Prealpi servizi: piano industriale, aggregazione limitata all’acqua

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Le municipalizzate della provincia approvano il nuovo piano che prevede la possibilità di unirsi nel settore idrico

Prealpi servizi: piano industriale, aggregazione limitata all’acqua
Mercoledi 30 Gennaio 2008

Varese - L’assemblea dei soci di Prealpi Servizi ha aggiornato il piano industriale, e previsto la formulazione di nuovi patti parasociali. Che significa? La società, nata per essere una holding provinciale che riunisse le municipalizzate del territorio, ha approvato un piano che, contrariamente al passato, prevede esplicitamente l’aggregazione solo di un settore, quello idrico. Il piano prevede che i soci, ovvero le società di Varese, Gallarate, Busto Arsizio (Aspem, Amsc e Agesp), si uniranno in Prealpi Servizi, insieme anche a Sogeiva, la società che gestisce la depurazione delle acque della provincia. Dovranno però essere fatti una serie di passaggi tra cui le perizie su ciascuna azienda.
L’obiettivo è migliorare l’efficienza. Per quanto riguarda la tariffa, sarà l’autorità provinciale (Ato) a decidere quanto pagheremo in bolletta. Il nuovo piano d’ambito dell’acqua (sarà approvato in primavera) prevede investimenti per 460 milioni di euro e un innalzamento della tariffa, che entro 10 anni è destinata a passare da 0,85 centesimi per metro cubo a un massimo a 1,5 euro per metro cubo (è il costo medio previsto in Italia nel 2020).
Le municipalizzate varesotte restano disanti su altri settori di business: nel gas Busto e Gallarate hanno già sancito un’unione strategica , mentre Varese non è entrata. Nel settore igiene urbana, ognuno fa per se'.
E Venogeno Superiore, che fa?

Lombardia, apertura della Regione sull'acqua pubblica

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Lombardia,
apertura della Regione sull'acqua pubblica

di REDAZIONE

29/01/2008


"Possibili modifiche all'attuale legge", ha detto il vicepresidente del consiglio lombardo ai rappresentanti dei 132 comuni che chiedono un referendum per la gestione pubblica delle acque.

Il vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia, Enzo Lucchini (Fi) ha presieduto l'audizione di una ventina di sindaci dei Comuni che hanno promosso il referendum sulla legge sulla gestione delle acque. All'incontro hanno partecipato anche il vicepresidente Marco Cipriano, numerosi capigruppo consiliari e presidenti di Commissione. E' intervenuto anche l'assessore regionale alle risorse idriche Massimo Buscemi.

Il coordinatore della delegazione di sindaci, Giovanni Cocciro (assessore del Comune di Cologno Monzese), ha riferito che i Comuni che chiedono modifiche alla legge regionale sono 132 e che il comitato ''Acqua bene comune'' rinnova la richiesta di un pronunciamento del Consiglio regionale sull'ammissibilita' del referendum.

Il vicepresidente Lucchini ha detto che il Consiglio regionale e' disponile a un confronto, ''come dimostrato dall'audizione in corso e come indicato nella richiesta del comitato refrendario, nella prospettiva -ha aggiunto- di verificare la possibilita' di modificare la legge onde evitare l'oneroso referendum''

Martedì 29 Gennaio, ore 9.30 a MILANO

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Martedì 29 Gennaio, ore 9.30
MILANO (MI), Sit-in



Martedì mattina, 29 gennaio 2008, il Consiglio regionale discute l’ammissibilità del referendum abrogativo della Legge 18, che obbliga i Comuni a privatizzare i propri servizi idrici, referendum richiesto da ben 117 Consigli comunali della Lombardia.

Il Comitato Milanese Acqua chiama tutti a un
Presidio

davanti alla Regione Lombardia
via Fabio Filzi 22
martedì 29 gennaio, ore 9:30

Venite in tanti !

Si tratta di un appuntamento molto importante nella vertenza acqua in Lombardia. C’è infatti il rischio che la maggioranza respinga il Referendum adducendo cavilli legali. Solo con una forte presenza di cittadini, movimenti, associazioni, sindacati, oltre ai Sindaci referendari, potremo "condizionare" il voto in Consiglio.

E’ importante che fin da ora ogni Comitato locale sensibilizzi i propri aderenti e i Comuni del territorio (sia quelli che hanno votato il Referendum che tutti gli altri) a partecipare al presidio, con striscioni, megafoni, gonfaloni, Sindaci in fascia tricolore.

Comitato Milanese Acqua

VOGLIAMO IL REFERENDUM

29 gennaio 2008 : dopo molti rinvii, il Consiglio della Regione Lombardia discute e vota l’ammissibilità di un referendum abrogativo di alcuni articoli della Legge regionale n.18/2006 che obbliga tutti i Comuni lombardi a consegnare ai privati i propri servizi idrici.

Il referendum è stato proposto, sulla base dello statuto della Regione, dai Consigli comunali di ben 117 Comuni lombardi (ne sarebbero bastati 50), che hanno deliberato la necessità di abrogare i principi base della legge:

1. l’obbligo per gli ATO (ambiti territoriali ottimali: formati in genere da diversi comuni, per la gestione del ciclo dell%u2019acqua) di mettere a gara l’affidamento dei servizi idrici, quindi di fatto di privatizzare;

2. l’obbligo di separare gestione ed erogazione, come se l’erogazione dell’acqua fosse una funzione separata dalla gestione del servizio idrico;

3. la possibilità di cedere ai privati parte della proprietà delle strutture (reti, impianti).

La richiesta di referendum abrogativo da parte dei Comuni interviene peraltro in un contesto nazionale in cui:

più di 400.000 firme hanno sostenuto la legge di iniziativa popolare per la difesa dell%u2019acqua pubblica in Italia;

il Governo ha impugnato, per motivi di incostituzionalità, la legge della Regione Lombardia;

il Governo ha altresì votato una moratoria di un anno, fino a dicembre 2008, che impedisce di cedere l%u2019acqua a delle SpA.

La Regione Lombardia vede dunque bloccata la sua iniziativa, tesa ad affrettare la privatizzazione dei servizi idrici per mettere tutti, Governo compreso, davanti al fatto compiuto. Adesso il Consiglio regionale dovrà discutere l’ammissibilità del referendum e ci auguriamo che nella decisione non intervengano logiche di maggioranze politiche, magari avvalendosi di cavilli tecnici, poiché equivarrebbe a negare l’istituto del referendum, e soprattutto a negare ai cittadini il diritto di esprimere le proprie scelte.

Portare acqua potabile nei rubinetti delle case dei cittadini è stata e resta una delle grandi missioni pubbliche della politica. Il principio che l’acqua è un bene comune dalla cui potabilità dipende la vita e la salute di tutta la comunità, e che pertanto va garantito a tutti, ha segnato profondamente il cammino di civilizzazione della nostra società e non può essere demandato alla speculazione privata, né svenduto ad interessi di parte politica.

La richiesta di referendum abrogativo, da parte di 117 Consigli comunali, rientra perfettamente in questa linea: intende rendere la cittadinanza consapevole delle sorti che la politica riserva al servizio idrico e portarla ad esprimersi su queste grandi opzioni.

Chiediamo che il Consiglio Regionale rispetti la volontà espressa dai 117 Consigli comunali che, a nome della cittadinanza, hanno deliberato la richiesta di referendum abrogativo, in piena autonomia dai partiti e in modo trasversale a tutte le opinioni politiche. È una grande prova di democrazia che non può essere umiliata né da tortuosi cavilli mai sollevati prima d’ora, né da arroganti colpi di maggioranza.

Il Consiglio regionale ha il dovere di rispettare le leggi e le volontà popolari, vale a dire:

votare la palese legittimità del quesito referendario;

rispettare la moratoria in atto nel paese e fermare ogni affidamento a SpA.

Comitato lombardo acqua pubblica - Comitato milanese acqua %u2013 Forum italiano dei movimenti dell%u2019acqua - Contratto mondiale sull%u2019acqua

Davide contro Golia Rassicura Ferrarelle che la diffida

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Davide contro Golia
Rassicura Ferrarelle che la diffida
di Miriam Giovanzana

Consumare acqua in bottiglia, se l�acqua che sgorga dal rubinetto � di ottima qualit�, � un controsenso: costa di pi�, contribuisce al riscaldamento globale della terra (con i camion che la trasportano e la montagna di plastica che produce: circa 9 miliardi di bottiglie ogni anno in Italia), � pi� scomoda.
Ma, a quanto pare, non si pu� dire. O meglio non si pu� dire che ridurre il ricorso all�acqua in bottiglia � una buona cosa per tutti.
All�inizio di agosto infatti Ferrarelle, uno dei colossi del settore, il quarto gruppo in Italia, ci ha fatto scrivere dai suoi avvocati, diffidandoci dal continuare. Ferrarelle si sente sotto ingiusto attacco e danneggiata perch�, nei nostri articoli, abbiamo associato l�immagine di due suoi prodotti (l�acqua Boario e Vitasnella) allo slogan: �Mettetela fuorilegge. La pubblicit�, non l�acqua in bottiglia�.
Cos� ci diffida
- alla immediata cessazione della divulgazione dei suindicati articoli e delle suindicate immagini, quantomeno con riferimento ai marchi/prodotti del gruppo Ferrarelle Spa;
- alla immediata pubblicazione sul prossimo numero della rivista e sul sito internet di un comunicato di smentita circa lo specifico riferimento della opinione espressa con i suindicati articoli, ai singoli marchi/prodotti raffigurati di propriet� e comunque di pertinenza della Ferrarelle Spa;
- a non pubblicare ulteriormente articoli e/o immagini che possano ledere la reputazione commerciale della Ferrarelle Spa.

Vorremmo rassicurare Ferrarelle: la nostra �campagna di idee� non � contro di loro n� ha per oggetto i loro marchi; quello che ci interessa, come giornalisti e come cittadini, � indagare il mercato delle acque minerali e come sia stato possibile convincere gli italiani a diventare i maggiori consumatori al mondo di acqua minerale.
Ferrarelle si lamenta: �Con i suindicati numeri della Rivista � iniziato un vero e proprio �accanimento� da parte della Rivista, esclusivamente nei confronti di due marchi del �gruppo� Ferrarelle Spa (Boario e Vitasnella) e di due del gruppo Nestl� (Vera e Panna)�.
Nessun accanimento: l�immagine delle bottiglie in questione, come desume ogni lettore che non sia in malafede, era assolutamente esemplificativa: un particolare per dire il tutto del mercato.
Come figura retorica si chiama sineddoche. Comunque, per evitare ogni equivoco e ogni interpretazione maliziosa, al posto delle 4 bottiglie e dei 4 marchi abbiamo messo, ed � quello che vedete da qualche giorno sul nostro sito, tutte le bottiglie e i marchi che ci � stato possibile rintracciare nei supermercati di Milano vicini alla redazione.

Ma perch� prendersela con Altreconomia?
�La condotta posta in essere dall�Editore e dalla Direzione della Rivista �scrivono gli avvocati di Ferrarelle- costituisce una chiara e temeraria violazione dei limiti �ben circoscritti- posti al diritto di critica�.

Ecco, questa forse � la posta in gioco: abbiamo semplicemente fatto il nostro dovere di giornalisti, e non � una colpa ma semmai un merito quello di citare i fatti e i protagonisti con nomi e cognomi; certo, siamo ben consci che spesso siamo dei Davide di fronte ad aziende plenipotenziarie, ma questo non ci dissuade dall�avere il coraggio (noi preferiremmo dire semplicemente: la responsabilit�) di chiamare le cose con il loro nome. � questo �andare oltre il diritto di critica�?
A meno che l�andare oltre sia quell�immaginare il futuro, quel riflettere insieme sulle scelte individuali e collettive, anche sulle regole, che una comunit� si d� per vivere insieme. Ecco, s�: forse quello che per qualcuno � inaccettabile � quest�idea che, per difendere l�ambiente e il bene di un�acqua che sgorga direttamente nelle nostre case, senza fatica e con bassi costi, si possa arrivare anche a immaginare di normare la pubblicit�. A metterla fuori legge.
Come abbiamo gi� scritto, esistono diversi casi di regolamentazione della pubblicit�: � vietato fare pubblicit� alle sigarette, alla maggior parte dei farmaci, e in decine e decine di Paesi, Italia compresa, � vietato pubblicizzare in ogni forma (anche su riviste mediche, anche sponsorizzando congressi) il latte artificiale per la prima infanzia, che pure era nato come un salvavita: questo perch�, negli anni Sessanta, la massiccia pubblicit� di questo prodotto aveva quasi invertito a suo favore la tendenza naturale dell�allattamento al seno.
Ecco, questo � il tab� che rischia di scatenare le ire dei mercanti d�acqua: si pu� dire tutto, ma non immaginare un futuro senza pubblicit� dell�acqua. Perch� cos�, � chiaro, la partita sarebbe persa. Senza pubblicit� i consumi di acqua minerale si contrarrebbero, e resterebbero alti solo l� dove il servizio pubblico fosse inefficiente. O dove, per particolari motivi di salute, le acque minerali fossero indicate. O, semplicemente, per chi volesse berla.

Pensavamo che i giornali italiani non avrebbero mai pubblicato nulla di critico sulle acque minerali, visto che gli imbottigliatori sono tra i pi� grandi investitori pubblicitari del momento; e invece l�impensabile in questi mesi � accaduto: il sindaco di New York, Bloomberg, ha detto in luglio: �L�acqua? Bevete quella del rubinetto. � sicura, gradevole, pulita, costa meno di quella imbottigliata, � pi� pratica. E soprattutto: permette di risparmiare e ridurre la produzione di montagne di vetro e di plastica�.
(http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2007/07_Luglio/11/bottigliette_ny_giornale.shtml).

Il Corriere della sera e Repubblica hanno ripreso le dichiarazioni di Bloomberg e dedicato diverse pagine al tema; il caso di Gualdo Tadino e della sua piccola popolazione che si oppone a un nuovo stabilimento della Rocchetta (che abbiamo raccontato sul numero di febbraio di Altreconomia) � finito in prima serata al Tg1. Segno che i giornalisti e anche le grandi testate possono, se vogliono, non essere supini agli interessi dei loro inserzionisti.
La campagna �Imbrocchiamola� (www.imbrocchiamola.org) per chiedere al ristorante e in pizzeria l�acqua in brocca, � un�idea che � piaciuta a tanti ed � stata ripresa in centinaia di siti e rilanciata da stampa e radio nazionali.
E a Marghera, all�inizio di settembre, davanti ai ministri Mussi, Ferrero e Pecoraro Scanio abbiamo raccontato tutto ci�, e la possibilit� di pensare a una �Pubblicit� Progresso� a favore dell�acqua del rubinetto. Hanno alzato gli occhi, interessati.
Per questo continuiamo, perch� non accada come nelle zone d�Italia dove l�acqua pubblica non � buona, oppure semplicemente non c��, che la gente si rassegni a comperare l�acqua in bottiglia. Noi preferiamo pensare che avere acqua potabile di buona qualit� sia un diritto. Di tutti.

Se siete d�accordo con noi, ora pi� che mai firmate il nostro appello e lasciate un commento
(www.altreconomia.it/acqua)