Un'Idrea che fa acqua. Mobilitazione anti Rocchetta

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Un'Idrea che fa acqua.

Mobilitazione anti Rocchetta in Umbria

Laura Ciarmela

27 marzo 2007

E un giorno gli abitanti si sono accorti che l'acqua del fiume era ricoperta di uno strato schiumoso e marrone. Se questo fosse l'incipit di una favola basterebbe a mettere in moto la vicenda senza conoscere il nome del fiume, o l'origine della vicenda o dove vivono gli abitanti di questa storia. Nella nostra storia però il fiume si chiama Fergia e segna il confine tra Gualdo Tadino e Nocera Umbra.
Un fiume importantissimo considerando che dalle sue sorgenti si dipartono ben tre acquedotti pubblici: due per i comuni sopra indicati e uno per alcuni comuni marchigiani tra cui Fabriano.
Un fiume così importante che i suoi abitanti hanno deciso di difenderlo da un'eccessivo sfruttamento nel 1990, anno in cui i comuni di Nocera e di Gualdo hanno firmato un Protocollo d'intesa in cui si stabiliva che il prelievo d'acqua [a scopo idropotabile e senza emungimento artificiale] dovesse arrivare al massimo a 28 litri al secondo, 20 per Nocera e 8 per Gualdo.
Tutti d'accordo quindi e il fiume Fergia al riparo dal pericolo. Fino al 2003.
Nel 2003 infatti la società Rocchetta, quella di Cristina Chiabbotto e Alex Del Piero per capirci, ha richiesto alla Regione Umbria un permesso di ricerca sulle acque locali. Permesso accordato a patto che gli scavi necessari non andassero a toccare le sorgenti del fiume.
E qui torniamo al punto di partenza, perchè la costruzione di ben tre pozzi e in particolare del terzo, ormai conosciuto con il nome di pozzo Corcia, hanno portato a un inquinamento talmente evidente da richiedere nuovemente la mobilitazione della popolazione locale oltre che dei due comitati, quello del Rio Fergia appunto e del Comitato umbro per la promozione della legge d'iniziativa popolare sulla ripubblicizzazione dell'acqua.
Il Pozzo di Corcia è stato scavato a una profondità di 180 metri sotto le falde del Rio Fergia, provocando una perdita d'acqua elevatissima oltre che un cambiamento qualitativo dell'acqua presente nel bacino. Nell'acqua è infatti oggi presente una quantità di zolfo che a lungo andare la renderà inutilizzabile.
Nonostante la relazione presentata dall'Arpa [] che indicava chiaramente nel Pozzo 3 la causa di tale inquinamento e quindi la necessità di interrompere le concessioni di utilizzo dell'acqua del Fergia, la Regione Umbria e il Comune di Gualdo Tadino hanno continuato ad eseguire una serie di atti diretti a concedere il prelievo dell'acqua alla Rocchetta, attraverso una società «fantasma», ma che secondo molti è ad essa legata: Idrea Spa.
Nel 2005 la giunta regionale ha dato l'assenso al futuro rilascio di nuova concessione di acqua minerale a favore della Rocchetta per 20 litri al secondo e nel 2006 la stessa giunta regionale ha stabilito che gli 8 litri al secondo di acqua destinata alle utenze domestiche del comune di Gualdo Tadino dovessero essere prelevati dalla Idrea e che i cittadini, cosa ancora più grave, sarebbero stati riforniti con la costruzione di un nuovo acquedotto costruito a spese pubbliche.
Successivamente anche un equipe guidata dal professor Tulipano dell'Area di Geologia applicata della facoltà di Ingegneria della Sapienza di Roma ha presentato una relazione sull'impatto idrogeologico, che non faceva che confermare e avvalorare le tesi dello studio presentato dall'Arpa.
Nonostante questa ulteriore conferma e la completa opposizione delle giunte comunale di Nocera umbra, Foligno e di Perugia, il comune di Gualdo Tadino continua a dirsi favorevole alla richiesta di sfruttamento da parte di Idrea. Secondo Sauro Vitali, presidente del Comitato Rio Fergia, il problema della valle compresa tra Gualdo Tadino e Nocera Umbra «non può che interessare tutti i comuni linitrofi perchè destinata ad estendersi a macchia d'acqua...».
Intanto, in gennaio è stato presentato un ricorso straordinario al presidente della Repubblica il cui esito sarà reso noto entro la fine di marzo. In caso di parere negativo i comitati si sono già detti pronti a lottare ancora ricorrendo al Tar.
Per questo, nonostante il freddo, ha avuto una grandissima partecipazione la manifestazione che si è svolta il 24 marzo nella frazione di Boschetto, località vicina al fiume Rio Fergia. Di seguito un breve racconto dalle manifestazione, scritto da Michel Druin, accompagnato da alcune fotografie.

LETTERA SULL’ACQUA

22 marzo: i cittadini si riappropriano della Giornata Mondiale dell’Acqua


LETTERA SULL’ACQUA




Noi parlamentari, sindaci, amministratori locali, rappresentanti delle imprese pubbliche dell’acqua, responsabili dei sindacati della funzione pubblica e cittadini impegnati nei movimenti in difesa dell’acqua provenienti dall’Africa, dall’America latina, dall’America del Nord, dall’Asia e dall’Europa ci siamo riuniti in assemblea – 650 persone – a Bruxelles dal 18 al 20 marzo 2007 nella sede del Parlamento Europeo.
Abbiamo deciso, con questa lettera di informare degli impegni da noi presi tutti i Capi di Stato e di Governo del mondo, tutti i Presidenti dei Parlamenti nazionali, del Parlamento Europeo, del Parlamento Panafricano, del Parlatino (America latina) e i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Lo scopo della nostra assemblea è stato quello di prendere insieme degli impegni precisi miranti a concretizzare il diritto umano all’acqua di tutti gli abitanti del pianeta – servizi igienico–sanitari compresi – e a salvaguardare le risorse idriche del pianeta dall’attuale predazione e devastazione, perchè l’acqua è un bene comune patrimoniale inalienabile dell’umanità e fonte essenziale di vita per tutte le specie viventi.
Siamo convinti che non c’è nessuna inevitabilità all’attuale crisi dell’acqua nel mondo e al fatto che 1,5 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 2,6 miliardi non beneficiano di nessun servizio igienico-sanitario.
Non v’è nessuna inevitabilità per quanto riguarda la quantità d’acqua disponibile e la sua qualità. Se l’acqua diventa sempre più rara, e quindi più cara, ciò è dovuto soprattutto alle nostre scelte in materia di utilizzo e di consumo. Se inoltre, diventata rara, l’acqua sarà causa di conflitti e di guerre nei prossimi decenni, la responsabilita’ di ciò ricadra’ direttamente sugli eletti e sui cittadini in particolare dei paesi del Nord del mondo.
La crisi attuale dell’acqua è il risultato delle nostre scelte economiche, tecnologiche e produttive. In realtà è uno scandalo che l’economia mondiale non sia capace di utilizzare parte della ricchezza disponibile per finanziare l’accesso all’acqua potabile e la costruzione di latrine da cui dipende la salute e la speranza di vita di 2,6 miliardi di persone.

Di fronte a questa situazione e prospettive abbiamo assunto i seguenti impegni prioritari:

  • far riconoscere l’accesso all’acqua come diritto umano universale, indivisibile e imprescrittibile in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo (il 10 dicembre 2008) da parte del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Questo impegno è stato assunto dai Ministri presenti all’assemblea rappresentanti del governo italiano e boliviano;
  • contrastare le decisioni dei governi che perseguono l’inserimento dei servizi idrici fra quelli oggetto di negoziati per la loro liberalizzazione nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. L’acqua non è una merce e tanto meno lo sono i servizi idrici;
  • rinforzare il ruolo delle imprese pubbliche dell’acqua facilitandone – attraverso misure di natura finanziaria e incentivi fiscali – la capacità produttiva, l’efficienza e la qualità dei servizi, favorendo la creazione di consorzi e la cooperazione fra loro a livello dei bacini naturali;
  • realizzare una grande mobilitazione in favore di programmi di partenariato Pubblico-Pubblico fra le collettività locali Nord/Sud, Sud/Sud e Nord/Nord. Ciò facendo si eviterà che la cooperazione solidale fondata sull’allocazione di un centesimo di euro al metro cubo non resti una forma di aiuto caritatevole, ma diventi anche una forma di partecipazione ispirata ai principi di una Carta della Solidarieta’ fra cittadini e comunita’ locali;
  • opporsi all’operato dei poteri pubblici che tendono a far dipendere sempre di più il finanziamento degli investimenti in infrastrutture e servizi pubblici da capitali privati in una logica strettamente finanziaria e speculativa. Ci siamo pertanto impegnati a richiedere la creazione di una Commissione d’inchiesta sui Fondi d’Investimento internazionale specializzati nell’acqua, i cui risultati consentiranno di identificare le soluzioni alternative da adottare per assicurare in maniera coerente e sistematica il finanziamento pubblico degli investimenti pubblici nel settore dell’acqua. A questo riguardo, non è vero che si abbia un bisogno di un volume di investimenti così elevato come affermano la Banca Mondiale e le imprese private dei mercati finanziari;
  • rafforzare tutti gli impegni dei “Portatori d’acqua” a livello delle scuole, delle comunità e degli Enti locali, dei singoli cittadini.
In coerenza con questi impegni chiediamo ai destinatari di questa lettera di aderire ai principi sopra menzionati e adottare tutte le misure necessarie per la concretizzazione degli impegni da noi assunti. In particolare chiediamo di:
  • aderire all’iniziativa per il riconoscimento dell’acqua come diritto umano entro il 10 dicembre 2008 introducendo questo principio nelle Carte Costituzionali dei singoli paesi ai diversi livelli territoriali, e contemporaneamente formalizzare lo Statuto dell’acqua come bene comune pubblico;
  • prendere le disposizioni necessarie affinchè le istituzioni pubbliche non debbano più far ricorso ai mercati di capitale privato per il finanziamento degli investimenti pubblici;
  • istituire come Nazioni Unite un’Agenzia Mondiale dell’Acqua – con poteri di indirizzo e di controllo – a tutela delle capacità autonome delle comunità locali di governare le risorse idriche nell’interesse delle popolazioni, delle generazioni future e degli ecosistemi naturali;
  • assumere, di conseguenza, la diretta responsabilità dei Forum Mondiali dell’Acqua, oggi esercitata in modo non legittimo e ingiustificato da un’organizzazione privata sotto il controllo e l’influenza delle imprese multinazionale dell’acqua che è il Consiglio Mondiale dell’acqua.
Noi non abbiamo nessun diritto di impedire a più di due miliardi di persone, in maggioranza donne e bambini, il diritto a una vita umana e dignitosa. Nè abbiamo il diritto – al solo scopo di perpetuare il nostro potere in termini di ricchezza e di consumo – di alimentare le guerre dell’acqua. Abbiamo invece il dovere di promuovere la partecipazione responsabile e la più diffusa possibile di ogni cittadino al governo dell’acqua ed al suo uso ragionevole e sostenibile. Il pianeta non è un oggetto di consumo predatorio, una merce da sfruttare. Il pianeta è il luogo di vita per tutti i suoi abitanti e del vivere insieme pacifico. L’acqua è pace, e deve essere fonte di futuro condiviso e partecipato.

Bruxelles, 20 marzo 2007

I 650 parlamentari, sindaci, amministratori locali, rappresentanti di imprese pubbliche dell’acqua, esponenti dei sindacati della funzione pubblica e dei movimenti della società civile partecipanti all’Assemblea Mondiale degli Eletti e dei Cittadini per l’Acqua (AMECE).