Venegono Superiore - FIRME PER L’ACQUA «PUBBLICA»

Fonte




Petizione per dire no alla privatizzazione degli acquedotti
FIRME PER L’ACQUA «PUBBLICA»



Venegono Superiore
Un banchetto, materiale informativo e addetti preparati a rispondere alle curiosità dei cittadini al motto di «acqua pubblica ci metto la firma!». A Venegono ha infatti preso il via la scorsa settimana la raccolta di firme a favore della legge d'iniziativa popolare. Il progetto, attivo a livello nazionale ha interessato anche il territorio venegonese, sul quale sono stati presenti, nei giorni di sabato 24 e domenica 25, rispettivamente presso gli uffici postali e la chiesa San Giorgio, dei banchetti dove poter partecipare all'iniziativa ponendo la propria firma su degli appositi moduli. Alla base dell'iniziativa, l'intento di informare i cittadini del valore dell'acqua e dell'importanza di poterne usufruire liberamente, scongiurando l'avvento della privatizzazione, ormai da molti mesi fonte di accesi dibattiti. Oltre 100mila le firme raccolte nella sola settimana dell'acqua in tutta Italia, e un buon numero anche in territorio venegonese, denotando un forte interesse ed impegno da parte dei cittadini al mantenimento degli acquedotti pubblici. E' importante però ricordare ai Venegonesi che queste azioni non sono direttamente rivolte all'Amministrazione comunale, ma bensì volte ad apportare modifiche in aree di più ampio respiro, che però, naturalmente, coninvologno in prima persona anche la nostra cittadina. La raccolta di firme continuerà in tutta Italia fino al 13 luglio, mentre a Venegono sarà ancora possibile sostenere l'iniziativa in prima persona, sabato 31 presso il supermercato Eurospin e domenica 1° aprile presso la chiesa parrocchiale San Giorgio.

Un'Idrea che fa acqua. Mobilitazione anti Rocchetta

Fonte





Un'Idrea che fa acqua.

Mobilitazione anti Rocchetta in Umbria

Laura Ciarmela

27 marzo 2007

E un giorno gli abitanti si sono accorti che l'acqua del fiume era ricoperta di uno strato schiumoso e marrone. Se questo fosse l'incipit di una favola basterebbe a mettere in moto la vicenda senza conoscere il nome del fiume, o l'origine della vicenda o dove vivono gli abitanti di questa storia. Nella nostra storia però il fiume si chiama Fergia e segna il confine tra Gualdo Tadino e Nocera Umbra.
Un fiume importantissimo considerando che dalle sue sorgenti si dipartono ben tre acquedotti pubblici: due per i comuni sopra indicati e uno per alcuni comuni marchigiani tra cui Fabriano.
Un fiume così importante che i suoi abitanti hanno deciso di difenderlo da un'eccessivo sfruttamento nel 1990, anno in cui i comuni di Nocera e di Gualdo hanno firmato un Protocollo d'intesa in cui si stabiliva che il prelievo d'acqua [a scopo idropotabile e senza emungimento artificiale] dovesse arrivare al massimo a 28 litri al secondo, 20 per Nocera e 8 per Gualdo.
Tutti d'accordo quindi e il fiume Fergia al riparo dal pericolo. Fino al 2003.
Nel 2003 infatti la società Rocchetta, quella di Cristina Chiabbotto e Alex Del Piero per capirci, ha richiesto alla Regione Umbria un permesso di ricerca sulle acque locali. Permesso accordato a patto che gli scavi necessari non andassero a toccare le sorgenti del fiume.
E qui torniamo al punto di partenza, perchè la costruzione di ben tre pozzi e in particolare del terzo, ormai conosciuto con il nome di pozzo Corcia, hanno portato a un inquinamento talmente evidente da richiedere nuovemente la mobilitazione della popolazione locale oltre che dei due comitati, quello del Rio Fergia appunto e del Comitato umbro per la promozione della legge d'iniziativa popolare sulla ripubblicizzazione dell'acqua.
Il Pozzo di Corcia è stato scavato a una profondità di 180 metri sotto le falde del Rio Fergia, provocando una perdita d'acqua elevatissima oltre che un cambiamento qualitativo dell'acqua presente nel bacino. Nell'acqua è infatti oggi presente una quantità di zolfo che a lungo andare la renderà inutilizzabile.
Nonostante la relazione presentata dall'Arpa [] che indicava chiaramente nel Pozzo 3 la causa di tale inquinamento e quindi la necessità di interrompere le concessioni di utilizzo dell'acqua del Fergia, la Regione Umbria e il Comune di Gualdo Tadino hanno continuato ad eseguire una serie di atti diretti a concedere il prelievo dell'acqua alla Rocchetta, attraverso una società «fantasma», ma che secondo molti è ad essa legata: Idrea Spa.
Nel 2005 la giunta regionale ha dato l'assenso al futuro rilascio di nuova concessione di acqua minerale a favore della Rocchetta per 20 litri al secondo e nel 2006 la stessa giunta regionale ha stabilito che gli 8 litri al secondo di acqua destinata alle utenze domestiche del comune di Gualdo Tadino dovessero essere prelevati dalla Idrea e che i cittadini, cosa ancora più grave, sarebbero stati riforniti con la costruzione di un nuovo acquedotto costruito a spese pubbliche.
Successivamente anche un equipe guidata dal professor Tulipano dell'Area di Geologia applicata della facoltà di Ingegneria della Sapienza di Roma ha presentato una relazione sull'impatto idrogeologico, che non faceva che confermare e avvalorare le tesi dello studio presentato dall'Arpa.
Nonostante questa ulteriore conferma e la completa opposizione delle giunte comunale di Nocera umbra, Foligno e di Perugia, il comune di Gualdo Tadino continua a dirsi favorevole alla richiesta di sfruttamento da parte di Idrea. Secondo Sauro Vitali, presidente del Comitato Rio Fergia, il problema della valle compresa tra Gualdo Tadino e Nocera Umbra «non può che interessare tutti i comuni linitrofi perchè destinata ad estendersi a macchia d'acqua...».
Intanto, in gennaio è stato presentato un ricorso straordinario al presidente della Repubblica il cui esito sarà reso noto entro la fine di marzo. In caso di parere negativo i comitati si sono già detti pronti a lottare ancora ricorrendo al Tar.
Per questo, nonostante il freddo, ha avuto una grandissima partecipazione la manifestazione che si è svolta il 24 marzo nella frazione di Boschetto, località vicina al fiume Rio Fergia. Di seguito un breve racconto dalle manifestazione, scritto da Michel Druin, accompagnato da alcune fotografie.

LETTERA SULL’ACQUA

22 marzo: i cittadini si riappropriano della Giornata Mondiale dell’Acqua


LETTERA SULL’ACQUA




Noi parlamentari, sindaci, amministratori locali, rappresentanti delle imprese pubbliche dell’acqua, responsabili dei sindacati della funzione pubblica e cittadini impegnati nei movimenti in difesa dell’acqua provenienti dall’Africa, dall’America latina, dall’America del Nord, dall’Asia e dall’Europa ci siamo riuniti in assemblea – 650 persone – a Bruxelles dal 18 al 20 marzo 2007 nella sede del Parlamento Europeo.
Abbiamo deciso, con questa lettera di informare degli impegni da noi presi tutti i Capi di Stato e di Governo del mondo, tutti i Presidenti dei Parlamenti nazionali, del Parlamento Europeo, del Parlamento Panafricano, del Parlatino (America latina) e i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Lo scopo della nostra assemblea è stato quello di prendere insieme degli impegni precisi miranti a concretizzare il diritto umano all’acqua di tutti gli abitanti del pianeta – servizi igienico–sanitari compresi – e a salvaguardare le risorse idriche del pianeta dall’attuale predazione e devastazione, perchè l’acqua è un bene comune patrimoniale inalienabile dell’umanità e fonte essenziale di vita per tutte le specie viventi.
Siamo convinti che non c’è nessuna inevitabilità all’attuale crisi dell’acqua nel mondo e al fatto che 1,5 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 2,6 miliardi non beneficiano di nessun servizio igienico-sanitario.
Non v’è nessuna inevitabilità per quanto riguarda la quantità d’acqua disponibile e la sua qualità. Se l’acqua diventa sempre più rara, e quindi più cara, ciò è dovuto soprattutto alle nostre scelte in materia di utilizzo e di consumo. Se inoltre, diventata rara, l’acqua sarà causa di conflitti e di guerre nei prossimi decenni, la responsabilita’ di ciò ricadra’ direttamente sugli eletti e sui cittadini in particolare dei paesi del Nord del mondo.
La crisi attuale dell’acqua è il risultato delle nostre scelte economiche, tecnologiche e produttive. In realtà è uno scandalo che l’economia mondiale non sia capace di utilizzare parte della ricchezza disponibile per finanziare l’accesso all’acqua potabile e la costruzione di latrine da cui dipende la salute e la speranza di vita di 2,6 miliardi di persone.

Di fronte a questa situazione e prospettive abbiamo assunto i seguenti impegni prioritari:

  • far riconoscere l’accesso all’acqua come diritto umano universale, indivisibile e imprescrittibile in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo (il 10 dicembre 2008) da parte del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Questo impegno è stato assunto dai Ministri presenti all’assemblea rappresentanti del governo italiano e boliviano;
  • contrastare le decisioni dei governi che perseguono l’inserimento dei servizi idrici fra quelli oggetto di negoziati per la loro liberalizzazione nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. L’acqua non è una merce e tanto meno lo sono i servizi idrici;
  • rinforzare il ruolo delle imprese pubbliche dell’acqua facilitandone – attraverso misure di natura finanziaria e incentivi fiscali – la capacità produttiva, l’efficienza e la qualità dei servizi, favorendo la creazione di consorzi e la cooperazione fra loro a livello dei bacini naturali;
  • realizzare una grande mobilitazione in favore di programmi di partenariato Pubblico-Pubblico fra le collettività locali Nord/Sud, Sud/Sud e Nord/Nord. Ciò facendo si eviterà che la cooperazione solidale fondata sull’allocazione di un centesimo di euro al metro cubo non resti una forma di aiuto caritatevole, ma diventi anche una forma di partecipazione ispirata ai principi di una Carta della Solidarieta’ fra cittadini e comunita’ locali;
  • opporsi all’operato dei poteri pubblici che tendono a far dipendere sempre di più il finanziamento degli investimenti in infrastrutture e servizi pubblici da capitali privati in una logica strettamente finanziaria e speculativa. Ci siamo pertanto impegnati a richiedere la creazione di una Commissione d’inchiesta sui Fondi d’Investimento internazionale specializzati nell’acqua, i cui risultati consentiranno di identificare le soluzioni alternative da adottare per assicurare in maniera coerente e sistematica il finanziamento pubblico degli investimenti pubblici nel settore dell’acqua. A questo riguardo, non è vero che si abbia un bisogno di un volume di investimenti così elevato come affermano la Banca Mondiale e le imprese private dei mercati finanziari;
  • rafforzare tutti gli impegni dei “Portatori d’acqua” a livello delle scuole, delle comunità e degli Enti locali, dei singoli cittadini.
In coerenza con questi impegni chiediamo ai destinatari di questa lettera di aderire ai principi sopra menzionati e adottare tutte le misure necessarie per la concretizzazione degli impegni da noi assunti. In particolare chiediamo di:
  • aderire all’iniziativa per il riconoscimento dell’acqua come diritto umano entro il 10 dicembre 2008 introducendo questo principio nelle Carte Costituzionali dei singoli paesi ai diversi livelli territoriali, e contemporaneamente formalizzare lo Statuto dell’acqua come bene comune pubblico;
  • prendere le disposizioni necessarie affinchè le istituzioni pubbliche non debbano più far ricorso ai mercati di capitale privato per il finanziamento degli investimenti pubblici;
  • istituire come Nazioni Unite un’Agenzia Mondiale dell’Acqua – con poteri di indirizzo e di controllo – a tutela delle capacità autonome delle comunità locali di governare le risorse idriche nell’interesse delle popolazioni, delle generazioni future e degli ecosistemi naturali;
  • assumere, di conseguenza, la diretta responsabilità dei Forum Mondiali dell’Acqua, oggi esercitata in modo non legittimo e ingiustificato da un’organizzazione privata sotto il controllo e l’influenza delle imprese multinazionale dell’acqua che è il Consiglio Mondiale dell’acqua.
Noi non abbiamo nessun diritto di impedire a più di due miliardi di persone, in maggioranza donne e bambini, il diritto a una vita umana e dignitosa. Nè abbiamo il diritto – al solo scopo di perpetuare il nostro potere in termini di ricchezza e di consumo – di alimentare le guerre dell’acqua. Abbiamo invece il dovere di promuovere la partecipazione responsabile e la più diffusa possibile di ogni cittadino al governo dell’acqua ed al suo uso ragionevole e sostenibile. Il pianeta non è un oggetto di consumo predatorio, una merce da sfruttare. Il pianeta è il luogo di vita per tutti i suoi abitanti e del vivere insieme pacifico. L’acqua è pace, e deve essere fonte di futuro condiviso e partecipato.

Bruxelles, 20 marzo 2007

I 650 parlamentari, sindaci, amministratori locali, rappresentanti di imprese pubbliche dell’acqua, esponenti dei sindacati della funzione pubblica e dei movimenti della società civile partecipanti all’Assemblea Mondiale degli Eletti e dei Cittadini per l’Acqua (AMECE).

Acqua, dobbiamo uscire dall’Ato

Fonte




Saronno



La Lega Nord presenta una mozione nel prossimo consiglio comunale di giovedì 30 marzo
«Acqua, dobbiamo uscire dall’Ato»



L'acqua è una risorsa che appartiene alle comunità locali. Non si può togliere agli Enti Locali la proprietà dell'acqua per conferirla obbligatoriamente ad un ente terzo. Questa non è una frase filosofica, ma norma di legge.
Nessuno può obbligare un Comune a conferire a terzi la proprietà delle reti idriche, degli impianti e delle altre dotazioni patrimoniali. Sono beni incedibili per legge.
Non si possono dare condizioni alla possibilità di far gestire la propria rete idrica "in house", né costringere un Ente Locale a indire una gara d'appalto per la gestione della rete stessa. Non si può dividere l'erogazione dalla gestione della rete idrica. Sono tutte cose illegittime perché vanno contro la legge nazionale.
L'acqua è gestita bene a livello comunale, quindi perché cambiare? Perché creare un carrozzone burocratico e irresponsabile, in cui i Comuni piccoli non avranno voce in capitolo, mentre i Comuni grandi spadroneggeranno? Fra i Comuni grandi non c'è certo Saronno, che non fa nemmeno parte del bacino idrografico della Provincia di Varese. Quale vantaggio potrebbe avere un gestore unico provinciale ad investire un'ingente quantità di denaro sul nostro piccolo territorio con lo scopo di collegare la nostra rete idrica del bacino idrografico comasco della Lura, con quello varesotto della Valle Olona? In futuro chi potrebbe garantire un'efficienza della nostra rete idrica pari all'attuale, se non il Comune stesso? Se non c'è acqua oggi i cittadini si vanno a lamentare dal Sindaco, che ne è il responsabile diretto. In futuro a chi ci potremo rivolgere? Al numero verde, magari sempre occupato, del consorzio provinciale acque? Chi ci risponderà si sentirà responsabile in prima persona della mancanza d'acqua, tanto quanto un Sindaco che vive in mezzo a noi?
Se la rete idrica viene controllata bene dal livello comunale è ingiusto che venga ceduta la proprietà a livello più elevato. Questo è un principio base del federalismo: si chiama sussidiarietà. Perché quindi voler togliere ai Comuni il diritto di scegliere a chi dare in gestione le proprie risorse idriche? La legge nazionale, da questo punto di vista, è più federalista di quella della Regione Lombardia.
La Regione inoltre non può ledere l'autonomia dei Comuni, costituzionalmente garantita, legiferando sulle loro competenze obbligandoli addirittura a cedere una proprietà incedibile.
La LR18/2006 sui servizi pubblici locali è contraria alla legge nazionale. C'è un ricorso in ballo e svariati pareri sfavorevoli da parte della Corte Costituzionale. Il Consorzio ATO per la gestione della rete idrica, che si basa proprio su questa Legge Regionale, è quindi contrario anch'esso alla legge. Al nostro Comune purtroppo sono state date indicazioni sbagliate: non c'è l'obbligo di conferire la proprietà della rete idrica ad un Consorzio. La proprietà è incedibile per legge. La nostra rete idrica è e rimane patrimonio della nostra comunità che se l'è pagata fino all'ultimo centesimo e guai a chi ce la tocca. La nostra gente, i nostri padri ed i nostri avi hanno investito i propri soldi per darci una rete acque efficiente.
Cederla ad un Consorzio Provinciale avrebbe come conseguenza una de-responsabilizzazione generale nella gestione della nostra rete acque che renderebbe inefficiente l'erogazione dell'acqua in Saronno.
Non possiamo permettere inoltre che un Consorzio decida il prezzo della nostra acqua. L'acqua, il diritto al suo accesso, le modalità con le quali vengono garantiti questi diritti e determinati i suoi costi e a chi sono a carico, è questione nazionale e costituzionale che riguarda l'eguaglianza
dei cittadini.
Nel prossimo consiglio comunale di giovedì 29 marzo, chiederemo di approvare una mozione urgente per rescindere l'adesione al Consorzio ATO. Ci aspettiamo che tutti, a prescindere dal proprio schieramento politico, votino a favore di questa mozione. Ci rivolgiamo soprattutto agli amministratori, che sempre devono avere in mente l'interesse ed il bene pubblico.
Approvare con urgenza la nostra mozione va inoltre nell'interesse dell'intero Consiglio Comunale, oltre che della Città, perché nessuno in futuro potrà sostenere di non aver saputo che la Legge Regionale fosse illegittima e forse anche incostituzionale. Chi dovesse votare contro si prenderà le proprie responsabilità davanti a tutti i cittadini.

L'acqua è pace e futuro condiviso

Fonte



L'acqua è pace e futuro condiviso

Rosario Lembo*, 21 marzo 2007





Laddove la gestione dell'acqua in Italia è stata privatizzata si assiste a continui aumenti della tariffa, diminuzione e precarizzazione del lavoro, riduzione della qualità del servizio, espropriazione dei saperi e del controllo democratico da parte sia degli enti locali che degli stessi cittadini






Riappropriamoci, come cittadini della Giornata Mondiale, attraverso l'assunzione di precisi impegni di responsabilità che consentano di garantire, nel più breve tempo possibile, il diritto ad una vita umana e dignitosa ai più di due miliardi di persone, in maggioranza donne e bambini che ancor oggi, nel 2007, non hanno accesso all'acqua potabile.

Promuovere la partecipazione responsabile e la più diffusa possibile di ogni cittadino al governo dell'acqua e regolamentare un uso ragionevole e sostenibile delle risorse disponibili, costituiscono le modalità con cui concretamente è possibile che l'acqua sia uno strumento di pace e di garanzia di un futuro condiviso e partecipato.

Questa assunzione di responsabilità da parte dei cittadini italiani è alla base delle oltre 100.000 firme finora raccolte a sostegno della Legge di iniziativa popolare sull'acqua, una legge che chiede il riconoscimento dell'acqua come un diritto umano e la ripubblicizzazione dei servizi idrici.
Dal 17 al 25 marzo, il Forum dei Movimenti per l'Acqua, promotore di questa Campagna, ha lanciato una settimana di mobilitazione straordinaria in tutto il Paese.
L'obiettivo è ambizioso: aggiungere altre 100.000 firme a quelle già raccolte nei primi due mesi.

Oggi, mentre le varie Agenzie e gli stessi Governi celebrano la giornata Mondiale, sotto lo slogan "cooping with scarcity" (confrontarsi con la scarsità), l'acqua è considerata un bisogno, una merce da comprare, non un diritto da garantire. Il servizio idrico è diventato così un ramo del business finanziario, e non un servizio pubblico di interesse generale sostenuto da finanziamenti pubblici, né tantomeno l'accesso all'acqua è visto come un diritto da garantire attraverso la fiscalità generale.
Ed ancora, nonostante il programma del Governo Prodi abbia accolto il principio che proprietà e gestione dell'acqua devono restare pubblici, nessun disegno di legge viene avviato per definire il concetto di gestione pubblica e contrastare la normativa vigente in Italia. Normativa - che vale la pena ricordare - considera l'acqua come un bene economico e fa sì che la gestione del servizio idrico possa avvenire attraverso un'unica forma societaria, la società di capitali, che possono essere privati, misti o interamente pubblici.

E' così che la gestione dell'acqua in Italia continua ad essere privatizzata e, laddove è stato fatto, si assiste a continui aumenti della tariffa, diminuzione e precarizzazione del lavoro, riduzione della qualità del servizio, espropriazione dei saperi e del controllo democratico da parte sia degli enti locali che degli stessi cittadini.

E' in questa cultura dominate della mercificazione che risiedono le responsabilità del mancato accesso all'acqua di oltre un miliardo di persone nel mondo e due miliardi e mezzo non hanno adeguati servizi igienico sanitari.

Di questo si sono fatti interpreti dal 18 al 20 marzo, al Parlamento Europeo di Bruxelles si svolta l'Assemblea Mondiale dei Cittadini e degli Eletti per l'Acqua, che ha visto oltre 650 parlamentari, sindaci, amministratori e rappresentanti di imprese pubbliche dell'acqua, esponenti sindacali della funzione pubblica dei tre continenti, sostenere l'obiettivo di dichiarare l'acqua bene comune e diritto umano universale, indirizzando ai capi di Stato e di Governo del mondo, tutti i Presidenti dei Parlamenti ed i membri del Consiglio di sicurezza delle nazioni Unite, una " Lettera sull'Acqua che contiene una serie di concrete proposte di impegni,

Nella lettera - di cui riportiamo alcuni stralci - fra l'altro si legge: "Siamo convinti che non c'è nessuna inevitabilità all'attuale crisi dell'acqua nel mondo e al fatto che 1,5 miliardi di persone non hanno accesso all'acqua potabile e 2,6 miliardi non beneficiano di nessun servizio igienico-sanitario.

Di fronte a questa situazione sono stati assunti i seguenti impegni prioritari:
• far riconoscere l'accesso all'acqua come diritto umano universale, in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo (il 10 dicembre 2008) da parte del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Questo impegno è stato assunto dai Ministri presenti all'assemblea rappresentanti del governo italiano e boliviano;
• contrastare le decisioni dei governi che perseguono l'inserimento dei servizi idrici fra quelli oggetto di negoziati per la loro liberalizzazione nell'ambito dell'Organizzazione Mondiale del Commercio.
• rinforzare il ruolo delle imprese pubbliche dell'acqua favorendo la creazione di consorzi e la cooperazione fra loro a livello dei bacini naturali;
• realizzare una grande mobilitazione in favore di programmi di partenariato Pubblico-Pubblico fra le collettività locali Nord/Sud, Sud/Sud e Nord/Nord;
• opporsi all'operato dei poteri pubblici che tendono a far dipendere sempre di più il finanziamento degli investimenti in infrastrutture e servizi pubblici da capitali privati in una logica strettamente finanziaria e speculativa. Ci siamo pertanto impegnati a richiedere la creazione di una Commissione d'inchiesta sui Fondi d'Investimento internazionale specializzati nell'acqua (...);
• rafforzare tutti gli impegni dei "Portatori d'acqua" a livello delle scuole, delle comunità e degli Enti locali, dei singoli cittadini.

In particolare i partecipanti all'AMECE richiedono ai tutti i Capi di Stato e di Governo del mondo, tutti i Presidenti dei Parlamenti nazionali, del Parlamento Europeo, del Parlamento Panafricano, del Parlatino (America latina) di:
• aderire all'iniziativa per il riconoscimento dell'acqua come diritto umano introducendo questo principio nelle Carte Costituzionali dei singoli paesi ai diversi livelli territoriali, e contemporaneamente formalizzare lo Statuto dell'acqua come bene comune pubblico;
• prendere le disposizioni necessarie affinchè le istituzioni pubbliche non debbano più far ricorso ai mercati di capitale privato per il finanziamento degli investimenti pubblici;
• istituire come Nazioni Unite un'Agenzia Mondiale dell'Acqua a tutela delle capacità autonome delle comunità locali di governare le risorse idriche nell'interesse delle popolazioni, delle generazioni future e degli ecosistemi naturali;
• assumere, di conseguenza, la diretta responsabilità dei Forum Mondiali dell'Acqua, oggi esercitata in modo non legittimo e ingiustificato da un'organizzazione privata sotto il controllo e l'influenza delle imprese multinazionale dell'acqua che è il Consiglio Mondiale dell'acqua.

Noi non abbiamo nessun diritto di impedire a più di due miliardi di persone, in maggioranza donne e bambini, il diritto a una vita umana e dignitosa. L'acqua è pace, e deve essere fonte di futuro condiviso e partecipato.

*Segretario generale del Comitato italiano per il contratto Mondiale sull'acqua

Schizzi d'acqua. L'acqua

Fonte



Il progetto organizzato da Amref per sensibilizzare l'Occidente. Da Bucchi a Staino
agli africani Zekid e Kalla. La campagna dell'arte in difesa dell'oro blu
Gli "Schizzi d'acqua" sono d'autore
venti disegnatori contro gli sprechi




ROMA - Alcuni sostengono che in futuro le guerre si faranno per l'acqua dolce. Per il controllo dell'oro blu, l'elemento alla base e basilare per la vita. Un futuro che sembra farsi sempre più imminente. Anzi: in Africa deve essere già presente, visto che l'acqua è gia contesa in alcune zone del continente. E comunque lì, dappertutto, ce n'è sempre troppo poca. Troppo poca perché tutti siano dissetati a sufficienza. O basti per irrigare i campi e quindi sfamare tutti. Amref ha organizzato una campagna per cercare di riaffermarne l'immenso valore.
L'iniziativa, intitolata "Schizzi d'acqua. L'acqua come non l'avete mai vista", persegue un duplice scopo: da un lato sensibilizzare i paesi ricchi sul problema dello spreco delle risorse idriche, invitandoli a limitarsi il prima possibile. Contemporaneamente sarà organizzata una raccolta di fondi per realizzare un progetto concreto per garantire acqua, e quindi salute, a 30mila bambini nel nord dell'Uganda. Con le proiezioni sempre più allarmanti sugli effetti del riscaldamento terrestre, il ciclo dell'acqua - per natura globale e interdipendente - diventa automaticamentne il filo conduttore che collega la nostra abbondanza alla penuria idrica africana.
Le vignette saranno pubblicate anche sul sito di Amref - www.amref.it - da dove si potrà aderire all'iniziativa con una donazione che farà salire il livello di acqua di una grande cisterna simbolica. I lavori sono stati realizzati per l'occasione da una ventina di disegnatori italiani e africani che hanno dato vita ad una mostra itinerante. Gli autori africani provengono da diverse nazioni del continente, e il loro background, il loro tratto, i loro contenuti sono contraddistinti dalla complessa situazione socio-politica che caratterizza il paese di origine: Abdool Kalla, Achou, Alain Mushabah, Almo The Best dal Cameroon, Hamidou Zoetaba, Patrick Gathara, Stephane Tcheukam, Tayo Fatunla e Wily Zekid dal Congo.
Gli autori italiani che hanno aderito all'iniziativa sono Massimo Bucchi, Stefano Disegni,Francesco Fagnani, Emilio Giannelli, Riccardo Manelli, Beppe Mora, Roberto Perini, Alberto Rebori, Pier Maria Romani, Giuliano Rossetti e Sergio Staino.

(20 marzo 2007)

Il problema di un pianeta senz’acqua

“Acqua bene comune per la vita, da escludere dagli accordi mercantili, con la partecipazione di tutti. Il problema di un pianeta senz’acqua”. Le linee di azione dell’Assemblea Mondiale dei Cittadini ed Eletti per l’Acqua - Bruxelles 18-20 marzo 2007. Petrella: “Siamo di fronte allo scandalo mondiale dell’acqua e non solo ad una risorsa che si sta esaurendo”. www.amece.net



Roma, 12 marzo 2007 - “Escludere l’acqua dagli accordi mercantili, inscrivere il dibattito sull’acqua nei processi di democrazia, rivendicare il riconoscimento dell’acqua come « diritto umano e bene comune pubblico” sono queste le linee di azione principali dell’Assemblea Mondiale dei Cittadini ed Eletti per l’Acqua (AMECE), che si svolgerà dal 18 al 20 marzo a Bruxelles, presso il parlamento Europeo, organizzata dal un Comitato internazionale, sostenuto sul piano organizzativo a livello belga da un comitato composto da 40 associazioni ed a livello italiano dal Comitato italiano in collaborazione con il Cipsi, Cevi, Cospe, Cric, Legambiente altre organizzazioni europee.
All’assemblea si sono già iscritte oltre 500 persone in rappresentanza di associazioni, movimenti, imprese, sindaci ed amministratori provenienti da Africa, Asia, America latina, Europa e Nord America. Porteranno il loro contributo per far conoscere l’impegno a difesa dell’acqua da parte delle istituzioni Armand De Decker (Ministro della Cooperazione e Sviluppo del Belgio), Louis Michel (Commissario europeo per la Cooperazione e lo Sviluppo), Abel Mamani (Ministro dell'Acqua del Governo della Bolivia), Patrizia Sentinelli (Viceministra della Cooperazione del Ministero Affari esteri italiano) e Marina da Silva ( Ministro delle politiche ambientali del Brasile) e dal Presidente del Parlamento europeo Hans-Gert Poettering. L’azione degli enti locali sui territori sarà testimoniata dal Vicesindaco di Nairobi Waititu Ndungu, dai sindaci italiani della Rete dei nuovi Municipi e di diverse città che italiane ed europee che hanno assunto impegni a livello della Cmapgan dei Portatori d’acqua. I contributi delle comunità e dei movimenti saranno testimoniati da Vandana Shiva (Research Foundation for Science, Technology and Ecology), Sekou Diarra Rete africana dell'acqua, Mali), Danielle Mitterrand (Presidente Fondazione France Libertés), Norma Castañeda (Red Mexicana de Acción sobre el Libre Comercio), , Adriana Marquisio (Predisente di CNADV, Uruguay), Vibhu Nayar (Tamil Nadu State Water Company, India), Alberto Muñoz (Union de Usuarios y Consumidores, Argentina), Virginia Setshedi (African Water Network), Luis Isarra Delegado (Segretario generale FENTAP, Perù), Andres Jose Tamayo (Movimento Ambientalista de Olancho, Honduras). Numerosa sarà anche a Bruxelles la presenza dei Movimenti ed associazioni italiane che vedrà fra i presenti Emilio Molinari (Presidente comitato italiano), Guido Barbera (presidente Cipsi), di Rosa Pavenelli delal segreteria della FP/ CGIL, e di diversi europarlamentari Italiani come Roberto Musaccchio, Vittorio Agnoletto e Giulietto Chiesa.
Di fronte alla crescita del fossato da una parte dei discorsi e le preoccupazioni delle classi dirigenti e, dall’altra, la realtà della condizione umana per tre miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua ed degrado dello stato di salute del Pianeta Terra, L'AMECE vuole essere un momento di richiamo della società civile nei confronti delle istituzioni e della politica
Il primo obiettivo che l’AMECE si propone è quello di chiedere alla “politica” ed alle Istituzioni di passare dalla retorica denunciatrice o rassicurante dei grandi proclami, conferenze, dai decenni internazionali dell’acqua, dell’ambiente , della lotta contro la povertà, alle azioni miranti alla soluzione effettiva dei problemi.
Il secondo obiettivo dell’AMECE è quello di promuovere questo cambiamento di atteggiamento attraverso la creazione di un nuovo rapporto tra i cittadini (che trovano attualmente nei movimenti sociali la principale voce di espressione e di mobilitazione) e le istituzioni, in particolare le istituzioni parlamentari e le collettività locali (in primis i comuni) .Un rapporto di dialogo-scontro e cooperazione-decisione che può e deve essere nuovo perché ricondotto sul campo dei diritti e sull’asse dei beni comuni, quale l’acqua. L’AMECE vuole essere uno dei luoghi e dei momenti di promozione del «rinascimento della politica e della res publica».
Le proposte che saranno al centro dei tre giorni di lavoro dell’AMECE sono contenute in un articolato dossier, e possono essere cosi sintetizzate :
- Incoraggiare l’emergere di nuovi modelli di cooperazione decentralizzata e sollecitare forme di partenariato pubblico-pubblico
- Riunire tutti gli attori sociali: ong, sindacati, imprese di gestione di servizi idrici, rappresentati eletti, ecc., per formulare una proposta comune da avanzare alle istituzioni internazionali. L’obiettivo a lungo termine è quello di istituire consulte regolari sotto l’egida delle Nazioni Unite, in attesa della creazione di un organismo internazionale per il diritto all’acqua.
- Creare una migliore comunicazione con cittadini a e di tutti i livelli, al fine di sviluppare una consapevolezza globale circa la gravità delle attuali problematiche idriche, quali, ad esempio, l’accesso all’acqua potabile.
- Per concretizzare questi intenti, poiché il fine è di garantire a ciascuno l'accesso alla risorsa vitale acqua, è necessario riconoscere a questa uno “status” che ne impedisca l'appropriazione, la protegga da distruzione o degradazione e ne consenta un'equa distribuzione.
Il Dossier ed il programma dell’insieme degli eventi che si svolgeranno dal 18 al 22 marzo ed accompagneranno l’Assemblea dei cittadini e degli letti per l’acqua, saranno distribuiti nel corso della Conferenza stampa internazionale che si svolgerà venerdì 16 marzo alle 11,30 alla “Station de Pompage du Bois de la Cambre, avenue Lloyd Georges, Bruxelles, con la partecipazione di Pierre Galand (sénatore, présidente della Commissione Mondializzazione del Sénato belga e présidente del comitato belga dell’AMECE) e di Riccardo Petrella (segretario generale del Comitato Internazionale per il Contratto Mondiale dell'Acqua)

Il Parlamento mondiale dell’acqua: chi spreca, paga

Fonte


Il Parlamento mondiale dell’acqua:

chi spreca, paga

(19 Marzo 2007)

Ogni italiano usa circa 400 litri d’acqua al giorno, per fare la doccia o semplicemente per dissetarsi: otto volte di più di un abitante del Kenya o della Cambogia. Per discutere del crescente allarme idrico associazioni, amministratori e imprese pubbliche si incontrano a Bruxelles: sono seicento le persone che partecipano dal 18 al 20 marzo all’Assemblea mondiale dei cittadini ed eletti per l’acqua (Amece), in vista della Giornata mondiale dell’acqua indetta dall’Onu il 22 marzo.
Nel mondo ottocento milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile: nelle zone rurali dell’Africa Subsahariana non può bere un bicchiere d’acqua il 42 per cento della popolazione.
Numerose organizzazioni non governative che partecipano all’Amece hanno avanzato una proposta: accantonare un centesimo per ogni metro cubo di acqua erogato dalle imprese pubbliche con l’obiettivo di costruire un fondo comune tra le ong. L’incasso potrà essere utilizzato per investimenti nei paesi in via di sviluppo colpiti dall’emergenza idrica.
L’acqua è una risorsa contesa: 263 bacini attraversano i confini politici di territori occupati dal 40 per cento della popolazione umana. “C’è bisogno di un riconoscimento internazionale per l’inalienabilità dell’acqua” sostiene Emilio Molinari, presidente del Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionali (Cipsi) “dalla Carta dei diritti umani alle carte costituzionali delle singole nazioni. In Uruguay è un diritto garantito dalla costituzione, in Belgio è una legge”.
“L’acqua è un bene comune” sottolinea Molinari “e non può essere privatizzata né monetizzata”. Secondo il Rapporto Onu sullo sviluppo umano del 2006 i servizi idrici più economici sono proprio quelli forniti dalle aziende pubbliche. I venditori al dettaglio sono invece i più cari e sono numerosi soprattutto nei paesi sottosviluppati: a Kibera, in Kenya, un metro cubo d’acqua costa 3,5 dollari, sette volte di più che nei paesi ricchi.
Chi vuole seguire in diretta le discussioni in Europa dal 22 marzo, giornata mondiale dell’acqua, può usare la webcam predisposta nell’ambito delle iniziative della Comunità europea. Gli appassionati di statistiche possono contribuire all’analisi dei dati raccolti sugli aspetti dell’emergenza acqua attraverso il Berkeley Water Center, un progetto di elaborazione distribuita con il contributo di computer da tutto il mondo.

Tutto schizzi di parole intorno di Nino Ferrara



Associazione CTNA ed il Comune di Oleggio






Oleggio 13 marzo 2007



Tutto schizzi di parole intorno

In occasione della giornata mondiale dell’acqua sabato 24 marzo 2007:
Performance teatrale “Tutto schizzi di parole intorno”
Racconti con immagini della campagna Portatori d’acqua nel comune di Oleggio, del forum sociale mondiale di Nairobi e dall’Assemblea degli eletti per l’acqua al Parlamento Europeo di Bruxelles. Raccolta firme per iniziativa di legge popolare sull’acqua


L’associazione CTNA ed il Comune di Oleggio invitano Sabato 24 marzo alle ore 21, in occasione delle iniziative per la giornata mondiale dell’acqua, ad assistere alla performance teatrale dal libro “Tutto schizzi di parole intorno” di Nino Ferrara. La performance è stata realizzata dalla Officina OIBO’ con la regia di Rosita Raia ed è interpretata da Rosita Raia, Daria D’Acunto, Valentina Dalla Piazza e Francesco Marchetti, con musiche originali dal vivo di Paolo Montanari e immagini di Paolo Rizzi e Laura Bergomi. Attraverso parole, gesti, immagini e musiche dal vivo si ripropone il racconto dello scrittore novarese Nino Ferrara, in cui il protagonista è un giovane ragazzo arabo che – portatore d’acqua, di parole e di speranza - ci accompagna nel viaggio in un’altra cultura.
La serata, organizzata presso la sala 2 del cinemateatro di Oleggio in piazza Roma, sarà l’occasione per fare il bilancio della partecipazione del Comune di Oleggio alla Campagna internazionale “Portatori d’acqua”, promossa dal Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’acqua.
Nella serata verranno anche proiettate immagini dal Forum sociale mondiale 2007 di Nairobi e dall’Assemblea degli eletti per l’acqua al Parlamento Europeo di Bruxelles.
Vi sarà anche la possibilità di firmare la proposta di legge di iniziativa popolare “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”, che ha l’obiettivo di favorire la definizione di un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale.


Per eventuali approfondimenti Vi invitiamo a contattare
Paolo Rizzi (cell. 340/527320 – mondopossibile@infinito.it)

A B C . acqua bene comune


A B C . ACQUA BENE COMUNE


12 Marzo
alle 21
presso la Sala Consigliare del


Comune di Laveno Mombello, Villa Frua



INTERVENGONO


Ercole Ielmini
Sindaco del Comune di Laveno Mombello

Rosario Lembo
segretario Comitato italiano del Contratto mondiale sull’Acqua

Franco Taddei
segretario ATO Provincia Varese

Alberto Tarrone
Legambiente Lombardia

Alessandro Di Gregorio
Lega Consumatori ACLI

Antonello Carai
Forum italiano dei movimenti per l’Acqua

Modera
Letizia Antonello

Per informazioni
347.2266935
mailto:if@transitiproject.org
if@transitiproject.org

ACQUA POTABILE

FONTE




Acqua:
se la conosci l’apprezzi



È sicura? Perché ha un odore strano? Quella in bottiglia è di qualità migliore?
Un fi ltro domestico può aiutare? Perché il suo prezzo aumenta?
Sono molti i problemi, i timori e i dubbi che avete sull’acqua.
È ora di rispondervi.

--

--

INCHIESTA SUGLI ACQUEDOTTI

FONTE



Acqua: serve più
trasparenza


Quanto ne sappiamo dell’acqua che esce dal rubinetto di casa? Ben poco, a giudicare dalla scarsa disponibilità a fornire informazioni dimostrata dalla maggior parte degli acquedotti da noi contattati per questa inchiesta. La comunicazione al consumatore va migliorata.


Acqua a mano armata

FONTE
www.beppegrillo.it

Acqua a mano armata





Seguitemi, se ci riuscite, in questa storia. Vi svelo subito il finale: ci hanno rubato l’acqua. Nel 1992 la legge Galli avvia la privatizzazione dell’acqua. Nascono 92 società di gestione a capitale misto: privato e pubblico. Queste società hanno un solo obiettivo: il profitto. Alcune sono quotate in Borsa. Più aumenta il prezzo dell’acqua, più aumenta il valore dell’azione e più staccano dividendi.
Tutti sanno che il petrolio di questo secolo si chiama acqua. Rispetto al petrolio ha una qualità importante: non serve per spostarsi, ma per vivere. L’acqua è vita e ogni giorno 30.000 persone muoiono nel mondo per mancanza d’acqua. Quale speculazione migliore della vita umana?
La privatizzazione dell’acqua è più di una vergogna, di uno schifo. Le parole trovatele voi. L’Acea che dà l’acqua ai romani ha incrementato il suo utile nell’ultimo anno del 30% distribuito in gran parte agli azionisti. “Grazie Roma che ci fai piangere ed abbracciarci ancora...”.
Il giro d’affari annuo delle piovre dell’acqua è di CINQUEMILIARDIDIEURO. Questo non è capitalismo. E’un’economia di rapina che fa utili sulla pioggia. L’acqua non può essere un dividendo, non può produrre utili. Va sottratta alle società per azioni. In futuro di acqua ce ne sarà sempre meno. E’ un bene pubblico. Anzi, è il principale bene pubblico. Il Governo faccia qualcosa prima che la gente si muova da sola.
Ascoltate l’intervista di Piero Ricca a Giuseppe Altamore di Famiglia Cristiana e a Riccardo Petrella dell’Università Cattolica di Livanio

Trovato l'accordo sull'acqua

Trovato l'accordo sull'acqua.
Ora il via libera al ddl Lanzillotta è più vicino



(12-02-2007)

Linda Lanzillotta
Verdi e Rifondazione sono accontentati: la gestione dei servizi idrici in futuro rimarrà in mano pubblica. Una piccola vittoria per la sinistra radicale ma anche un passaggio tattico fondamentale per i riformisti. Cade cosi la precondizione che i due partiti avevano posto per dare il proprio placet al disegno di legge di riforma dei servizi pubblici locali. Fatto, questo, che accelera e semplifica l'iter del ddl Lanzillotta fra commissioni e aule parlamentari.
La moratoria sulle privatizzazioni dei servizi idrici è il risultato principale del vertice interministeriale che si è tenuto ieri mattina a palazzo Chigi, presenti i ministri Lanzillotta, Ferrero, Santagata e Pecoraro Scanio insieme al sottosegretario alla presidenza del consiglio Letta e ai "tecnici" di Di Pietro. Il governo s'è mostrato concorde nel voler sospendere la pratica dell'affidamento a soggetti privati della gestione degli acquedotti, cosa che diversi enti locali hanno peraltro già avviato. Comuni come Palermo, Agrigento o Arezzo e regioni come Lombardia, Toscana e Campania hanno già iniziato tutte le procedure previste dalla legge attuale. E uno dei punti più delicati che i ministri sono chiamati a sciogliere riguarda proprio come evitare che lo stop governativo ledi i diritti acquisiti derivanti dai contratti già firmati dagli enti locali con imprese private. Proprio per questo è stata prevista per la prossima settimana una riunione dei tecnici dei diversi ministeri. In altri termini, loro compito è che i vari Tar regionali non siano subissati dai ricorsi delle amministrazioni locali e delle aziende. Quale sarà il contenitore legislativo della moratoria? Scartata l'ipotesi di inserirla nel codice ambientale e quella di adottare un provvedimento ad hoc, la soluzione più probabile è che venga inscatolata in un emendamento da presentare nel primo pacchetto legislativo utile. Indiscrezioni individuano nel decreto di recepimento delle norme comunitarie il veicolo migliore. Il vertice interministeriale non si è fermato tuttavia alla decisione sulla moratoria. Altra proposta innovativa che è venuta fuori è la creazione di un commissario ad hoc per l'acqua nel Mezzogiorno. Una figura che dovrebbe contribuire a risolvere le inefficienze e gli sprechi tipici degli acquedotti meridionali. Basti pensare che solo quello pugliese perde il 40 per cento dell'acqua trasportata. L'annuncio della moratoria è tuttavia un fatto significativo soprattutto da un punto di vista politico. Così infatti viene meno una delle condizioni necessarie che Verdi e Prc avevano posto per dare il nulla osta al ddl Lanzillotta. «La ripubblicizzazione dell'acqua era una delle precondizioni alla riforma dei servizi pubblici locali - spiega Francesco Manna, responsabile enti locali del Prc -. Venuto meno questo ostacolo possiamo riawiarci su di un percorso comune con le altre forze della maggioranza». Se la decisione presa dal vertice interministeriale rende più vicino il via libera per il ddl Lanzillotta, tuttavia non tutti i nodi sono risolti. Ancora ieri sera il capogruppo di Rifondazione comunista nella commissione Affari istituzionali, Claudio Grassi, ha sottolineato che il testo ancora «non va bene». Per Grassi «la previsione della gestione diretta in economia è insufficiente senza la previsione delle aziende speciali, anche consortili, o della spa in house». Un punto questo che vede una posizione quanto meno diversa, se non proprio contrapposta, di Margherita e Ds. Insomma, prima che ci sia il via libera definitivo c'è ancora lavoro di mediazione politica da fare.
I più contenti per la moratoria sono sicuramente quei movimenti che si sono uniti nel Forum dell'acqua e che stanno portando avanti una raccolta di firme per presentare una proposta di legge d'iniziativa popolare che ripubblicizzi la gestione dei servizi idrici. In poco più di un mese hanno già raccolto più di SOmila firme, soglia minima prevista dalla Costituzione per la presentazione alle camere.

Acqua in bottiglia





Acqua in bottiglia e pubblicità:
aggiornamenti da Altreconomia




Cari amici,

con questa lettera vogliamo -innanzitutto- ringraziarvi.
Per aver aderito alla nostra proposta di pensare se e come regolamentare la pubblicità delle acque in bottiglia (dal 10 febbraio ad oggi abbiamo registrato quasi 800 adesioni) e per averci suggerito -con i vostri commenti- alcuni spunti e approfondimenti che ci saranno utili per andare avanti e provare a strutturare una vera e propria campagna.
Se l'idea continua a piacervi vi chiediamo di girare l'invito ai vostri amici.
Intanto ecco, in anteprima, il commento di Francesco Gesualdi (Centro nuovo modello di sviluppo) che uscirà sul numero di marzo di Altreconomia (da martedì nelle botteghe del commercio equo), insieme ad alcuni aggiornamenti dal mondo dell'acqua in bottiglia.
Grazie di tutto.
La redazione di AE

FARE A MENO DELLA PUBBLICITA'
È provato. La pubblicità si fa aggressiva quando la gente non vuole saperne.
La prova? Esiste pubblicità per il pane? Non ce n’è bisogno, lo mangiamo da millenni e continueremo a farlo finché ci sarà del grano disponibile.
Fa parte della nostra cultura. Beviamo anche acqua: non da millenni, ma da milioni di anni.
Da quando l’uomo è comparso sulla terra. Prima di sorgente, poi di pozzo, infine del rubinetto: nessuno ci ha mai spronati a farlo.
Invece, oggi, subiamo un bombardamento da 380 milioni di euro all’anno per essere costretti a bere acqua in bottiglia. Altrimenti nessuno la berrebbe.
In assenza di condizionamento quale persona di buon senso opterebbe per una scelta tanto insicura, dispendiosa e inquinante? Nessuna società di buon senso accetterebbe di fare viaggiare tutti i giorni centinaia di camion da un capo all’altro d’Italia per fare bere ai trentini l’acqua di Caserta e ai casertani l’acqua di Trento.
Alla faccia degli allarmi sul clima e della necessità di ridurre le emissioni di CO2 del 60%.
Se vietassimo la pubblicità dell’acqua in bottiglia contribuiremmo agli obiettivi di Kyoto molto di più della lenzuolata di provvedimenti farsa messi a punto da Bersani e Pecoraro Scanio, veri pannicelli caldi.
Ma renderemmo giustizia anche all’intelligenza umana e all’opinione pubblica che quotidianamente è presa per il bavero da spot pubblicitari che tentano di inebriarci inneggiando all’acqua “zero grassi” o “che fa pisciare”.
In un mondo serio, la pubblicità non dovrebbe esistere, perché i consumi non vanno spinti, ma frenati in nome della sostenibilità e dell’equità. La gente non ha bisogno di messaggi ingannevoli, ma di informazioni serie sulla qualità dei prodotti, la sicurezza, la storia ambientale e sociale.
Dunque: non spot privati al servizio delle imprese, ma un servizio pubblico di informazione sui prodotti al servizio della gente. Purtroppo non viviamo in un mondo serio, che si pone
come obiettivo primario la salvaguardia dei beni comuni per garantire a tutti il diritto alla vita. Questo mondo è asservito alle imprese che per il profitto della giornata distruggono il mondo, la gente, la pace.
Non so se ce la faremo a invertire il senso di marcia prima di giungere alla catastrofe, ma dobbiamo provarci.
Anche a costo di essere derisi come forse succederà quando ci presenteremo per chiedere il divieto della pubblicità sull’acqua in bottiglia. Se non altro forse riuscirà a fare riflettere qualcuno e questo sarebbe già un grande risultato.

Francesco Gesualdi

Altreconomia. L'informazione per agire
http://www.altreconomia.it

"Mettiamola fuori legge!

La pubblicità, non l'acqua in bottiglia"
http://www.altreconomia.it/acqua
tel. 02-83.24.24.26

NATO: NON SOLO VICENZA


NATO: NON SOLO VICENZA

La linea editoriale del blog la dobbiamo scegliere noi (problema tuttora aperto), far riferimento solo a Venegono e a nient’altro mi sembra alquanto miope e assurdo, oltretutto dai commenti che appaiono sul blog non mi pare che la mia sia una posizione isolata.
I problemi del mondo sono anche i problemi di Venegono, non mi sembra corretto non parlarne, preferirei un respiro mentale ben più ampio di quello sancito dagli angusti confini comunali.
Comunque, in base ai dettami più restrittivi di che cosa si debba o non si debba parlare ho fatto una piccola ricerca su internet, cercando la parola “Venegono” e solo quella.
E’ sceso di tutto, evidentemente per internet Venegono non è fuori dal mondo.
Guardando tra i vari richiami trovo una cosa alquanto interessante, un bel articolo dal titolo “NATO: NON SOLO VICENZA” in cui si fa un piccolo riferimento a Venegono.
Per cui va pubblicato ? No.
Nell’articolo si parla della base NATO di Solbiate Olona, del fatto che da li partano i soldati per l’Afghanistan, ma si sa che Solbiate non è Venegono per cui non si può farne cenno, che la base sia a pochi chilometri da noi o in Australia per il blog non fa alcuna differenza.
Una logica perfetta.
Sul blog si dovrebbe parlare solo della vita comunale, dei sensi unici, di recinzioni traballanti e di nient’altro.
Sono argomenti che sicuramente devono essere affrontati, ma ritengo che ci sia molto altro di cui parlare.
Non volevano risvegliare la coscienza critica dei Venegonesi ?
L’articolo “NATO :NON SOLO VICENZA”
L’articolo è di Nigrizia, la rivista dei Missionari Comboniani, noti comunisti.
Chissà cosa direbbe la Signorina Brianza.
http://www.disarmo.org/rete/articles/art_20277.html


Gianluca

La Russia scopre l'Oro blu

Fonte





Mosca prepara l'export dei suoi immensi patrimoni idrici

Ripescato un progetto per deviare i grandi fiumi siberiani

L'acqua vale più del petrolio
la Russia scopre l'Oro blu

La Fao: nel 2050 quasi un terzo dell'umanità senz'acqua potabile
Una rete di canali avvolgerà i paesi assetati dell'ex Unione Sovietica

dal nostro corrispondente LEONARDO COEN



MOSCA - Non solo la Russia galleggia su immensi giacimenti di petrolio e gas, al punto da averla trasformata in una superpotenza energetica. Nel suo sterminato territorio c'è tanta acqua dolce da dissetare due pianeti: 120mila fiumi, 2,3 milioni di laghi, paludi vaste come Italia, Spagna e Francia messe assieme. Le risorse idriche superano i 97mila chilometri cubi se ci aggiungiamo le acque del sottosuolo e i ghiacciai: tradotto in vil moneta - o meglio, in denaro liquido - significa poter disporre di scorte idriche il cui valore supera, già oggi, gli 800 miliardi di dollari l'anno. Siccome l'acqua sarà il petrolio del nuovo millennio, i sogni di grandezza del Cremlino stanno diventando ancor più ambiziosi, tanta ricchezza e tante prospettive aumentano l'influenza politica, specie sui paesi confinanti dell'Asia Centrale, assediati dai deserti e dalla siccità.
È bastato un rapporto della Fao, apparso lunedì, in cui si rilancia l'allarme per l'emergenza acqua ("nel 2050 quasi due miliardi di persone potranno restare senz'acqua potabile") e subito i russi hanno fatto sapere che saranno pronti ad operare nel florido mercato dell'oro blu, anche se preferiscono chiamarlo "oro trasparente" (così ha scritto ieri il giornale Novye Izvestia): "La Russia ha buone chances, bisogna però sfruttarle con intelligenza. Potremo occupare un buon posto tra i fornitori d'acqua e tra gli esportatori di prodotti che richiedono grande consumo d'acqua", spiega Viktor Danilov-Daniljan, direttore a Mosca dell'Istituto Nazionale per i Problemi Idrici, "per esempio, l'Africa settentrionale e il Medio Oriente importano una quantità tale di frumento che per produrla ci vorrebbe l'acqua di due fiumi come il Nilo".
I numeri dello "stress idrico" sono da brivido. Per ottenere un chilo di riso ci vogliono da 2 a 5mila litri di acqua. In media, per produrre cibo occorrono 3mila litri d'acqua a testa al giorno.
Quando l'acqua comincerà a scarseggiare, la Russia grazie alle sue smisurate risorse diventerà leader della catena alimentare. Basterà adeguare le infrastrutture, costruire acquedotti diretti a sud, come succede per gli idrocarburi, avvolgere in una tela di ragno gli assetati dell'Eurasia. Pensare che il regime sovietico aveva messo in piedi un progetto per invertire il corso dei grandi fiumi siberiani che sfociano nell'Artico e irrigare le repubbliche dell'Asia Centrale: un'impresa titanica ma potenzialmente anche una catastrofe ambientale. Prevalse il buon senso, e tutto rimase come prima. Era il 1986. Oggi, Nursultan Nazarbaev, presidente del Kazakistan ha rispolverato quella vecchia idea, però da Mosca hanno fatto finta di non capire. "Che comincino a eliminare gli sprechi", suggerisce Tatiana Moisseenko, membro dell'Accademia delle Scienze. Ai Paesi che dispongono di scarse risorse idriche lei consiglia di evitare l'emancipazione totale ("l'indipendenza") dalle regioni del mondo che invece ne dispongono in abbondanza: "In Asia Centrale l'acqua viene sfruttata in maniera abbastanza irrazionale", osserva la Moissenko, "devono introdurre tecnologie per risparmiarla, mettere in uso nell'irrigazione le tecnologie a gocce".
I Paesi ex satelliti dell'Urss soffriranno pesanti danni se non correranno ai ripari. E il riparo si chiama Grande Madre Russia. Dice Anatolij Barkovskij, direttore del Centro per i rapporti esteri dell'Istituto di economia dell'Accademia delle Scienze russa: "Bisogna risolvere in anticipo una serie di problemi: come e quanta acqua può essere trasportata senza creare danni ambientali. Dopodiché, potremmo dissetare fino a saziare".
Acqua come merce, fiumi di rubli, anzi, di dollari. Il business dell'oro blu arricchirà ulteriormente la Russia, scrivono i giornali.
Il controllo dell'acqua è vitale, senza si muore. Senza non si produce. L'acqua è un bene di consumo, lo ha stabilito l'Organizzazione mondiale per il commercio, alla quale la Russia sta aderendo. L'industria globale dell'acqua ha un giro d'affari di 400 miliardi di dollari. Un "asset" fluido che garantisce profitti a go-go e sudditanze strategiche. Da annegarci.

(28 febbraio 2007)

Proposte

Proposte

Visto che si è ceduto (opinatamente) alle pressioni localistiche dei Soloni di turno e bisogna occuparsi solo di Venegono ho una serie di proposte:

-
apertura della rubrica "Orrori venegonesi", cominciando dal pugno nell'occhio che è il sorgendo Sinergy e proseguendo con la rotonda davanti al Comune, che sembra uscita da un fumetto horror. Provvederò alle foto

- apertura della rubrica "Misteri venegonesi" cominciare dal senso unico di via Monte Bianco dove all'inizio ci sono segnati i parcheggi, alla fine no. Perchè? interessare Lucarelli per una puntata di Blu notte.

- fare un esperimento di democrazia diretta elettronica: indire un sondaggio su un argomento caldo (l'acqua?) e fare dire la loro alla cibernaviganti, via mail, o con uno di quei programmi gratis che si trovano in rete.

M. Maspero

Commenti alla discussione su cosa....

Commenti alla discussione su cosa pubblicare

Alcune osservazioni che vorrei fossero messe nei commenti del blog:
Prima osservazione
Scusatemi, ma con tutto il rispetto per la sig.ra Brianza, non vedo quale patente di autorevolezza può avere per decidere di affibbiare un etichetta all'OV. Suvvia, allora anche il primo che passa per Venegono si sente in diritto di dire la sua sul blog. E non usiamo il termine "rimproverato" che non è il caso: di (falsi) maestri e maestrine ne abbiamo già abbastanza e, consentitemi, ne abbiamo abbastanza (nel senso che è ora che la smettano di salire in cattedra).
Seconda osservazione
Richiamata l'osservazione sul termine "rimproverato" (v. sopra) non vedo e francamente non capisco perchè un blog di Venegono non possa occcuparsi anche del resto del mondo. Sarà mai che le (limitate) menti dei politici locali ritengono che Venegono sia l'ombelico del mondo? Poffare, capisco l'orgoglio localistico, ma al di fuori dei confini del contado del Seprio esistono anche circa altri 5 miliardi di persone che avranno (?) qualche problema. Siamo seri e piantamola di dar retta a chi non vuole menti libere.
Terza considerazione, amara
I soliti soloni superficiali venegonesi NON leggono l'articolo su Vicenza, pensano, sbagliando, che sia pro sinistra, NON sanno chi ha firmato l'articolo (perchè non si informano) e partono in quarta a dire che bisogna occuparsi soloo di Venegono. Mi sembra che il problema sia loro e non dell'OV. Per cui rimettere l'articolo è doveroso, per rispetto dell'intelligenza di chi lo ha letto fino in fondo e ora non lo trova più. E' pacifico che in un paese libero c'è il diritto di critica, ma santo cielo!, almeno cerchiamo di non parlare a vanvera!
Una proposta: come per le medicine c'è il foglietto illustrativo per l'utilizzo, mettiamo sul blog le avvertenze d'uso..
"E' la stampa, baby, e tu non puoi farci niente". Altri tempi.

Bye, Mario