ACQUA IN BALLO C'E' IL FUTURO DI TUTTI NOI - di Ugo Mattei




ACQUA IN BALLO
C'E' IL FUTURO DI TUTTI NOI
di Ugo Mattei

22 marzo 2010

Caro Direttore,
in questi giorni il dibattito sulla privatizzazione dell’acqua, successivo all’approvazione del decreto Ronchi e alla decisione di sottoporlo a referendum ex art. 75 della Costituzione si sta arricchendo di importanti contributi. Alla vigilia della Giornata mondiale dell’acqua, il nostro Paese ha visto, sabato scorso, sfilare a Roma migliaia di persone che hanno protestato contro la nuova norma. Se è vero che invariabilmente gli ultimi referendum non hanno raggiunto il quorum del 50% dei partecipanti dimostrando stanchezza dell’elettorato per uno strumento di democrazia diretta che dovrebbe essere usato soltanto come extrema ratio, è altrettanto vero che questa volta la posta in gioco è altissima. Un dibattito serio su questo tema è dunque essenziale perché davvero ne va di mezzo il futuro di tutti noi.

Infatti, la consegna definitiva del controllo delle riserve idriche a soggetti privati multinazionali, voluta dal Decreto Ronchi costituisce la più significativa resa della sovranità politica a soggetti privati multinazionali avvenuta in Italia negli ultimi vent’anni. Ciò è avvenuto con un semplice voto di fiducia (senza dibattito parlamentare) proprio mentre in tutto il mondo si sta cercando di ripensare il modello di sviluppo fondato sulla privatizzazione e sull’egemonia delle compagnie multinazionali per smussarne quantomeno i lati speculativi più inaccettabili.

Per esempio, il Comune di Parigi, dopo venticinque anni in cui due multinazionali si spartivano il controllo del mercato idrico, è tornato ad un modello di gestione pubblicistica con immediata riduzione delle tariffe ed aumento degli investimenti. Infatti, abbiamo visto come la gestione «for profit» dei servizi idrici, come peraltro di tutti i servizi di pubblica utilità resi in regime di monopolio o di oligopolio (per esempio le Autostrade), comporti storicamente una riduzione degli investimenti ed un aumento dei prezzi.

Per far fronte a questo problema strutturale occorre perciò escogitare buoni strumenti non profit (su cui la cultura giuridica sta lavorando), i soli che consentono il prevalere di una logica ecologica di lungo periodo piuttosto che di quella economica di brevissimo periodo dettata dai valori delle azioni sui mercati finanziari.

La progressiva scarsità dell’acqua sta creando in tutto il mondo una corsa delle multinazionali al controllo di ogni risorsa idrica, perché si tratta di controllare una potenziale fonte di profitto ingentissima creato da un bisogno ineludibile, quello di bere ed irrigare. Senza acqua la vita è semplicemente impossibile e ci sarà quindi sempre domanda di oro blu. Ma questa risorsa soddisfa un diritto fondamentale dell’uomo ed è troppo importante per essere gestita con a mente il solo profitto.

Il decreto Ronchi obbliga alla privatizzazione del servizio idrico costringendo ogni ente, (pubblico o privato che sia) che attualmente in modo diverso da territorio a territorio sta gestendo l’acqua a trasferire il controllo a società private entro fine 2011. Questa scelta politica, provocando la simultanea offerta sul mercato di tutte le quote di gestione, avrà come effetto naturale la svendita del servizio creando le condizioni per un ennesimo regalo dal pubblico al privato.

È singolare come il decreto sia stato voluto da una maggioranza in cui una componente assai forte fa del federalismo e dell’autonomia dei territori una propria bandiera. Esso concretizza in realtà una mossa di centralizzazione nella gestione dell’acqua irragionevole, autoritaria ed estremamente pericolosa per la stessa sopravvivenza. Molti amministratori locali, costretti a svendere strutture e tecnologie create negli anni sulla base della fiscalità generale, se ne stanno accorgendo. La speranza è che il dibattito referendario possa far capire questa drammatica realtà anche a quei cittadini che vogliono essere padroni a casa propria.

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L’etica dell’acqua e i suoi numeri - di Maurizio Trezza


L’etica dell’acqua e i suoi numeri
di Maurizio Trezza


“Clean Water for a Healthy World” è lo slogan scelto dalle Nazioni Unite per la diciottesima Giornata Mondiale dell’Acqua che si celebra proprio oggi, 22 marzo. Il World Water Day (1) fu istituito dall’O.N.U. nell’ambito della Conferenza sull’Ambiente e lo Sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992. Inserita tra le direttive dell’Agenda 21 la risoluzione (2) invitava gli Stati membri ad osservare gli appelli espressi dall’Assemblea Generale e a promuovere, nell’ambito di questo appuntamento annuale, ogni tipo di iniziativa concreta attraverso la diffusione di dimostrazioni e la programmazione di conferenze, seminari e ogni tipo di attività che avesse lo scopo di rendere più sensibile l’opinione pubblica su un tema fondamentale per il futuro del Pianeta.

Per comprendere del tutto l’importanza che questo elemento primario ha per l’uomo bisogna sapere che nei Paesi Occidentali il consumo di acqua è stimato tra i 200 e i 250 litri al giorno pro-capite, non è un errore, avete letto bene, non vi sembrerà una stima sproporzionata se pensate ad esempio che:

• per produrre 1 litro di benzina sono necessari 40 litri d’acqua;
• per produrre 1 Kg di pomodori sono necessari 80 litri d’acqua,
• per produrre 1 kg di patate sono necessari 106 litri d’acqua;
• per produrre 1 kg di grano sono necessari 1.500 litri d’acqua;
• per produrre 1 lattina di Coca Cola sono necessari 3 litri d’acqua.

Quando si parla di risorse idriche bisogna distinguere le realtà globali da quelle locali, entrambi cariche di significato e di questioni da risolvere. Nel Mondo sono quasi 4 miliardi le persone a rischio per insufficienza di acqua, sono 2,6 miliardi le persone che non hanno accesso ai servizi igienico-sanitari di base. “Acqua 2010”, il dossier presentato lo scorso 19 marzo dal Cipsi (Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale), sottolinea: “1,6 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile, , 5 milioni di persone muoiono ogni anno per malattie legate all’acqua e 1,8 milioni di bambini muoiono ogni anno per malattie connesse alla mancanza d’acqua potabile, pari a 4.900 bambini al giorno (in 8 mesi tutti i bambini d’Italia), un bambino nato in un paese industrializzato consuma acqua da 30 a 50 volte più di un bambino di un paese povero”. Spiega il Presidente del Cipsi Guido Barbera: ”L’acqua è così importante per il futuro dell’umanità da dover essere salvaguardata e resa accessibile nel mondo secondo criteri etici piuttosto che economici. L’imperativo categorico dei governi, delle imprese e dei cittadini deve essere quello di mantenere sostenibile l’uso del bene comune più prezioso del pianeta. Mentre oggi nel mondo il 12% della popolazione usa e spreca l’85% delle risorse idriche, l’accesso partecipato all’acqua è essenziale per il rafforzamento della solidarietà tra i popoli, le comunità, i paesi”.

Per quanto riguarda l’Italia sono due i fattori che destano maggiori preoccupazioni: da un lato l’elevato numero di sprechi e di consumi che contraddistingue il nostro Paese, dall’altro il processo di privatizzazione dei servizi idrici che è stato avviato dal Governo. L’Italia detiene il primato europeo nella quantità di acqua utilizzata, è tra i primi al mondo dopo Giappone, Canada, USA e Australia, inoltre, secondo il Censimento delle risorse idriche a uso civile svolto dall’Istat, il consumo continua ad incrementarsi (+1,7 % rispetto al 2005 e +2,6 % rispetto al 2006). Come se non bastasse l’Italia risulta tra i maggiori Paesi al mondo nella disonorevole classifica degli sprechi, il rubinetto degli italiani perde tra il 27 e il 30 % dell’acqua immessa nelle condutture, ognuno di noi consuma in media 237 litri al giorno e ne disperde 104. Uno studio commissionato dall’Assoknowledge di Confindustria ha cercato di stimare tali sprechi in termini economici rilevando un elemento di forte criticità del nostro sistema idrico: 1,2 miliardi di danni per la mancata ottimizzazione dei costi gestionali, gli sprechi dovuti a perdite di rete sono circa 1,4 miliardi di metri cubi di acqua e producono un danno economico pari a circa 1,6 miliardi di euro, i mancati investimenti sono circa 167 euro per utenza considerando un fabbisogno di 55 miliardi in 10 anni (come stimato dal Ministero dello Sviluppo Economico). Proiettando tale dato su base nazionale il mancato ricavo per le imprese è di circa 3,3 miliardi di euro relativo alla mancata realizzazione dei lavori su reti. Secondo questo studio, per risolvere la situazione sarebbero necessari investimenti pari a 45,7 miliardi di euro per i prossimi 20 anni. L’Italia inoltre, nel febbraio 2009, ha ricevuto un parere motivato dalla Commissione Europea “per la mancata conformità alla direttiva del 1991 sul trattamento delle acque reflue urbane”(3), le cosiddette acque di scarico.

L’altra questione spinosa, per quel che riguarda la gestione dei servizi idrici in Italia, si presenta dopo l’approvazione, tramite l’ennesimo ricorso alla fiducia, del decreto Ronchi, il 19 novembre 2009. All’art. 15 si interviene in materia di affidamento dei servizi pubblici locali di rilevanza economica (non solo la gestione delle reti idriche), sottoponendoli alle regole della concorrenza e del profitto. L’approvazione del decreto ha suscitato dure reazioni da parte dell’opposizione, dei movimenti per l’acqua pubblica e di numerosi sindaci e regioni che hanno deciso di ricorrere alla Consulta per questioni di incostituzionalità, le proteste sono confluite nella manifestazione dello scorso sabato a Roma in difesa dell’acqua e della sua gestione pubblica, intanto ad aprile partirà la raccolta firme per la promozione di 3 quesiti referendari.

Come si può capire l’acqua è una delle questioni più complicate per il futuro dei Paesi Occidentali ma soprattutto per i Paesi Emergenti dove rischia davvero di diventare il “nuovo petrolio”, l’oro blu che tutti vorranno rivendicare.


Troppi costretti a far la coda per l'acqua. E siamo nel 2010 - di Rachele Gonnellitutti



Tro
ppi costretti
a far la coda per l'acqua.
E siamo nel 2010

di Rachele Gonnellitutti

22 marzo 2010

In Nigeria migliaia di persone si sono messe in fila al Wuse Market di Abuja, il bazar cittadino, per partecipare alla «Più grande coda del mondo per la toilette». Lo stesso faranno altri oggi a Port Harcourt, sempre in Nigeria. Si tratta di manifestazioni silenziose, con la gente in colonna per uno. Ce ne saranno centinaia del genere, collegate tramite un sito web sponsorizzato dall'Unicef, in 55 Paesi, ovunque sono sorti gruppi che intendono segnalare così che l'acqua non è solo quella che si beve, ha a che fare con la dignità delle persone, con l'igiene, la diffusione delle malattie, l'inquinamento. E alla fine con la morte di 4 mila bambini ogni anno, per dissenteria, sete o comunque per non aver avuto sufficiente acqua di buona qualità e cibo. Perché anche per produrre zucchine e manioca serve acqua.

Tutto ciò che si trasforma e si deve diluire ne ha bisogno. E quindi si può convertire in acqua: un chilo di riso vale 4.500 litri di pioggia o irrigazione, una pentola di alluminio almeno 100 mila litri, lavare i piatti a mano in una casa occidentale: 20 litri, in lavapiatti il doppio, tirare lo sciacquone: 10 litri. Nel frattempo ogni 17 secondi nel mondo degli assetati un bambino muore. Ci sono ancora 884 milioni di abitanti del Pianeta senza accesso all’acqua potabile. Di più. Il 39 percento dell'umanità non ha a disposizione un servizio fognario adeguato (2,7 miliardi di esseri umani). Senza igiene muoiono 5 milioni di persone ogni anno, di cui 1 milione e 800 mila bambini, 4.900 al giorno. In otto mesi quanto tutti i bambini d'Italia, ha calcolato il Cipsi, consorzio di ong e associazioni che aderisce al Forum sull'acqua pubblica e proprio oggi avvia una raccolta di fondi via Sms per progetti in 15 Paesi di 3 continenti. Non avere fognature e bagni significa anche che nei paesi in via di sviluppo il 90 percento delle acque di scarico sono riversate direttamente nei fiumi e quindi, oltre ad ammalare le popolazioni che attingono a valle, si inquinano bacini e falde acquifere, mari costieri, laghi.

Dare uno sbocco pulito alla fila per il bagno del mondo è davvero impellente. Anche perchè dopo anni di miglioramenti - si legge nel rapporto 2010 dell’Organizzazione mondiale della sanità - si sta assistendo ad un peggioramento della situazione nelle aree urbane dei Paesi poveri. Il fenomeno che per imbarazzo chiameremo in inglese «open defecation», cioè arrangiarsi all’aperto, è diminuito dal 25 al 17 percento tra il 1990 e il 2008 e ormai si concentra nell’Asia meridionale e l’Africa Sub Sahariana. L’84 percento di chi lo fa - in tutto oltre un miliardo di individui - vive in aree rurali. Recentemente però l’Oms registra un incremento del 4 percento nelle città, a causa dell’assembramento caotico frutto dell’urbanizzazione di massa. Le persone fuggono dalla povertà e dall’assenza di servizi delle campagne e si riversano negli slum o baraccopoli, dove trovano ancora meno fognature e condotte idriche.

Ill sottotitolo della Giornata mondiale dell'acqua di oggi mette l’accento sulla sua qualità. Preoccupa che l'anno 2009 abbia registrato un calo massiccio delle precipitazioni, allarmano le alluvioni e le piogge torrenziali di quest’anno. Ma a preoccupare ancora di più è la contaminazione delle riserve idriche di cui ancora disponiamo. Sia per effetto degli inquinamenti umani e industriali, sia per colpa degli sprechi. Le acque sotterranee, di qualità più alta, dovrebbero essere usate solo per usi alimentari. Poi ci sono le acque dolci di superficie, laghi e fiumi, che depurate sono potabili, e così via verso quelle grige e nere. Come dice il poeta e filosofo della scienza Gaston Bachelard L'eau coule toujours, l'eau tombe toujours, elle finit toujours en sa mort horizontale. La morte dell'acqua è infinita. Ma la risorsa, abbiamo scoperto, non lo è. Tra un mese esatto Unicef e Oms faranno il punto della situazione.

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È la Giornata Mondiale dell'Acqua



È l
a Giornata Mondiale dell'Acqua

22/03/2010

Sono ancora 884 milioni le persone che non possono contare su un accesso ad una risorsa d'acqua potabile. Tutti possono fare qualcosa, basta un SMS

Siamo un pianeta azzurro, eppure negli ultimi anni l'acqua è diventata un bene davvero prezioso. Basti pensare che sono ancora 884 milioni le persone che non possono contare su un accesso ad una risorsa d'acqua sicura e potabile, mentre il 39% della popolazione mondiale non ha accesso a servizi igienico sanitari.

Per sensibilizzare le persone su questo tema, oggi (22 marzo) si celebra la giornata mondiale dell'acqua. È una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992. In questa giornata l'Onu invita i suoi membri a dedicare questo giorno a espletare le raccomandazioni raggiunte con l'Assemblea Generale e alla promozione di attività concrete all'interno dei loro Paesi.

Tutti possono dare il loro contributo. AMREF ha lanciato anche quest'anno insieme alla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) la campagna H2GOL: fino all'11 aprile inviando un sms al 45506 da cellulari privati TIM, Vodafone, Wind, 3 e CoopVoce, oppure chiamando lo stesso numero da rete fissa Telecom Italia, e' possibile donare 2 euro ad AMREF per dare accesso ad acqua pulita alle popolazioni di Kenya e Tanzania.

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Manifestazioni del 20 Marzo 2010 (Milano - Libera contro le mafie) (Roma - Acqua Pubblica)


Manifestazioni del 20 Marzo 2010
(Milano - Libera contro le mafie) (Roma - Acqua Pubblica)



Manifestazione per l'acqua pubblica
intervento di Don Ciotti e Giancarlo Caselli



Giù le mani dall'acqua



Beppe Grillo - Acqua Pubblica
Roma 20 marzo 2010




A Milano la manifestazione
contro tutte le mafie
Tg24 - SKY




Il popolo dell'acqua pubblica manifesta domani a Roma



Il popolo dell'acqua pubblica
manifesta domani a Roma


19 marzo 2010

FIRENZE -
Domani a Roma a scendere in piazza non ci sarà solo il centro-destra, ma anche il popolo dell'acqua per una manifestazione nazionale a favore dell'acqua pubblica indetta alcuni mesi fa dal Forum italiano dei movimenti dell'acqua. Si protesterà contro il decreto Ronchi che apre in via definitiva ai privati le società di gestione del servizio idrico diminuendo al contempo la quota di partecipazione pubblica che passerà dall'attuale 51% al 30% entro il 2015.

«Un provvedimento che Alemanno vuole anticipare addirittura al 2010. Roma sarebbe l'unica città a svendere anticipatamente le quote del proprio comune», ha sottolineato Corrado Oddi, del Forum dei movimenti per l'acqua.

In attesa del corteo di domani, che alle 14 partirà da piazza della Repubblica per arrivare a piazza Navona, già oggi si sono avute delle anticipazioni: in piazza di Spagna ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti è stata inscenata, con tanto di banchetto e travestimenti, un'asta per la fontana della Barcaccia raggiungendo il prezzo simbolico di 130 euro. Blitz anche in altre zone della Capitale, dove alcune fontanelle in strada sono state coperte con uno scatolone dalla scritta "Insert coin: un euro".

Tre persone sono poi salite sul tetto della sede romana dell'azienda multiservizi Acea esponendo uno striscione dalla scritta "L'acqua e l'energia sono un bene comune". Insieme ai movimenti, cittadini, partiti della sinistra ci saranno anche le associazioni ambientaliste "storiche".

«L'acqua è un bene comune, il suo utilizzo deve rispondere a criteri di utilità pubblica e Legambiente è assolutamente contraria a ogni norma che obblighi alla privatizzazione del servizio idrico nel nostro Paese- ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale dell'associazione del cigno verde- Per questo, l'associazione sarà in piazza domani a Roma con il Forum italiano dei movimenti per l'acqua». Consumi elevati, depurazione inefficiente o inadeguata, costi troppo bassi sono alcune delle criticità rilevate da Legambiente per il settore, in cui la sfida ambientale deve passare dalla "gestione della domanda" alla "pianificazione dell'offerta", partire cioè da una valutazione della reale disponibilità idrica per pianificare in seguito le attività, invece di basarsi sulle richieste idriche e cercare disperatamente di soddisfarle.

«Distinguere in modo rigido, come fanno molti paladini della privatizzazione, tra proprietà dell'acqua che deve rimanere pubblica, come peraltro sancito da innumerevoli norme di legge e convenzioni internazionali, e gestione del servizio che va affidata ai privati, è una formula astratta - ha continuato Cogliati Dezza - Se, come sta avvenendo in quasi tutti i casi di privatizzazione del servizio, i privati che gestiscono l'acqua sono grandi imprese multinazionali, questo rende assai complicato per i ‘controllori' fare valere l'interesse pubblico nei confronti dei ‘controllati'. E non è vero che l'Europa impone agli stati membri la privatizzazione dei servizi idrici».

Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria di Legambiente ha poi aggiunto: «meglio sarebbe lasciare a comuni e Regioni la scelta su come gestire i servizi idrici, tenendo ben presente che si tratta di un bene che non deve sottostare a criteri mercantili. Lo Stato e gli Enti locali devono mettere in campo una forte, autorevole, indipendente autorità pubblica chiamata a controllare che le gestioni rispondano ai criteri di un uso socialmente equo e ambientalmente sostenibile dell'acqua».

Anche il Wwf Italia, tra i promotori della manifestazione, domani sarà in piazza per ribadire «che la gestione della risorsa idrica non può essere relegata a continui provvedimenti frammentari, al di fuori di un'ottica di pianificazione e gestione partecipata a livello di bacino idrografico, come peraltro sostiene la direttiva quadro acque 2000/60/CE. Anche l'ultimo disastro ambientale sul Lambro e il Po, che tra l'altro ha determinato il blocco momentaneo dell'approvvigionamento di acqua potabile nel Delta e messo a rischio un ecosistema delicatissimo ed importanti attività economiche, ha evidenziato la forte interrelazione della gestione dell'acqua nei suoi differenti usi e la necessità di un approccio trasparente e partecipato per la gestione e la tutela della risorsa idrica» hanno concluso dal Wwf.

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Acqua Bene Comune (contro la privatizzazione dell'acqua)




Acqu
a Bene Comune
(contro
la pri
vatizzazione dell'acqua)

Inizio: sabato 20 marzo 2010 alle ore 0.00
Fine: domenica 21 marzo 2010 alle ore 0.00

Relazione di accompagnamento alla proposta di legge d’iniziativa popolare “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”
L’acqua è fonte di vita. Senza acqua non c’è vita. L’acqua costituisce pertanto un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti. Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile: dunque l’acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti.

Oggi sulla Terra più di un miliardo e trecento milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Si prevede che nel giro di pochi anni tale numero raggiunga i tre miliardi. Il principale responsabile di tutto ciò è il modello neoliberista che ha prodotto una enorme disuguaglianza nell’accesso all’acqua, generando oltretutto una sempre maggior scarsità di quest’ultima, a causa di modi di produzione distruttivi dell’ecosistema.

E tuttavia, le pressioni ai diversi livelli (internazionale, nazionale e locale), finalizzate ad affermare la privatizzazione e l’affidamento al cosiddetto libero mercato della gestione della risorsa idrica, continuano imperterrite e travalicano trasversalmente le diverse culture politiche ed amministrative.

Per questo affermiamo che arrestare i processi di privatizzazione dell’acqua assume, nel XXI secolo, sempre più le caratteristiche di un problema di civiltà, che chiama in causa politici e cittadini, che chiede a ciascuno di valutare i propri atti, assumendosene la responsabilità rispetto alle generazioni viventi e future.

Le istituzioni economiche, finanziarie e politiche che per decenni hanno creato il degrado delle risorse naturali e l’impoverimento idrico di migliaia di comunità umane oggi dicono che l’acqua è un bene prezioso e raro e che solo il suo valore economico può regolare e legittimare la sua distribuzione.

Noi sappiamo che non è così. Dopo decenni di ubriacatura neoliberista, gli effetti della messa sul mercato dei servizi pubblici e dell’acqua dimostrano come solo una proprietà pubblica e un governo pubblico e partecipato dalle comunità locali possano garantire la tutela della risorsa, il diritto e l’accesso all’acqua per tutti e la sua conservazione per le generazioni future.

In questa battaglia, insieme globale e locale, è ormai largamente diffusa la consapevolezza delle popolazioni riguardo alla necessità di non mercificare il bene comune acqua e non esiste quasi più territorio che non sia attraversato da vertenze per l’acqua.

Le lotte per il riconoscimento e la difesa dell’acqua come bene comune hanno acquisito in questi anni una rilevanza e una diffusione senza precedenti, assumendo anche nuovi significati ed approfondimenti.

Da una parte, le lotte contro la privatizzazione e per il diritto d’accesso all’acqua e alle risorse naturali sono state il motore di cambiamenti sociali e politici epocali in un continente come l’America Latina (basti pensare alla Bolivia che oggi, primo paese al mondo, ha un Ministro per l’Acqua o all’Uruguay che ha deciso, attraverso referendum, di inserire l’acqua come diritto umano e bene comune nella Costituzione) e in diverse aree geografiche planetarie (prima fra tutte, la lotta delle donne e dei contadini indiani contro le dighe del Narmada); dall’altra, le lotte per l’acqua tendono sempre più a divenire strumento di costruzione di pace contro la guerra globale, oggi sempre più determinata dalla competizione per il controllo delle risorse naturali strategiche, di cui l’acqua è la più importante.

Anche nel nostro Paese l’importanza della questione acqua ha raggiunto nel tempo una forte consapevolezza sociale e una capillare diffusione territoriale, aggregando culture ed esperienze differenti e facendo divenire la battaglia per l’acqua il paradigma di un altro modello di società.

E’ un percorso che parte da lontano. Nel 2003, dichiarato dall’ONU Anno mondiale dell’acqua, proprio a Firenze si svolse il Forum Mondiale Alternativo dell’Acqua che, ispirandosi al concetto di acqua come bene comune necessario alla vita, bocciò le politiche fondate sulla trasformazione dell’acqua in merce, anche mediante l’introduzione del cosiddetto “partenariato pubblico-privato”, chiedendone con forza la proprietà e la gestione pubblica come garanzia di libero accesso per tutti.

Da allora sono state decine e decine le vertenze che si sono aperte nei territori contro la privatizzazione dell’acqua e per un nuovo governo pubblico e partecipato della stessa : dall’Abruzzo alla Sicilia, dalla Campania alla Lombardia, dal Lazio alla Toscana, dove nel 2005 sono state raccolte più di 43000 firme in calce ad una legge regionale di iniziativa popolare.

La necessità di mettere in rete e collegare fra loro queste diverse esperienze, unita alla consapevolezza che per poter produrre un cambiamento effettivo occorreva costruire sull’acqua una vertenza di dimensione nazionale, sono state il terreno di coltura che ha permesso nel marzo 2006 l’effettuazione a Roma del primo Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, cui hanno partecipato centinaia di realtà territoriali e decine di reti nazionali, associative, sindacali e politiche.

Il Forum, attraverso i suoi seminari, ha messo a fuoco l’intera questione acqua, dagli aspetti di politica globale a quelli territoriali, dalla tutela della risorsa alla sua gestione, dalla critica delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni alla ricerca di nuovi modelli di pubblico basati sulla democrazia partecipativa.

Con un’ importante conclusione condivisa : la necessità di un cambiamento normativo nazionale, che segnasse una svolta radicale rispetto alle politiche, trasversalmente condivise negli ultimi vent’anni, che hanno fatto dell’acqua una merce e del mercato il punto di riferimento per la sua gestione. Provocando dappertutto : degrado e spreco della risorsa, precarizzazione del lavoro, peggioramento della qualità del servizio, aumento delle tariffe, riduzione dei finanziamenti per gli investimenti, diseconomicità della gestione, espropriazione dei saperi collettivi, mancanza di trasparenza e di democrazia. Ovvero, il totale fallimento degli obiettivi promessi da una martellante campagna di promozione comunicativa in ordine ai benefici della privatizzazione e del cosiddetto partenariato pubblico-privato - maggiore qualità, maggiore economicità, maggiori investimenti- che, alla prova dei fatti si sono dimostrati totalmente inconsistenti.

Nel frattempo, il cambiamento realizzatosi con le elezioni politiche dell’aprile 2006 ha portato al governo la coalizione dell’Unione che, nel suo programma contiene il principio del mantenimento nelle mani pubbliche della proprietà e della gestione del servizio idrico integrato. Un importante passaggio, frutto anche della mobilitazione sociale che in questi anni ha reso cultura di massa l’idea dell’acqua come bene comune non mercificabile.

Proprio perché tale cultura diventi politica concreta ed esperienza consolidata, le realtà territoriali e le reti nazionali che hanno promosso il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua hanno deciso di darsi e di fornire al Paese uno strumento normativo che disegni il quadro della svolta auspicata: una proposta di legge d’iniziativa popolare con gli obiettivi di tutela della risorsa e della sua qualità, di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, di gestione dello stesso attraverso strumenti di democrazia partecipativa.

Proposta di legge che passiamo ad illustrare.

L’articolo 1 stabilisce le finalità della legge, identificate come la definizione dei principi con cui deve essere gestito il patrimonio idrico nazionale e la definizione di un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua.

L’articolo 2 stabilisce i principi generali, definendo l’acqua come bene finito da tutelare anche per le generazioni future, l’accesso all’acqua come diritto umano inviolabile, l’indisponibilità dell’uso della stessa secondo logiche di mercato, la subordinazione del prelievo alla concessione da parte delle pubbliche amministrazione, la priorità dell’uso per l’alimentazione e l’igiene umana, la priorità dell’uso produttivo per l’agricoltura e l’alimentazione animale, la necessità che ad ogni prelievo concesso corrisponda un contatore dell’uso.

L’articolo 3 stabilisce i principi relativi alla tutela e alla pianificazione della risorsa acqua, definendo l’obbligatorietà per ogni bacino idrografico di dotarsi entro due anni di un bilancio idrico di bacino e di una pianificazione delle destinazioni d’uso dell’acqua, vincolando all’esistenza di questi ultimi le concessioni al prelievo; designando l’esclusività di destinazione all’uso umano per le acque così definite per le loro caratteristiche qualitative; stabilendo gli strumenti per la conservazione della qualità della risorsa; vincolando al rispetto di quanto stabilito sopra ogni nuova concessione relativa alle acque minerali.

L’articolo 4 stabilisce i principi relativi alla gestione del servizio idrico, definendo tale servizio privo di rilevanza economica e sottratto ai principi della libera concorrenza, poiché persegue finalità sociali e ambientali di pubblico interesse.

L’articolo 5 stabilisce i principi del governo pubblico del ciclo integrato dell’acqua, definendo le modalità della gestione integrata, la proprietà pubblica e inalienabile delle infrastrutture e delle reti e l’affidamento della gestione in via esclusiva ad enti di diritto pubblico.

L’articolo 6 stabilisce le modalità della fase di transizione verso la ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico, stabilendo la decadenza degli affidamenti in essere in concessione a terzi, e definendo i tempi e i vincoli per la trasformazione degli affidamenti in essere attraverso società a capitale misto pubblico-privato o attraverso società a totale capitale pubblico. Il medesimo articolo definisce anche il ricorso ai poteri sostitutivi in caso di mancata ottemperanza a quanto previsto.

L’articolo 7 stabilisce, al fine di attuare i processi previsti dalla fase di transizione, l’istituzione del Fondo Nazionale per la ripubblicizzazione, delegando il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ad emanare apposito regolamento entro tre mesi.

L’articolo 8 stabilisce le modalità di finanziamento del servizio idrico integrato attraverso la fiscalità generale, definendo a carico della stessa la copertura in parte dei costi di investimento e la copertura dei costi di erogazione del quantitativo minimo vitale giornaliero per persona.

L’articolo 9 stabilisce le modalità di finanziamento del servizio idrico integrato attraverso la tariffa, definendo l’erogazione gratuita di 50 litri per abitante come quantitativo minimo vitale giornaliero; definendo i principi cui dovranno conformarsi le normative regionali per la definizione delle fasce tariffarie per consumi superiori; definendo come interna alla tariffa per gli usi non domestici una quota parte da destinare alla copertura dei costi di investimento, dei costi delle attività di bonifica dagli inquinanti e delle attività di prevenzione e controllo.

L’articolo 10 stabilisce i principi del governo partecipativo del servizio idrico integrato che le normative regionali dovranno disciplinare.

L’articolo 11 stabilisce, al fine di favorire l’accesso all’acqua potabile per tutti gli abitanti del pianeta, l’istituzione di un Fondo Nazionale di solidarietà internazionale, finanziato dal prelievo in tariffa di 1 cent/euro per metro cubo di acqua erogata e dal prelievo fiscale nazionale di 1 cent/euro per ogni bottiglia di acqua minerale commercializzata; il Fondo sarà destinato a progetti di cooperazione internazionale decentrata e partecipata dalle comunità locali per il sostegno all’accesso all’acqua.

L’articolo 12 stabilisce la copertura finanziaria della legge, definendo l’allocazione di risorse per il Fondo Nazionale per la ripubblicizzazione attraverso una riduzione pari al 5% delle somme destinate nell’anno finanziario 2005 alle spese militari; la destinazione di quota parte, pari a 2 mld/euro annui, delle risorse derivanti dalla lotta all’elusione e all’evasione fiscale; la destinazione dei fondi derivanti dalle sanzioni emesse in violazione delle leggi di tutela del patrimonio idrico; la destinazione di una quota parte, non inferiore al 10%, dell’IVA applicata sul commercio delle acque minerali; l’allocazione di risorse derivanti dall’introduzione di una tassa di scopo relativa al prelievo fiscale sulla produzione e l’uso di sostanze chimiche inquinanti.

L’articolo 13 stabilisce l’abrogazione di tutte le disposizioni incompatibili con quanto definito nella legge.

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TUTTI A ROMA L'ACQUA E' NOSTRA!


TUTTI A ROMA!!!!!!!!!!!

L'ACQUA E' NOSTRA!!!

Giornata Mondiale dell'Acqua 2010


Giornata Mondiale dell'Acqua 2010


Dal 15 al 31 marzo 2010 un SMS solidale al 45593 per portare l’acqua a 400.000 bambini e famiglie di Africa, America latina e Asia. In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua dell’Onu che si celebra il 22 marzo, dal 15 al 31 marzo 2010 portiamo l’acqua a 400 mila bambini e famiglie attraverso 11 progetti della Campagna “LIBERA L’ACQUA”.

Inviando un SMS solidale al numero 45593 dona 1 euro dal tuo cellulare personale TIM, Vodafone, Wind e 3 oppure dona 2 euro chiamando allo stesso numero da rete fissa Telecom Italia, sarà possibile contribuire e garantire il diritto concreto all’acqua potabile, portandola nelle scuole, nei centri di salute, nei villaggi, con particolare attenzione alla protezione delle risorse idriche e alla formazione, in riferimento agli aspetti sanitari, igienici, ambientali e di depurazione delle acque. I fondi raccolti saranno destinati alla realizzazione degli 11 progetti della Campagna “LIBERA L’ACQUA”, promossa dalle 45 associazioni di Solidarietà e Cooperazione – Cipsi.
Il cantante Ron ha aderito come testimonial alla raccolta fondi della Campagna “LIBERA L’ACQUA”: a lui appartiene la voce e le musiche dello spot televisivo e radiofonico in onda in questo periodo sulle principali emittenti italiane (http://www.youtube.com/watch?v=R4hkJctDf5Y).
In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, le 45 associazioni di Solidarietà e Cooperazione – Cipsi saranno presenti nelle piazze italiane con dibattiti, stand, mostre, convegni sul diritto all’acqua. Seguirà nei prossimi giorni l’elenco dettagliato delle iniziative.
Un miliardo e seicento milioni di persone ancora oggi non hanno accesso all’acqua potabile, due miliardi e seicento milioni non beneficiano di alcun servizio sanitario, un milione e ottocentomila bambini muoiono ogni anno per malattie connesse alla mancanza di risorse idriche.
I fondi raccolti serviranno a finanziare 11 progetti di “LIBERA L’ACQUA” che prevedono: la realizzazione di cisterne d’acqua (Brasile), il sostegno alle iniziative dei popoli indigeni del rio San Francisco contro la costruzione di dighe (Brasile), la costruzione e il potenziamento di pozzi d’acqua (Argentina, Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Senegal, Uganda), la riabilitazione e l’ampliamento alla rete idrica del villaggio di Wallaccia (Etiopia), l’allacciamento all’acquedotto rurale Mutitu (Kenya), il miglioramento dell’utilizzo delle risorse idriche e la sensibilizzazione sul tema dell’acqua nelle scuole (Palestina), il miglioramento della sicurezza nell'approvvigionamento idrico attraverso la raccolta domestica di acqua piovana (Sri Lanka). Per consultare in dettaglio gli 11 progetti da finanziare ed, eventualmente, anche i 7 progetti già conclusi e finanziati che fanno parte di “LIBERA L’ACQUA”, è possibile visitare il sito: www.liberalacqua.it
Riconosci un diritto. Portalo a chi non ce l'ha. L'acqua è di tutti. Impegniamoci, insieme, perché lo sia davvero, soprattutto per le popolazioni dei paesi impoveriti del sud del mondo… Insieme ce la possiamo fare.
Per maggiori informazioni: numero verde gratuito: 800.341595, e-mail: promozione@cipsi.it

Solidarietà e Cooperazione - Cipsi è nato nel 1985 e coordina 45 Organizzazioni Non Governative e associazioni che operano nel settore della solidarietà e della cooperazione internazionale mediante il finanziamento di progetti di sviluppo in Africa, Asia e America latina, e realizzazione di iniziative di educazione allo sviluppo in Italia. Solidarietà e Cooperazione - Cipsi attualmente, tramite le proprie associate, coinvolge 200.000 sostenitori in Italia, con 200 gruppi d'appoggio: lavora in 70 nazioni di Africa, Asia, America latina e Europa dell’Est, con 200 progetti all’estero, 185 associazioni locali partner, 6 milioni di beneficiari. (www.cipsi.it)

VISITA IL SITO: liberalacqua.it

Ufficio stampa
Nicola Perrone e Francesca Tacchia
tel. 06.5414894, e-mail: ufficiostampa@cipsi.it e info@cipsi.it, cell. 329.0810937

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