioni eccezionali che, a causa di peculiari caratteristiche
economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace e utile ricorso al mercato, l'affidamento può avvenire a favore di società a capitale interamente pubblico, partecipata dall'ente
locale, che abbia i requisiti richiesti dall'ordinamento comunitario per
la gestione cosiddetta "in house" e, comunque, nel rispetto dei principi
della disciplina comunitaria in materia di controllo analogo sulla società
e di prevalenza dell'attività svolta dalla stessa con l'ente o gli enti
pubblici che la controllano.

4. Nei casi di cui al comma 3, l'ente affidante deve dare adeguata
pubblicità alla scelta, motivandola in base ad un'analisi del mercato e
contestualmente trasmettere una relazione contenente gli esiti della
predetta verifica all'Autorità garante della concorrenza e del mercato per
l'espressione di un parere preventivo, da rendere entro sessanta giorni
dalla ricezione della predetta relazione.
Decorso il termine, il parere, se non reso, si intende espresso in senso
favorevole.»;

c) dopo il comma 4, è inserito il seguente: «4-bis. I regolamenti di cui
al comma 10 definiscono

le soglie oltre le quali gli affidamenti di servizi pubblici locali
assumono rilevanza ai fini dell'espressione del parere di cui al comma
4.»;

d) i commi 8 e 9 sono sostituiti dai seguenti:

«8. Il regime transitorio degli affidamenti non conformi a quanto
stabilito ai commi 2 e 3 è il seguente:

a) le gestioni in essere alla data del 22 agosto 2008 affidate
conformemente ai principi comunitari in materia di cosiddetta "in house"
cessano, improrogabilmente e senza necessità di deliberazione da parte
dell'ente affidante, alla data del 31 dicembre 2011. Esse cessano alla
scadenza prevista dal contratto di servizio a condizione che entro il 31
dicembre 2011 le amministrazioni cedano almeno il 40 per cento del
capitale attraverso le modalità di cui alla lettera b) del comma 2;

b) le gestioni affidate direttamente a società a partecipazione mista
pubblica e privata, qualora la selezione del socio sia avvenuta mediante
procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi di
cui alla lettera a) del comma 2, le quali non abbiano avuto ad oggetto, al
tempo stesso, la qualità di socio e l'attribuzione dei compiti operativi
connessi alla gestione del servizio, cessano, improrogabilmente e senza
necessità di apposita deliberazione dell'ente affidante, alla data del 31
dicembre 2011;

c) le gestioni affidate direttamente a società a partecipazione mista
pubblica e privata, qualora la selezione del socio sia avvenuta mediante
procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi di
cui alla lettera a) del comma 2, le quali abbiano avuto ad oggetto, al
tempo stesso, la qualità di socio e l'attribuzione dei compiti operativi
connessi alla gestione del servizio, cessano

alla scadenza prevista nel contratto di servizio;

d) gli affidamenti diretti assentiti alla data del 1° ottobre 2003 a
società a partecipazione pubblica già quotate in borsa a tale data e a
quelle da esse controllate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile,
cessano alla scadenza prevista nel contratto di servizio, a condizione che
la partecipazione pubblica, si riduca anche progressivamente, attraverso
procedure ad evidenza pubblica ovvero forme di collocamento privato presso
investitori qualificati e operatori industriali, aad una quota non
superiore al 40 per cento entro il 30 giugno 2013 e non superiore al 30
per cento entro il 31 dicembre 2015; ove siffatte condizioni non si
verifichino, gli affidamenti cessano improrogabilmente e senza necessità
di apposita deliberazione dell'ente affidante, rispettivamente, alla data
del 30 giugno 2013 o del 31 dicembre 2015;

e) le gestioni affidate che non rientrano nei casi di cui alle lettere da
a) a d) cessano comunque entro e non oltre la data del 31 dicembre 2010,
senza necessità di apposita deliberazione dell'ente

affidante.

9. Le società, le loro controllate, controllanti e controllate da una
medesima controllante, anche non appartenenti a Stati membri dell'Unione
europea, che, in Italia o all'estero, gestiscono di fatto o per
disposizioni di legge, di atto amministrativo o per contratto servizi
pubblici locali in virtù di affidamento diretto, di una procedura non ad
evidenza pubblica ovvero ai sensi del comma 2, lettera b), nonchè i soggetti cui è affidata la gestione delle reti, degliimpianti e delle altre dotazioni patrimoniali degli enti locali, qualora separata dall'attività di erogazione dei servizi, non possono acquisire la gestione di servizi ulteriori ovvero in ambiti territoriali diversi, nè
svolgere servizi o attività per altri enti pubblici o privati, nè
direttamente, nè tramite loro controllanti o altre società che siano da
essi controllate o partecipate, nè partecipando a gare. Il divieto di cui
al primo periodo opera per tutta la durata della gestione e non si applica
alle società quotate in mercati regolamentatie al socio selezionato ai
sensi della lettera b) del comma 2. I soggetti affidatari diretti di
servizi pubblici locali possono comunque concorrere su tutto il territorio
nazionale alla prima gara successiva alla cessazione del servizio, svolta
mediante procedura competitiva ad evidenza pubblica, avente ad oggetto i
servizi da essi forniti.»;

e) al comma 10, nell'alinea, le parole: «centottanta giorni dalla data di
entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto» sono
sostituite dalle seguenti: «il 31 dicembre

2009»;

f) al comma 10, alla lettera a) la parola: «diretti» è sostituita dalle
seguenti: «cosiddetti in house» e dopo le parole: «patto di stabilità
interno» sono inserite le seguenti: «, tenendo conto delle

scadenze fissate al comma 8,»;

g) al comma 10, la lettera e) è abrogata.

1-bis. Ai fini dell'applicazione dell'articolo 23-bis, comma 8, lettera
e), del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con
modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come sostituito dal
comma 1 del presente articolo, nelle regioni a statuto speciale e nelle
province autonome di Trento e di Bolzano sono fatti salvi, nel rispetto
delle attribuzioni previste dagli statuti delle predette regioni e
province autonome e dalle relative norme di attuazione, i contratti di
servizio in materia di trasporto pubblico locale su gomma di cui
all'articolo 61 della legge 23 luglio 2009, n. 99, in atto alla data di
entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
1-ter. Tutte le forme di affidamento della gestione del servizio idrico
integrato di cui all'articolo 23-bis del citato decreto-legge n. 112 del
2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, devono
avvenire nel rispetto dei princìpi di autonomia gestionale del soggetto
gestore e di piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche,
il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche, in
particolare in ordine alla qualità e prezzo del servizio, in conformità a
quanto previsto dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, garantendo
il diritto alla universalità ed accessibilità del servizio.

2. All'articolo 9-bis, comma 6, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39,
convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, il
quarto periodo è soppresso.

Acqua pubblica. Ai privati - di Antonio Marafioti

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Acqua pubblica. Ai privati
Il governo pone la fiducia sulla privatizzazione dell'acqua
di Antonio Marafioti

17/11/2009

"Un giorno ci faranno pagare anche l'aria che respiriamo". Il vecchio adagio del mugugno popolare presto si potrà applicare a un bene pubblico e prezioso come l'acqua. Che sarà privatizzata - cosa privata - entro il prossimo mercoledì. Non serviranno a nulla le proteste dell'opposizione riformista e cattolica, nè l'invito a riflettere rivolto al PdL da parte degli alleati della Lega. Sul decreto Ronchi è stata posta, per la ventottesima volta, la questione di fiducia. Si blinda la decisione del governo filoimprenditoriale di togliere l'acqua al popolo, e lo si fa bruciando, di fatto, tutte le regole della democrazia parlamentare.
A far pensare che l'operazione legislativa sia l'ennesimo sfoggio dei muscoli da parte della maggioranza è proprio la questione di fiducia. Il colonnello del premier al quale è stato affidato l'arduo compito di comunicare la decisione ai parlamentari è stato Elio Vito, ministro per i rapporti con il Parlamento, che ha giustificato il dictat di Berlusconi con un laconico "scelta per velocizzare i tempi".
Dopo l'approvazione in Senato, avvenuta il 4 novembre scorso, il tempo per una corretta, e doverosa, discussione a palazzo Montecitorio ci sarebbero stati tutti - il provvedimento scade fra una settimana. Solo che il "B-Style" impone di imporre le decisioni di quelli che di voti elettorali ne hanno ottenuti di più. Ed ecco così che o si consegna l'acqua alle multinazionali o si va tutti a casa che, come noto, non è proprio un costume tipicamente italiano. Quindi il quadro che si prospetta è evidente.

Articolo 15. É il fulcro della protesta. In base alla sua applicazione la maggior parte dei servizi ora di competenza degli enti locali verranno liberalizzati (privatizzati). Escluse le gestioni del gas, del trasporto ferroviario regionale e delle farmacie comunali, tutto ciò che prima era di competenza delle giunte locali verrà fagocitato da aziende private. Queste beneficeranno della norma che vieterà allo Stato e agli enti territoriali di mantenere quote di capitale superiori al 30 percento sui servizi. Il resto sarà nelle mani delle Spa che, dopo il 31 dicembre del 2010, non potranno più essere assegnatarie dirette dei servizi ma dovranno obbligatoriamente concorrere a gare d'appalto per la gestione degli stessi. E anche sulle gare d'appalto le usanze italiche sono, purtroppo, ben note.

PeaceReporter ha raggiunto Emilio Molinari, presidente del Contratto mondiale sull'acqua.

Come giudica questa mossa politica del governo?

La fiducia è l'ultimo capitolo di un misfatto che va avanti dal 2003. La privatizzazione in Italia ha una specificità di obbligatorietà che non è stata richiesta dall'Unione Europea. Oltre che un atto di privatizzazione è dunque un atto autoritario e anticostituzionale che sottrae poteri ai Comuni e alle Regioni. Gli enti territoriali stanno diventando forti grazie ai comitati e dal Friuli al Veneto, passando per la stessa città di Milano il Pd ha fatto capire che l'acqua non si tocca. Anche in Parlamento ci sono state forti ripercussioni se si considera, ad esempio, che la Lega ha dovuto subire la fiducia. La partita non è comunque chiusa. Se il decreto dovesse passare inviteremo le Regioni a fare ricorso alla Corte Costituzionale o, in ultima istanza, proporremo un referendum.

Cosa cambierà per i consumatori? I termini di cambiamento ci sono suggeriti dalle realtà di tutte le privatizzazioni: peggioramento del servizio, aumento delle tariffe e licenziamenti. Guardiamo l'esempio Telecom, le varie Centrali del Latte e quello dell'Alitalia. In tutti i comuni italiani dov'è stata già privatizzata l'acqua è avvenuto il peggio. Roma rappresentava il fiore all'occhiello nel campo della fornitura idrica, con tariffe basse e un servizio eccezionale. Dopo la privatizzazione i rappresentanti delle aziende private con quote di partecipazione minoritarie nelle società di servizi hanno iniziato a monopolizzare i consigli d'amministrazione e a fare la voce grossa e le tariffe continuano a salire vertiginosamente. A Bologna dove il servizio idrico era di prim'ordine la privatizzazione ha portato ad un deterioramento delle reti con perdite di resa del 30-35 percento. Senza considerare il raddoppio delle tariffe e la chiusura degli uffici di controllo in citta strategiche nei quali sono stati licenziati decine di dipendenti e esperti molto preparati.

Le piccole e medie imprese risusciranno a superare la sfida con le multinazionali? Assolutamente no. Se si guarda alle quattro big nazionali Acea, A2A, Hera e Iride si potrà notare che tutte hanno già dentro diversi uomini nei Cda delle varie aziende che attualmente riforniscono d'acqua i comuni italiani. Senza contare che la Suez Lyonnaise des Eaux, colosso francese, è già pronta ad acquistare l'acqua dai comuni italiani, che saranno obbligati a vendere e a riacqustare a prezzo triplicato. È una svendita dell'acqua italiana ai privati e alle aziende straniere.

Se il decreto dovesse passare, come ormai sembra certo, l'Italia si troverà di fronte ad una crisi idrica? Non c'è legame diretto tra le due cose. Tuttavia se l'attuale diminuzione delle risorse idriche al sud dovesse continuare e se non si dovessero interrompere i prelievi di montagna l'acqua inizierà a scarseggiare. In quel caso sarà difficile l'approvvigionamento di questo bene comune. Se il parlamento dovesse approvare il provvedimento ci troveremmo di fronte ad una situazione per cui un bene di tutti, l'acqua, diventerà un privilegio riservato ai pochi che avranno le risorse finanziare per accedervi.