Troppi costretti a far la coda per l'acqua. E siamo nel 2010 - di Rachele Gonnellitutti



Tro
ppi costretti
a far la coda per l'acqua.
E siamo nel 2010

di Rachele Gonnellitutti

22 marzo 2010

In Nigeria migliaia di persone si sono messe in fila al Wuse Market di Abuja, il bazar cittadino, per partecipare alla «Più grande coda del mondo per la toilette». Lo stesso faranno altri oggi a Port Harcourt, sempre in Nigeria. Si tratta di manifestazioni silenziose, con la gente in colonna per uno. Ce ne saranno centinaia del genere, collegate tramite un sito web sponsorizzato dall'Unicef, in 55 Paesi, ovunque sono sorti gruppi che intendono segnalare così che l'acqua non è solo quella che si beve, ha a che fare con la dignità delle persone, con l'igiene, la diffusione delle malattie, l'inquinamento. E alla fine con la morte di 4 mila bambini ogni anno, per dissenteria, sete o comunque per non aver avuto sufficiente acqua di buona qualità e cibo. Perché anche per produrre zucchine e manioca serve acqua.

Tutto ciò che si trasforma e si deve diluire ne ha bisogno. E quindi si può convertire in acqua: un chilo di riso vale 4.500 litri di pioggia o irrigazione, una pentola di alluminio almeno 100 mila litri, lavare i piatti a mano in una casa occidentale: 20 litri, in lavapiatti il doppio, tirare lo sciacquone: 10 litri. Nel frattempo ogni 17 secondi nel mondo degli assetati un bambino muore. Ci sono ancora 884 milioni di abitanti del Pianeta senza accesso all’acqua potabile. Di più. Il 39 percento dell'umanità non ha a disposizione un servizio fognario adeguato (2,7 miliardi di esseri umani). Senza igiene muoiono 5 milioni di persone ogni anno, di cui 1 milione e 800 mila bambini, 4.900 al giorno. In otto mesi quanto tutti i bambini d'Italia, ha calcolato il Cipsi, consorzio di ong e associazioni che aderisce al Forum sull'acqua pubblica e proprio oggi avvia una raccolta di fondi via Sms per progetti in 15 Paesi di 3 continenti. Non avere fognature e bagni significa anche che nei paesi in via di sviluppo il 90 percento delle acque di scarico sono riversate direttamente nei fiumi e quindi, oltre ad ammalare le popolazioni che attingono a valle, si inquinano bacini e falde acquifere, mari costieri, laghi.

Dare uno sbocco pulito alla fila per il bagno del mondo è davvero impellente. Anche perchè dopo anni di miglioramenti - si legge nel rapporto 2010 dell’Organizzazione mondiale della sanità - si sta assistendo ad un peggioramento della situazione nelle aree urbane dei Paesi poveri. Il fenomeno che per imbarazzo chiameremo in inglese «open defecation», cioè arrangiarsi all’aperto, è diminuito dal 25 al 17 percento tra il 1990 e il 2008 e ormai si concentra nell’Asia meridionale e l’Africa Sub Sahariana. L’84 percento di chi lo fa - in tutto oltre un miliardo di individui - vive in aree rurali. Recentemente però l’Oms registra un incremento del 4 percento nelle città, a causa dell’assembramento caotico frutto dell’urbanizzazione di massa. Le persone fuggono dalla povertà e dall’assenza di servizi delle campagne e si riversano negli slum o baraccopoli, dove trovano ancora meno fognature e condotte idriche.

Ill sottotitolo della Giornata mondiale dell'acqua di oggi mette l’accento sulla sua qualità. Preoccupa che l'anno 2009 abbia registrato un calo massiccio delle precipitazioni, allarmano le alluvioni e le piogge torrenziali di quest’anno. Ma a preoccupare ancora di più è la contaminazione delle riserve idriche di cui ancora disponiamo. Sia per effetto degli inquinamenti umani e industriali, sia per colpa degli sprechi. Le acque sotterranee, di qualità più alta, dovrebbero essere usate solo per usi alimentari. Poi ci sono le acque dolci di superficie, laghi e fiumi, che depurate sono potabili, e così via verso quelle grige e nere. Come dice il poeta e filosofo della scienza Gaston Bachelard L'eau coule toujours, l'eau tombe toujours, elle finit toujours en sa mort horizontale. La morte dell'acqua è infinita. Ma la risorsa, abbiamo scoperto, non lo è. Tra un mese esatto Unicef e Oms faranno il punto della situazione.

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