PETRELLA MORATORIA ACQUA 1/6/07
Alla Camera la moratoria sui servizi idrici locali

Sull'acqua la "res publica" ha battuto il neocapitalismo

Riccardo Petrella*
L'accordo sull'acqua, intervenuto il 30 maggio alla Camera dei Deputati fra le forze politiche del centrosinistra, costituisce un fatto importante. Ricordiamo i tre punti essenziali dell'accordo:
1) la moratoria in materia di affidamenti del servizio idrico integrato, il cui principio era stato già approvato nelle scorse settimane, decade quando entrerà in vigore la nuova legge sull'acqua nell'ambito del nuovo decreto legislativo di revisione del cosiddetto "152" (delega ambientale);
2) il blocco concerne gli affidamenti a società miste e a società private, anche quelli in corso;
3) il Ministero dell'Ambiente presenterà una relazione sullo stato dell'acqua in Italia dopo l'approvazione del nuovo decreto sulla delega ambientale. Unico aspetto potenzialmente critico dell'accordo è la possibilità di continuare ad affidare il servizio idrico integrato a S.p.A. a capitale sociale interamente pubblico. Verosimilmente questo è sato il "prezzo del compromesso" dettato anche da ragioni pratiche obiettive: la grande confusione normativa esistente in materia non permette, nell'avviso dei più (che non condivido), affidamenti ad enti pubblici ed aziende speciali. Un blocco relativo anche alle S.p.A. a capitale interamente pubblico condurrebbe oggi alla paralisi completa della gestione dell'acqua in Italia.
L'accordo del 30 maggio (data da ricordare), ricercato fin dall'impegno preso nel "programma dell'Unione" riguardo l'esclusione dell'acqua dai processi di liberalizzazione e di privatizzazione dei servizi pubblici locali, apre la via alla definizione e messa in opera con rigore di una politica idrica italiana centrata su "un governo pubblico dell'acqua, di tutte le acque".
E' una prima sconfitta del "neocapitalismo municipale delle multiutilities " ed è una sementita forte di tutti coloro che, in Italia in particolare, da destra e dal mondo degli autodefinitisi riformisti, tentano da tempo di legittimare la politica sbandierando una "crisi della politica" per esaltare invece il ruolo dell'economia e del mercato come soggetti più legittimi ed idonei per un governo delle società contemporanee, non solo a livello locale/nazionale.
Questo neocapitalismo, promosso non solo dai governi Berlusconi ma anche dalla maggioranza delle forze del centrosinistra, ha significato la trasformazione del sistema produttivo italiano, a partire dai sistemi locali, tramite la creazione di imprese multiutilities , quotate in Borsa, aperte ai mercati internazionali e fondate sull'alleanza tra capitale pubblico e capitale privato in seno a S.p.A. multiterritoriali. Il tutto in applicazione di tre principi, considerati lo strumento principale per "salvare" i servizi pubblici locali dallo "statalismo" e renderli più efficaci, efficienti ed economici.
1) l'abbandono della pubblicità della gestione ed il suo affidamento ad imprese private conformemente al credo che "il privato è meglio";
2) la copertura dei costi del servizio tramite il prezzo di mercato secondo il principio imposto dalla Banca mondiale del " Full cost recovery principle ";
3) aprire al capitale privato il finanziamento degli investimenti pubblici nelle infrastrutture e nei beni di utilità pubblica.
E così è stato.
Sostenuto, fino a poco tempo fa, anche dal grosso della classe dirigente sindacale, il "neocapitalismo municipale multiutilities " si è imposto in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Vento, Toscana e poi gradualmente nel resto dell'Italia. E l'accordo del 30 maggio è un arresto a tale processo. Il nuovo quadro normativo che emergerà metterà fine a una duplice colonizzazione da parte del neocapitalismo: la colonizzazione dei comuni ad opera della finanza privata; la colonizzazione dell'acqua delle regioni del Mezzogiorno ad opera dei capitali del nord.
L'accordo del 30 maggio, è inoltre uno schiaffo a tutti coloro che stanno tentando di delegittimare la politica perché esso ha confermato che, in democrazia, la forza della politica risiede nel legame stretto tra i cittadini e le istituzioni rappresentative. La prima sconfitta del neocapitalismo municipale è stata possibile proprio in Italia a proposito dell'acqua, perché nel nostro paese si è sviluppato uno dei più forti movimenti in Europa di lotta per l'acqua come bene comune e per il diritto umano all'acqua. Iniziata più di dieci anni or sono, fra gli altri, dal Comitato italiano per il contratto mondiale dell'acqua, la lotta per l'acqua vede oggi impegnati in un largo movimento italiano dell'acqua, migliaia di cittadini in sostegno della legge nazionale sull'acqua di iniziativa popolare. Forti di questa mobilitazione, i rappresentanti di Rifondazione comunista, Verdi e Comunisti italiani, in seno al governo ed alle istituzioni rappresentative, sono riusciti a tener duro e sconfiggere i promotori degli interessi privati, specie finanziari. La res publica ne esce rinforzata. E' un bel giorno di incoraggiamento per il futuro. Tocca ora alle forze progressiste e di sinistra di non perdere il capitale politico così ottenuto e di agire rapidamente in favore di un sempre più stretto coordinamento tra loro. Non è tempo di giocare alle prime donne, da nessuna parte.
*Contratto mondiale dell'acqua


Dal movimento
al Parlamento
Vincere si può!

Walter Mancini*
La moratoria, una vittoria netta che rappresenta un passo avanti importante, per la battaglia ancora tutta aperta per la ripubblicizzazione del servizio idrico. Questo è il risultato del lavoro congiunto e sinergico tra partito, movimento e livelli istituzionali che ci dice che ce la possiamo fare solo se movimenti e istituzioni riescono a stabilire una costante e proficua relazione. Le istituzioni da sole non bastano, di fronte ai forti interessi in campo (vedi il caso Cip 6); il movimento da solo non la sfanga.
La vertenza acqua è riuscita ad avviare un circolo virtuoso tra i diversi livelli di intervento politico. E' così per la raccolta delle firme per la legge di iniziativa popolare che vede ancora moltissimi nostri eletti presenti ai banchetti per l'autentica delle firme, è stato così ieri l'altro alla Camera dei Deputati, dove grazie ad un attento e puntuale lavoro parlamentare siamo riusciti a portare a casa un risultato importante, per alcuni versi al di sopra delle nostre aspettative.
Non era scontato, ad esempio, che si stabilisse per legge che la moratoria resti in vigore fino all'approvazione di una nuova legge sul regime idrico, che sarà inserita nei decreti correttivi di modifica del decretone ambientale.
Il testo dell'articolo, inoltre, non solo blocca gli affidamenti alle società private e miste, lasciando la possibilità di affidamenti a società interamente pubbliche, ma interviene anche per gli affidamenti in corso, dando una chance in più alle compagne e ai compagni che in Sicilia hanno visto partire, nonostante la grande mobilitazione, l'iter di assegnazione del servizio idrico tramite gara. Un risultato importante soprattutto se letto insieme all'ottima mediazione strappata sul ddl Lanzilotta sui servizi pubblici locali.
Moratoria sull'acqua e aziende speciali, due risultati sui quali avremmo messo 10 firme ieri. Oggi possiamo dire che li abbiamo incassati grazie all'internità al movimento e alla sua capacità di intervento e di costruzione di massa critica su temi che rappresentano la nuova frontiera dell'accumulazione capitalista.
Non possiamo però abbassare la guardia, il cammino da percorrere verso il riconoscimento dell'acqua come bene comune è ancora lungo.
Dobbiamo continuare la mobilitazione e rilanciare il conflitto perché il passaggio al Senato, visti i rapporti di forza, potrebbe essere a rischio. Continuiamo a raccogliere le firme allargando il nostro campo di intervento su altri fronti a partire dalle concessioni alle multinazionali per l'imbottigliamento una forma subdola ma potentissima di privatizzazione di un diritto inalienabile.
*responsabile Vertenze Territoriali Prc