Referendum popolare sulla privatizzazione dell’acqua - di Diego Novelli





Referendum popolare sulla privatizzazione dell’acqua
di Diego Novelli

Il tema dell'acqua è tornato prepotentemente d'attualità dopo la conversione in legge da parte del Parlamento del Decreto Legge del governo n. 135 del 25 settembre 2009, col quale si impone, di fatto, la privatizzazione degli acquedotti municipali. Il provvedimento sarebbe stato praticamente ignorato dalla grande opinione pubblica se non ci fosse stata una puntata della trasmissione televisiva "Presadiretta" magistralmente condotta da Riccardo Iacona, andata in onda domenica 7 febbraio, nel corso della quale si evidenziava, senza possibilità di equivoci, la gravità dell'atto. Infatti è stato dimostrato con gli esempi citati, come nei Comuni dove questo servizio fondamentale è stato privatizzato, il costo dell'acqua per i cittadini è nella migliore delle ipotesi triplicato, senza che venissero risolti i problemi relativi alla fornitura. Il caso più clamoroso è quello del Comune di Agrigento, nel quale praticamente la distribuzione dell'acqua non è garantita con regolarità 24 ore su 24 mentre la bolletta per gli utenti si è sestuplicata. Ma non c'è solo la Sicilia: in Torcana Arezzo, nel Lazio Latina. Il governo Berlusconi ha agito con una determinazione che ha il sapore della prepotenza, senza consultare l'ANCI, l'Associazione dei Comuni Italiani, senza tener conto dei rilievi mossi dall'opposizione, strozzando la discussione, mettendo la sua maggioranza di fronte al solito ricatto: o con me, o contro di me.

I parlamentari della Lega, che hanno approvato come tanti pecoroni, investiti dalle proteste di molti sindaci della loro parte politica, hanno dichiarato di non essersi accorti poiché il provvedimento era inserito in decretone cosiddetto omnibus, dove figuravano altri decreti.

A questo punto non rimane che la strada dell'annullamento di una legge capestro per tutti i Comuni italiani che hanno la gestione diretta dell'approvvigionamento e della distribuzione dell'acqua, attraverso un referendum abrogativo. I sindaci, in primo luogo, come le forze politiche, i movimenti, le associazioni che si battono da anni per difendere questo bene comune, rappresentato dall'acqua, non possono non impegnarsi per mobilitare l'opinione pubblica, per raccogliere le firme necessarie per indire una grande consultazione popolare.

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