Acqua, la Corte Costituzionale ha detto sì ai referendum- di Luca Martinelli

Segnalato da FabioNews

Due dei tre quesiti hanno passato il vaglio della Consulta

La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili 2 dei tre quesiti referendari contro la privatizzazione dell'acqua promossi dal Comitato promotore referendario.

Paolo Carsetti, segretario del Forum italiano dei movimenti per l'acqua e del Comitato promotore spiega che "l'interpretazione della Corte conferma la nostra impostazione sull'abrogazione totale del decreto Ronchi (l. 166/2009). A breve arriverà la comunicazione ufficiale della Corte, per bloccare ogni tipo di speculazione".
 
È attesa invece entro febbraio la sentenza, nella quale la Corte chiarirà le motivazioni che hanno spinto invece a bocciare il secondo dei tre quesiti referendari, quello che chiedeva l'abrogazione dell'articolo 150 del Testo unico dell'ambiente (152/2006) in merito all'affidamento del servizio escludendo le società per azioni, società di capitali: "Crediamo che ciò sia dovuto al fatto che la disciplina sia stata modificata, con l'approvazione dei decreti attuativi del decreto Ronchi, in una data successiva rispetto alla presentazione dei nostri quesiti referendari", spiega Carsetti.

In mattinata (del 12 gennaio, ndr) si è tenuta la Camera di consiglio della Corte, durata circa due ore, che ha visto gli interventi di quanti avevano depositato memorie ad adiuvandum, ovvero a favore dei tre quesiti (l'avvocato Luciani per il Comitato promotore; i professori Ugo Mattei, Alberto Lucarelli e l'avvocato Franzo Grande Stevens per il Comitato Siacquapubblica; Pietro Adami per i Giuristi Democratici) e ad opponendun, ovvero contro (Antonio Tallarida per l'Avvocatura di Stato; Tommaso Edoardo Frosini e Giovanni Pitruzzella per il Comitato Acqualiberatutti; Tommaso Edoardo Frosini per Fare Ambiente; Federico Sorrentino per l'Associazione nazionale fra gli industriali degli acquedotti, Anfida). Le considerazioni poste da coloro che si opponevano all'ammissione dei tre referendum non hanno saputo "conquistare" i giudici della Corte Costituzionale. Dalle "memorie" presentate si evince, ad esempio, l'affermazione che il decreto Ronchi non era abrogabile (come chiede il primo quesito) perché norma comunitaria, il che è un falso. Un'altra opposizione poneva l'accento sul fatto che la campagna informativa del Comitato promotore era falsata, perché "eterogenea" rispetto all'oggetto del referendum. Il decreto, infatti, fa riferimento a una pluralità di servizi pubblici locali.

"La relazione più efficace è stata fatta da Sorrentino, per conto della Anfida, l'Associazione nazionale fra gli industriali degli acquedotti in seno Confindustria -spiega Carsetti-. Le altre erano molto deboli". La Corte Costituzionale ha infine bocciato il quesito referendario sull'acqua promosso dal partito dell'Italia dei Valori. In un comunicato stampa, il Comitato promotore ha evidenziato i prossimi passi in vista del voto, atteso per la primavera: "Il Comitato Promotore oggi più che mai esige un immediato provvedimento di moratoria sulle scadenze del Decreto Ronchi e sull'abrogazione degli Ambiti territoriali ottimali, un necessario atto di democrazia perché a decidere sull'acqua siano davvero gli italiani. Il Comitato Promotore attiverà tutti i contatti istituzionali necessari per chiedere che la data del voto referendario coincida con quella delle elezioni amministrative della prossima primavera".

L’acqua e i veleni - di Concita De Gregorio

L’acqua e i veleni
Ho visto un bellissimo film: «Anche la pioggia» di Iciar Bollain, la regista autrice di «Ti do i miei occhi», opera che mi auguro abbiate amato in molti. È candidato a rappresentare la Spagna agli Oscar, un temibile avversario per il nostro «La prima cosa bella», uscirà presto in Italia. Ve ne parlo oggi perchè uscendo dalla sala ho molto pensato a quanto poco i giornali e le tv nazionali parlino della grande battaglia contro la privatizzazione dell’acqua, uno di quei temi che mobilitano grandi passioni soprattutto giovanili  si tratta del futuro, del resto  e che sono trattati in genere, invece, come quelle campagne di certi estremisti che si ritovano sul web a protestare, inascoltati dalla politica e ignorati dai grandi mezzi di informazione. È di acqua che parla, anche, il film di Iciar Bollain. Della grande rivolta contro la privatizzazione dell’acqua in Bolivia  anche l’acqua della pioggia, anche su quella il governo ha preteso un dazio  mentre racconta di un film che una troupe spagnola sta girando su Colombo, la conquista delle Indie, Bartolomeo de las Casas. Mentre gli attori il produttore il regista girano una storia di 600 anni fa, si trovano ad osservare, per le strade di Cochabamba, le stesse dinamiche, gli stessi soprusi ai danni degli indios, le stesse parole in bocca a moderni rivoltosi che pretendono solo di continuare a vivere nella loro terra senza morire per riverire l’invasore. Ieri la Spagna, oggi le leggi dell’economia americana. Ve ne parlo perchè la battaglia per l’acqua pubblica è uno di quei segni del tempo che passano inosservati e sono invece grandi trasformazioni epocali destinate a modificare il destino dei popoli, delle generazioni a venire.

Oggi non è di acqua ma di federalismo che si discute. Discutere è un concetto forte: diciamo che la maggioranza degli italiani subisce senza sapere una trasformazione di cui non conosce connotati e conseguenze. È la Lega che mena la danza. Da anni ripete che il federalismo è il futuro del paese, la chiave per chiudere col passato, è la strada per andare avanti anziché tornare indietro. Il federalismo fiscale, antipasto di quello più ampio che dovrebbe seguire a ruota, sta dettando l’agenda politica del paese e del governo. Senza federalismo niente Unità d’Italia. Senza federalismo cade il governo. Senza federalismo si va alle urne. È una patacca, ma che volete che sia? L’importante è avere un argomento per vincere le elezioni, uno scalpo da mostrare in campagna elettorale. Quella che sta per arrivare. Perché il disegno della Lega è chiaro: prendere il federalismo, andare alle urne, fare il pieno di voti e puntare su un cavallo più verde che azzurro: Tremonti, ad esempio. È il sogno di Bossi ma anche l’incubo di Berlusconi, sulla cui testa si addensano nubi minacciose, come quella che uscirà giovedì dal palazzo della Consulta. Incubi e sospetti, veleni e coltelli (vedi lo splendido duello Feltri-Sallusti). Eccola l’agenda politica del presidente del Consiglio: non risolvere i guai del paese, ma difendere la poltrona più alta. E il federalismo? Sarà un disastro ma facciamo silenzio, non diciamolo a nessuno. Lasciamo che sia il popolo del web ad accorgersene.

Vi stanno togliendo l’acqua, e moltissimo di più.